Prima le spese militari… poi forse gli italiani, dimenticando tutti gli altri

 I governi cambiano ma le spese per la guerra tagliano fondi ai salari, alla istruzione, alla sanità e allo stato sociale

Aspettiamo con ansia (?) una dichiarazione del sedicente paladino dei diseredati italici nonché attuale viceministro Matteo Salvini in merito alla richiesta di aumento delle spese militari italiane da portare addirittura al 4% del Pil rispetto all’1.15% attuale. La richiesta è stata fatta da Trump alla riunione Nato di Bruxelles.

Paesi come la Grecia, costretti a tagli occupazionali e salariali nonché a massicce privatizzazioni, hanno accresciuto le spese militari quando intere regioni del Paese e ampi settori sociali sono al di sotto della soglia di povertà. Pagamento del debito, sudditanza economica e militarizzazione del paese sono figlie della stessa politica che aggredisce i diritti sociali.
Dopo aver abusato dello slogan “prima gli italiani” in campagna elettorale, irriso e svilito le manifestazioni delle magliette rosse contro le morti dei profughi nel Mediterraneo; dopo aver pubblicato post che strumentalizzavano i nostri terremotati ci aspettiamo, per coerenza e rispetto verso questi ultimi, che l'uomo delle Ruspe smentisca quanto prima che l'Italia non aumenterà le spese militari da 70 a 100 milioni di euro al giorno  in virtu' degli impegni assunti dal "nostro" governo in sede Nato. Ci aspettiamo che il mancato aumento delle spese militari consenta proprio alle zone terremotate di avere nuovi fondi da destinare alla ricostruzione dei paesi distrutti e dopo anni di chiacchere ancora ridotti a cumuli di macerie e che anzi destinerà il mancato aumento alla ricostruzione delle zone terremotate.
Allora vengono prima gli italiani o le spese militari?