Viadotto Morandi: imperizia o fatalità?

Genova 14 Agosto 2018,

crolla il Viadotto Morandi, progettato da colui che ha dato poi il nome al ponte stesso,  costruito in quattro anni, fra il 1963 e il 1967, dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua, ed anche per questo è noto come il ponte delle condotte

Diceva un vecchio professore di cemento armato “ Esiste un santo per le strutture, e il santo oggi ha fatto crollare una  torre, la più lontana dalle abitazioni, per fortuna». Inutile dire, che se bisogna “affidarsi” ai santi e non alla affidabilità delle costruzioni, un problema serio in questo Paese esiste.

Vari esperti sono stati interpellati riguardo il crollo del Ponte Morandi, professori ordinari di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia, ingegneri architetti di fama. In  molti ritengono di poter escludere cause idrauliche: "Non è colpa del fiume, nel senso che la pila non è stata scalzata. Il crollo del Ponte Morandi non è dovuto all’erosione o a una ragione idraulica. Costruire in quel modo il ponte era l’unico modo per passare in quota, a un’altezza di 50 metri, su un fiume che è largo 100 metri per evitare di mettere i piloni in mezzo al fiume. Un fiume che nel 1970 esondò e fece un sacco di morti. Dice l’accademico Renzo Rosso ai microfoni del fatto quotidiano.

 Fino a pochi giorni fa il primo tratto, quello rimasto in piedi, era chiuso per "manutenzione e consolidamento". Sono stati diversi gli interventi su una infrastruttura datata (terminata a fine anni 60) e trafficatissima, visto che si tratta della via d'accesso principale da Nord (chi scende in Riviera da Milano, per esempio, passa da lì) e cruciale anche per il porto e in direzione Francia

 Si ripropone il problema della manutenzione degli investimenti da destinare alle grandi opere. L’Italia per la manutenzione delle strade e la messa in sicurezza spende 5 volte in meno di quanto dovrebbe,  2 miliardi  e mezzo l’anno servirebbero e la spesa è della metà,  nonostante l’invecchiamento progressivo delle nostre grandi infrastrutture che risalgano agi anni del boom, gli investimenti sono più sbilanciati sulla sicurezza a discapito delle infrastrutture. Inoltre  lentezze, ritardi, lungaggini burocratiche complicano le procedure per i finanziamenti di opere pubbliche. Conflitti tra enti locali e corruzione rallentano i processi di manutenzione. 61mila sono  i ponti e i viadotti in Italia da gestire. Il contratto di programma 2016-2020 per la manutenzione straordinaria prevede finanziamenti di 10 miliardi ma finora sono solo sulla carta.

Nel frattempo sollecitazioni di vario tipo, sismiche, atmosferiche, meccaniche (Il calcestruzzo viene  sottoposto a erosione per la presenza di cloruri e solfati presenti nell’atmosfera che raggiungono il ferro al suo interno che si ossida) affaticano le strutture, opere datate 50-60 anni fa che andrebbero rinforzate  o demolite  e sostituite. Occorre un programma d’intervento a lunga scadenza. nonostante probabilmente anni di manutenzioni per cui l’Italia arriva a spendere quasi l’80% del costo di costruzione iniziale.

 Oggi  in ambito sindacale si chiedono interventi urgenti attraverso comunicati stampa,  da una parte il cordoglio, dall’altra la richiesta di  interventi urgenti. Non è solo il momento del cordoglio però, ma è anche  l’ occasione per ripetere  che la politica di austerità  in questi anni ha prodotto tagli alla protezione  civile,  ai vigili del fuoco,  alle  assunzioni di personale tecnico specializzato,  tagli  alle analisi tecniche di controllo e di monitoraggio. Non possiamo dimenticare che per anni si è raschiato il fondo del barile proprio  nel  tempo dei grandi disastri,  e questo  dimostra che non  c’è stato un oculato utilizzo dei soldi e che ciò abbia determinato  un aumento di infortuni e di  morti. Tale sottovalutazione dei problemi produce effetti che esplodono inevitabilmente con così tanta veemenza.

Toppe su toppe si sono messe su  opere come il gigante dell’ ingegneria moderna, il viadotto Morandi minato dal tempo da problemi strutturali e da cedimenti. Perchè non si fa una  radiografia del rischio una diagnosi scientifica puntuale dello stato di salute di queste infrastrutture?

IL ponte non crollerà non risultava pericolante i lavori non risultavano urgenti da un lato e dall’altro si facevano ipotesi di eventuale abbattimenti. Ebbene no,

crollate le pile,  i cui lavori di consolidamento non risultavano urgenti e dunque  previste per 2019.  crollo inspiegabile dichiara ASPI autostrade per l’Italia.  Tecnologia fallimentare o errate valutazioni?

Questo del viadotto Morandi è l’ultimo di un elenco di crolli dovuti a cedimenti strutturali

9/03/2017 sulla A14 Adriatica crolla  un ponte e sotto un ponte provvisorio,  2 morti

28/10 /2016 sulla Provinciale in Brianza cavalcavia  crolla al passaggio di un tir e schiaccia un auto, un morto

18/04/2017 crollo di viadotto provinciale di Cuneo, salvi per miracolo

10/04/15 cade un pilone sull’autostrada A19 Palermo Catania

Sulla Palermo Agrigento crolla viadotto inaugurato 10 giorni prima, nessuna vittima

Liguria  2018 nubifragio fa crollare un ponte a Carasco,  due morti

Raccontano di immagini che riportano alla memoria scene di guerra morte e distruzione.

 Non è stata una bomba, non è colpa del fiume o di un fulmine o una fatalità, ma una guerra comunque appare verosimile, quella a cui assistiamo increduli e inermi, una guerra i cui responsabili non sono le armi canoniche ma quelle comunque criminali della  irresponsabilità, dell’incompetenza, dell’ignominia e dell’imperizia o forse chissà di un certo fatalismo, che produce effetti simili ad una guerra, miete vittime innocenti, silenziosa invisibile asservita ad affarismi e priva di controlli e interventi veri e  risolutivi. Certo non è una guerra in senso tale ma è comunque l’effetto di un sistema che sta sbriciolando un paese che si piega sotto i nostri occhi

Non è una guerra questa  ma una battaglia, forse quella  persa, durata decenni, per il mancato intervento, quella inflitta dalla cialtroneria criminale dei nostri tempi

Pubblicato da Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa