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giovedì, 26 Settembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Per Mauro

Evi­den­te­men­te ave­va­no deci­so di fare sul serio. Nel­le fab­bri­che del nord Lot­ta Con­ti­nua era for­te abba­stan­za, insie­me agli stu­den­ti e agli ope­rai meri­dio­na­li occu­pa­va scuo­le e uni­ver­si­tà e pen­sa­va che fos­se giun­to il momen­to di fare seria­men­te la rivo­lu­zio­ne. Ma al sud, le fab­bri­che era­no poche e a Paler­mo, per “raf­for­za­re il par­ti­to e pren­der­si la cit­tà”, quel­li del­la segre­te­ria deci­se­ro di invia­re Mau­ro appro­fit­tan­do dell’occasione che padre Pin­ta­cu­da offri­va al suo col­le­ga socio­lo­go di ave­re un con­trat­to in uni­ver­si­tà. L’idea piac­que subi­to a quel­la par­te di noi, mili­tan­ti paler­mi­ta­ni di LC, che ave­va­no temu­to con que­sta sto­ria del par­ti­to che fos­se arri­va­to il momen­to di diven­ta­re come gli altri, come quel­li di Avan­guar­dia Ope­ra­ia e del Mani­fe­sto: bra­vi e seri com­pa­gni, mol­to “intel­let­tua­li comu­ni­sti”, ma cer­ta­men­te un po’ noio­si. Mi ricor­do anco­ra del­le cri­ti­che seve­re quan­do sul gior­na­le dedi­cam­mo un pez­zo a Jimi Hen­drix che era mor­to di over­do­se: il tito­lo, scrit­to da Mau­ro, dice­va “suo­na­va da dio lo han­no ucci­so i padro­ni”. Noi di LC ama­va­mo la cul­tu­ra beat­nik, gli hip­pies e i figli dei fio­ri ci era­no mol­to sim­pa­ti­ci. Maga­ri non avreb­be­ro fat­to la rivo­lu­zio­ne ma vuoi met­ter il pia­ce­re di can­ta­re Dylan e i Doors (o Ivan del­la Mea e le nostre can­zo­ni rivo­lu­zio­na­rie) a squar­cia­go­la, com­pli­ce qual­che bic­chie­re di vinac­cio e qual­che spi­nel­lo fur­ti­vo e di incon­trar­si con il vario­pin­to mon­do gio­va­ni­le del­la cit­tà, fuo­ri da ogni ideo­lo­gia, sui pra­ti di Vil­la Sper­lin­ga pron­ti a lan­cia­re la pri­ma cam­pa­gna con­tro l’eroina?

Mau­ro ave­va fama già con­so­li­da­ta di anti­con­for­mi­sta, i com­pa­gni del­la segre­te­ria lo ave­va­no man­da­to a Paler­mo un po’ per punir­lo, un po’ per­ché la sua capa­ci­tà comu­ni­ca­ti­va era immen­sa, affa­sci­na­va tut­ti, ope­rai e alto bor­ghe­si. La pri­ma cosa che fece fu subi­to coe­ren­te con la voglia, che mai lo abban­do­ne­rà, di cer­ca­re per sé e per gli altri vite più feli­ci. Scel­se una casa tra i giar­di­ni del­la pia­na dei Col­li, tra zaga­re e gel­so­mi­ni. Ci fu subi­to (a me, a Mario, a Vin­ci­no) mol­to sim­pa­ti­co anche per­ché un segre­ta­rio che suo­nas­se la chi­tar­ra non ce lo aspet­ta­va­mo. E accet­tam­mo con lui di pro­va­re a diven­ta­re un par­ti­to. Nel­la sede mol­to ambi­zio­sa di piaz­zet­ta Spe­cia­le leg­ge­va­mo e com­men­ta­va­mo qual­co­sa che si chia­ma­va il Cate­chi­smo dei Comu­ni­sti. Ma non durò mol­to sce­gliem­mo piut­to­sto l’intervento in fab­bri­ca, ai can­tie­ri Nava­li, il volan­ti­nag­gio allo Zen, e la pro­pa­gan­da davan­ti alle scuo­le. Lì c’era il soli­to pro­ble­ma dei pic­chia­to­ri fasci­sti: le pren­de­va­mo qua­si sem­pre e deci­dem­mo allo­ra di orga­niz­za­re una denun­cia pub­bli­ca; ricor­ren­do agli archi­vi del L’Ora più che alla con­tro­in­for­ma­zio­ne, stam­pam­mo un libret­to dal tito­lo “Fasci­sti a Paler­mo”. Mau­ro che odia­va la vio­len­za- mai nean­che nei ter­ri­bi­li anni suc­ces­si­vi ci spin­se ad azio­ni vio­len­te e di que­sto gli sarò sem­pre gra­to- pen­sa­va che elen­ca­re i loro nomi e le loro gesta sareb­be basta­to. A guar­da­re la lumi­no­sa car­rie­ra poli­ti­ca di mol­ti di loro non ser­vì pro­prio.

Ci finan­zia­va­mo ven­den­do le gra­fi­che che Mario Schi­fa­no o Seba­stian Mat­ta ci rega­la­va­no e ver­san­do cia­scu­no una quo­ta secon­do le pro­prie pos­si­bi­li­tà. Orga­niz­zam­mo anche un cine­club, il cir­co­lo Otto­bre, che alter­na­va i clas­si­ci rus­si all’avanguardia ame­ri­ca­na, qual­che con­cer­to al cir­co­lo La Base e un “mer­ca­ti­no popo­la­re”: gra­zie ai com­pa­gni di Castel­buo­no com­pram­mo a prez­zi strac­cia­ti la car­ne di un inte­ro vitel­lo per riven­der­la a prez­zo poli­ti­co agli ope­rai dei can­tie­ri. Fu una disfat­ta: il fri­go­ri­fe­ro non res­se e il gior­no del mer­ca­to ci tro­vam­mo di fron­te a una pol­ti­glia maleo­do­ran­te. Mau­ro in quel tem­po con­ti­nua­va a costrui­re rap­por­ti. Fu mol­to atti­vo nel­la cam­pa­gna con­tro l’abrogazione del divor­zio: ricor­do un’assemblea nel­la facol­tà di Agra­ria con Mau­ro Rosta­gno “socio­lo­go” e Pep­pi­no di Lel­lo, “pre­to­re”. A casa sua si incon­tra­va­no gli ope­rai dei Can­tie­ri e i lum­pen dei quar­tie­ri peri­fe­ri­ci ma veni­va­no in con­ti­nua­zio­ne a tro­var­lo anche i suoi ami­ci del nord, mera­vi­glio­se per­so­ne come Alex Lan­ger. Il suo amo­re per Chic­ca era gran­de e nel frat­tem­po era nata Mad­da­le­na, pic­co­la paler­mi­ta­na. Me lo ricor­do in lun­ghe pas­seg­gia­te con quel vec­chio comu­ni­sta doc che è sta­to, e for­se è anco­ra, Nino Man­ni­no: era­va­mo orgo­glio­si e spe­ran­zo­si di que­sta ami­ci­zia tra vec­chi e nuo­vi rivo­lu­zio­na­ri. Un pri­vi­le­gio solo a lui riser­va­to era­no le visi­te, maga­ri accom­pa­gna­to da Andrea Val­ca­ren­ghi di “Re Nudo”, al vil­li­no liber­ty occu­pa­to da un grup­po di hip­pies cosmo­po­li­ti gui­da­ti da Car­lo Sil­ve­stri: la Comu­ne di Ter­ra­si­ni luo­go miti­co e idea­liz­za­to di sogni ero­ti­ci, bagni nudi nel mare, viag­gi psi­che­de­li­ci, musi­che ribel­li.

Ma poi si tor­na­va al lavo­ro poli­ti­co, alle riu­nio­ni che Mau­ro con­du­ce­va inter­ca­lan­do un ragio­na­re luci­do e comun­que spiaz­zan­te ed anti­con­for­mi­sta con espres­sio­ni come “non nascon­dia­mo­ci die­tro un dito…non but­tia­mo il bam­bi­no con l’acqua spor­ca…”

Giu­sep­pe Bar­be­ra

 

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