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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Cassandra Crossing… dove è finita la protezione idrogeologica?

Nel­la distra­zio­ne di mas­sa adot­ta­ta come tec­ni­ca di repres­sio­ne del pen­sie­ro cri­ti­co, il bia­si­me­vo­le pre­si­den­te del sena­to invi­ta (e ricat­ta) gli atti­vi­sti di Ulti­ma Gene­ra­zio­ne a spa­la­re il fan­go roma­gno­lo. Nel dram­ma col­let­ti­vo in cor­so, il pro­ble­ma dun­que sono loro e più in gene­ra­le tut­ti quel­li che si oppon­go­no all’at­tua­le sta­to di cose, crean­do scal­po­re o disa­gio per ten­ta­re di comu­ni­ca­re la gra­vi­tà del pun­to di non ritor­no cli­ma­ti­co.

Si può esse­re d’ac­cor­do oppu­re no sui meto­di del­la pro­te­sta, ma è evi­den­te che colo­ro che devo­no esse­re chia­ma­ti in cau­sa non sono “i ribel­li” ben­sì colo­ro che aven­do respon­sa­bi­li­tà, poli­ti­che, tec­ni­che o ammi­ni­stra­ti­ve, han­no chiu­so gli occhi per decen­ni.

Oggi emer­go­no infor­ma­zio­ni a dir poco inquie­tan­ti sui man­ca­ti pro­get­ti di pro­te­zio­ne idro­geo­lo­gi­ca, sui sol­di non spe­si o spe­si male, sui nume­ri del­la cemen­ti­fi­ca­zio­ne, sul­lo stu­pro dei cor­si d’ac­qua, sul­le ope­re che han­no reso anco­ra più insi­cu­ro un ter­ri­to­rio già vul­ne­ra­bi­le.

Azio­ni e omis­sio­ni che costa­no caro e che sono figlie di una men­ta­li­tà ottu­sa e pre­da­to­ria, in cui la cono­scen­za e il rispet­to del­le rego­le e dei limi­ti impo­sti dal­la natu­ra ven­go­no con­si­de­ra­ti come osta­co­lo al pro­gres­so, alla cre­sci­ta eco­no­mi­ca, al benes­se­re.

Sap­pia­mo già che non sarà una even­tua­le inda­gi­ne del­la magi­stra­tu­ra a cam­bia­re il cor­so di tali com­por­ta­men­ti e che non ci sarà alcu­na giu­sti­zia.

Quel­lo che man­ca e che non si affer­ma, è un diver­so modo di pen­sa­re e di vive­re, una diver­sa cul­tu­ra in cui final­men­te si tie­ne con­to di quei limi­ti e del comu­ne inte­res­se ad agi­re in modo sen­sa­to e coe­ren­te.

 Alla sbar­ra, dun­que, gli imbrat­ta­to­ri per cui si pen­sa a seve­re puni­zio­ni pena­li, e inve­ce glo­ria ai pas­sa­car­te, agli omi­nic­chi, ai ser­vi del­le mul­ti­na­zio­na­li di petro­lio, gas e car­bo­ne.

Impu­ni­tà asso­lu­ta per le 21 prin­ci­pa­li com­pa­gnie del set­to­re che, secon­do una recen­te ana­li­si pub­bli­ca­ta dal­la pre­sti­gio­sa rivi­sta One Earth, a fron­te di pro­fit­ti gigan­te­schi, sono diret­ta­men­te respon­sa­bi­li per dan­ni ambien­ta­li quan­ti­fi­ca­ti in alme­no 209 miliar­di di dol­la­ri all’an­no.

Un valo­re cal­co­la­to per l’in­sie­me del­le estin­zio­ni e degli eco­si­ste­mi col­pi­ti, per la per­di­ta di vite uma­ne, di abi­ta­zio­ni e di mez­zi di sus­si­sten­za. Una feri­ta sem­pre più pro­fon­da che in ter­mi­ni di dena­ro rica­de esclu­si­va­men­te sui cit­ta­di­ni e sul loro red­di­to, in par­ti­co­la­re di quel­li dei pae­si più pove­ri.

Non un cen­te­si­mo di risar­ci­men­to vie­ne richie­sto dai gover­ni a colo­ro che da mol­to tem­po san­no che cosa com­por­ta l’u­so mas­si­vo dei com­bu­sti­bi­li fos­si­li e che, nono­stan­te ciò, han­no orche­stra­to una mac­chi­na che ha infil­tra­to ogni gan­glio del­la poli­ti­ca, del­la ricer­ca, dei media e del­le altre indu­strie, e che ha bloc­ca­to la lot­ta al cam­bia­men­to cli­ma­ti­co per alme­no tren­t’an­ni.

Una mac­chi­na che, come nel roman­zo di Robert Katz (Cas­san­dra Cros­sing), piut­to­sto che affron­ta­re le pro­prie respon­sa­bi­li­tà, man­da al macel­lo chi non ne ha.

Max Stra­ta — eco­lo­go

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