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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Crisi economica e politica nella Ue

Dal­la cri­si eco­no­mi­ca a quel­la poli­ti­ca il pas­so è bre­ve. Le ele­zio­ni poli­ti­che in Ger­ma­nia arri­va­no dopo la rot­tu­ra degli equi­li­bri nel­la mag­gio­ran­za sema­fo­ro che gover­na­va il pae­se. Ma davan­ti agli even­tua­li dazi di Trump e alla cri­si eco­no­mi­ca non ci saran­no mag­gio­ran­ze sta­bi­li.

La cri­si eco­no­mi­ca imper­ver­sa in tut­ti i pae­si Ue, se Ber­li­no pian­ge Roma o Pari­gi non pos­so­no cer­to gioi­re. La pro­du­zio­ne tede­sca cala del 17% rispet­to al 2017 e attra­ver­sa tut­ti i com­par­ti indu­stria­li, in par­ti­co­la­re quel­li del­la mani­fat­tu­ra tra­di­zio­na­le ma è inne­ga­bi­le che si stia por­tan­do die­tro, ver­so la reces­sio­ne, le impre­se di altri pae­si euro­pei.

La cri­si eco­no­mi­ca diven­ta anche poli­ti­ca con ele­zio­ni in Ger­ma­nia anti­ci­pa­te entro la pri­ma­ve­ra 2025 dopo la rot­tu­ra inter­na alla mag­gio­ran­za gover­na­ti­va tra libe­ra­li da una par­te e social demo­cra­ti­ci e ver­di dal­l’al­tra.

Lo scon­tro nel­l’E­se­cu­ti­vo tede­sco è il risul­ta­to fina­le del pro­lun­ga­to e inte­sti­no con­flit­to nel­la coa­li­zio­ne di mag­gio­ran­za, i pun­ti salien­ti sono lega­ti alle scel­te eco­no­mi­che e poli­ti­che diri­men­ti da assu­me­re rispet­to alla tran­si­zio­ne cosid­det­ta green e dinan­zi all’accrescimento dei costi ener­ge­ti­ci, alla loro acces­si­bi­li­tà per le impre­se rena­ne, alla richie­sta dato­ria­le di poten­zia­re l’am­mor­ta­men­to fisca­le per attrar­re inve­sti­men­ti dal­l’e­ste­ro non­ché dal­la dif­fu­sa volon­tà di aumen­ta­re la spe­sa mili­ta­re e il soste­gno all’U­crai­na.

La guer­ra in Ucrai­na, il bloc­co del­le impor­ta­zio­ni ener­ge­ti­che a bas­so costo dal­la Rus­sia, gli anni pan­de­mi­ci alla inse­gna del ral­len­ta­men­to dei flus­si com­mer­cia­li sono le cau­se del­la cri­si ma è indub­bio che biso­gne­reb­be ricer­ca­re nel­le scel­te del­la Ue l’o­ri­gi­ne del pro­gres­si­vo inde­bo­li­men­to del­le eco­no­mie del vec­chio con­ti­nen­te, men­tre la Ue taglia­va risor­se alla inno­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca, negli Usa, pri­ma con Trump poi con Biden, arri­va­va­no ingen­ti risor­se sta­ta­li desti­na­te alle loca­li indu­strie.

La cri­si non riguar­da tut­ta­via solo il set­to­re mec­ca­ni­co, in Ger­ma­nia ci sono fal­li­men­ti di mol­te azien­de com­mer­cia­li e del set­to­re del­le costru­zio­ni, la debo­lez­za eco­no­mi­ca è col­le­ga­ta anche all’ aumen­to dei costi ope­ra­ti­vi. Le azien­de tede­sche ave­va­no trat­to gio­va­men­to dal­le poli­ti­che dei bas­si tas­si di inte­res­se e dal­la auste­ri­tà sala­ria­le nei pae­si dove ave­va­no delo­ca­liz­za­to la pro­du­zio­ne, per aiu­ta­re le impre­se era­no arri­va­ti fon­di nei perio­di pan­de­mi­ci quan­do i costi cre­sce­va­no e il mer­ca­to ini­zia­va a con­trar­si. E intan­to si annun­cia a livel­lo mon­dia­le una sovrap­pro­du­zio­ne di greg­gio che avrà riper­cus­sio­ni ulte­rio­ri sui mer­ca­ti tan­to da spin­ge­re alcu­ne mul­ti­na­zio­na­li del set­to­re a indi­riz­zar­si ver­so i metal­li.

L’e­span­sio­ni­smo eco­no­mi­co tede­sco si è da tem­po arre­sta­to nel­la impos­si­bi­li­tà di rice­ve­re ener­gia a prez­zi strac­cia­ti bene­fi­cian­do degli accor­di com­mer­cia­li con la Cina, ma ne esce offu­sca­ta la sua stes­sa ege­mo­nia nel­la Ue, pale­se l’av­vi­ci­na­men­to di pae­si del­l’E­st euro­peo ver­so gli Usa, è ormai lon­ta­na la fase carat­te­riz­za­ta dal­la mano­do­pe­ra a bas­so costo in quei pae­si, dal­le impor­ta­zio­ni a prez­zi strac­cia­ti del­l’e­ner­gia e da accor­di com­mer­cia­li con la Cina.

Gior­ni fa scri­ve­va­mo che la Ger­ma­nia ave­va avver­sa­to la impo­si­zio­ne comu­ni­ta­ria di dazi alle mac­chi­ne cine­si, in que­sta cam­pa­gna è in com­pa­gnia di altri mar­chi del set­to­re mec­ca­ni­co euro­peo, resta il fat­to che la deci­sio­ne assun­ta dal­la Ue intro­du­ce tarif­fe diver­se a secon­da dei rap­por­ti com­mer­cia­li ed eco­no­mi­ci con le dif­fe­ren­ti case pro­dut­tri­ci di vet­tu­re e di com­po­nen­ti­sti­che in Cina.

La cri­si del­la mag­gio­ran­za gover­na­ti­va in Ger­ma­nia met­te a rischio alcu­ne deci­sio­ni stra­te­gi­che già calen­da­riz­za­te, e ora a rischio, nei lavo­ri par­la­men­ta­ri: misu­re di soste­gno alle indu­strie green, con­tri­bu­ti al riscal­da­men­to inver­na­le, risor­se desti­na­te alle pen­sio­ni, misu­re di emer­gen­za per l’in­du­stria a nor­me sul­la immi­gra­zio­ne fino al pac­chet­to di richie­ste per­ve­nu­to dal­le case auto­mo­bi­li­sti­che.

Le pros­si­me set­ti­ma­ne ci diran­no di più ma intan­to lo spet­tro che si aggi­ra per l’UE non è cer­to quel­lo del comu­ni­smo e del con­flit­to ma veste i pan­ni di una cri­si che da eco­no­mi­ca pre­sto si tra­dur­rà anche in ter­mi­ni poli­ti­ci per­ché in tem­pi di ristret­tez­ze eco­no­mi­che anche le soli­de mag­gio­ran­ze par­la­men­ta­ri sono desti­na­te ad anda­re in fran­tu­mi spe­cie se le loro eco­no­mie andran­no in reces­sio­ne vani­fi­can­do ogni sor­ta di bluff e di mano­vret­ta fisca­le o spo­stan­do l’attenzione del­la opi­nio­ne pub­bli­ca ver­so la con­tra­zio­ne dei flus­si migra­to­ri quan­do inve­ce i capi­ta­li­sti impor­ran­no ai Gover­ni l’arrivo di un eser­ci­to indu­stria­le di riser­va da sfrut­ta­re con la con­sue­ta fero­cia.

Fede­ri­co Giu­sti

 

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