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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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In ricordo di Franco Serantini

In ricordo di Franco Serantini

Sono trascorsi 46 anni dalla morte di Franco Serantini, anzi dalla sua tragica uccisione. Possiamo parlare di una memoria condivisa?

Se per condivisione intendiamo una lettura revisionista degli anni Sessanta e Settanta, preferiamo allora un ricordo di minoranza, non minoritario, un ricordo di quanti vogliono leggere la storia recente e passata con occhio critico, analisi delle fonti e contestualizzazione dei fatti avvenuti ma senza abiure o letture di comodo. Ricordiamo quando a Milano un sindaco pose la lapide in ricordo di Pinelli contrapponendosi a quella affissa dai movimenti negli anni Settanta, oggi capita di ricordare Serantini in ambiti politici e culturali assai più conservatori dei moderati di 50 anni fa.

Serantini ricorda a molti la loro gioventù, noi preferiremmo ricordarlo come un giovane anarchico generoso disposto a sacrificare la sua vita per ideali e pratiche sociali, vittima della violenza poliziesca e di un sistema carcerario che a distanza di tanti anni continua a nascondere condizioni disumane, lunghe pene per reati di poco conto, istituti penitenziari vecchi e fatiscenti che nulla hanno da invidiare al terzo mondo.

Il ricordo dell'omicidio di Franco Serantini ricorda che l'antifascismo (per quanto ne dica qualche filosofo all'ultimo grido) odierno si traduce in pratiche contro razzismo, disuguaglianze e xenofobia che non sono nel Dna solo dei gruppetti di estrema destra ma anche di partiti presenti in Parlamento, nei corsivi di giornalisti di importanti testate o nei testi di storia di recente pubblicazione tra omissioni e letture alquanto parziali.

Il ricordo di Franco, a cui tante amministrazioni cosiddette di sinistra non hanno mai voluto intitolare la Piazza S. Silvestro, affonda le sue radici nella pratica quotidiana contro le ingiustizie sociali, l'odio per gli ultimi alimentato da chi invoca case popolari e lavoro per gli italiani ma poi in Parlamento vota tutte le leggi che precarizzano le nostre esistenze e invece di sostenere l'edilizia popolare investono nel commercio di armi.

Il ricordo di Franco Serantini è un ricordo militante all'insegna del conflitto.

Redazione pisana di Lotta Continua

 

Licenziare per i profitti? È possibile e "lecito"
Mi riconosci? Sono un professionista dei beni cult...
 

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