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venerdì, 20 Settembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Il 25 aprile e l’antifascismo oggi

INTERVISTA ALLO STORICO SILVIO ANTONINI SULL’ANTIFASCISMO

Gli ulti­mi anni sono sta­ti carat­te­riz­za­ti da una costan­te ope­ra di dele­git­ti­ma­zio­ne del­l’an­ti­fa­sci­smo e degli anti­fa­sci­sti, la Repub­bli­ca fon­da­ta dal­la Resi­sten­za non ha mai fat­to i con­ti fino in fon­do con il ven­ten­nio e una vol­ta inde­bo­li­to il movi­men­to sin­da­ca­le e comu­ni­sta i revi­sio­ni­sti han­no avu­to la stra­da spia­na­ta

Che cosa inten­dia­mo con il “fare i con­ti con il fasci­smo”?

L’am­ni­stia Togliat­ti libe­rò miglia­ia di fasci­sti, mol­ti di loro fece­ro ritor­no ai loro posti di lavo­ro nel­lo Sta­to, nel­le Pre­fet­tu­re, nel­le for­ze arma­te e in quel­le del­l’Or­di­ne, l’am­ni­stia si pone­va come obiet­ti­vo la paci­fi­ca­zio­ne di un pae­se usci­to dal­la Guer­ra (anche quel­la civi­le) ma pro­prio men­tre i fasci­sti usci­va­no dal­le gale­re un anno dopo il 1945 nume­ro­si par­ti­gia­ni era­no in car­ce­ra­ti con gra­vi accu­se. È la sto­ria occul­ta­ta del nostro pae­se, come occul­ta­ta è l’e­spe­rien­za del­la Volan­te Ros­sa, di quei par­ti­gia­ni dipin­ti come cri­mi­na­li comu­ni che deci­se­ro di resi­ste­re arma­ti agli atten­ta­ti con­tro sedi di par­ti­to, cir­co­li ricrea­ti­vi comu­ni­sti e socia­li­sti che ban­de di repub­bli­chi­ni por­ta­va­no a segno nei mesi suc­ces­si­vi alla Libe­ra­zio­ne.

Que­sta amni­stia per­mi­se ad esem­pio ad ex repub­bli­chi­ni di dare vita al Msi dopo l’e­spe­rien­za di altre orga­niz­za­zio­ni nostal­gi­che del fasci­smo e allea­te con agra­ri e indu­stria­li che por­ta­va­no avan­ti una sor­ta di epu­ra­zio­ne dei comu­ni­sti dal­le fab­bri­che, comu­ni­sti che dava­no vita a scio­pe­ri e pro­te­ste a tute­la del pote­re di acqui­sto sala­ria­le, per miglio­ra­re le con­di­zio­ni di lavo­ro e di vita.

Che dire poi del­la rapi­da liqui­da­zio­ne dei tri­bu­na­li pro­mos­si dal CNL e sosti­tui­ti dal­la giu­sti­zia ordi­na­ria con nume­ro­si magi­stra­ti pro­ve­nien­ti dal­l’e­po­ca fasci­sta?

Que­sti fat­ti sto­ri­ci sono deter­mi­nan­ti per com­pren­de­re il pre­sen­te, del resto una del­le fra­si più get­to­na­te è «che c’entriamo noi col fasci­smo?», oppu­re “il fasci­smo in fon­do ha anche fat­to buo­ne cose, ste­reo­ti­pi dif­fu­si e diven­ta­ti con mar­tel­lan­ti cam­pa­gne media­ti­che una sor­ta di sen­so comu­ne.

Urge non solo ripren­de­re in mano la sto­ria dell’antifascismo ita­lia­no ma anche rivi­si­tar­ne alcu­ne pagi­ne dimen­ti­ca­te, la Resi­sten­za dei grup­pi comu­ni­sti, anar­chi­ci e liber­ta­ri non iden­ti­fi­ca­bi­li con il Pci oppu­re le espe­rien­ze di quan­ti dopo il 1945 deci­se­ro di far paga­re ai fasci­sti le col­pe non rico­no­sciu­te tali dal­la Giu­sti­zia ordi­na­ria.

Non ser­ve solo rin­sal­da­re gli anti­cor­pi del­l’an­ti­fa­sci­smo, e meglio di noi lo fan­no alcu­ni sto­ri­ci di ulti­ma gene­ra­zio­ne con­tro i qua­li si acca­ni­sce un odio con­di­to da minac­ce vela­te, dagli osta­co­li posti alla loro pre­sen­za in ini­zia­ti­ve pub­bli­che nel­le scuo­le e nel­le uni­ver­si­tà, biso­gna doman­dar­si la ragio­ne per la qua­le il fasci­smo oggi vie­ne sdo­ga­na­to e cele­bra­to sot­to altre for­me.

È il caso del­le bat­ta­glie fasci­stis­si­me o colo­nia­li dipin­te come atti eroi­ci, le visi­te in caser­ma, lo sta­ge scuo­la lavo­ro nei cen­tri di adde­stra­men­to mili­ta­re, la pre­sen­za di mul­ti­na­zio­na­li di armi negli ate­nei ita­lia­ni.

Non accu­sia­mo di fasci­smo i mili­ta­ri e i pro­dut­to­ri di armi ma cre­dia­mo che i valo­ri da loro pro­pu­gna­ti, e le loro stes­se pra­ti­che, pro­ven­ga­no da quel bro­do di col­tu­ra da cui è nato anche il fasci­smo sto­ri­co.

Non si capi­sce la ragio­ne per la qua­le cele­bra­re con ragaz­zi di 10 o 14 anni le bat­ta­glie com­bat­tu­te dal­l’e­ser­ci­to ita­lia­no allea­to dei nazi­sti pre­sen­tan­do­le come atti di eroi­smo. Il nostro pae­se non ha fat­to i con­ti con la pas­sa­ta espe­rien­za colo­nia­le, per que­sto ci sia­mo imbat­tu­ti in azio­ni disu­ma­ne come quel­le ai dan­ni di dete­nu­ti soma­li da par­te di sol­da­ti ita­lia­ni (e con tan­to di con­dan­na dai tri­bu­na­li nazio­na­li) oppu­re pen­sia­mo che Fac­cet­ta nera sia solo una alle­gra can­zo­net­ta del­la qua­le non cono­scia­mo le paro­le o peg­gio anco­ra le rite­nia­mo neu­tre e inof­fen­si­ve.

E non ave­re fat­to i con­ti con il pas­sa­to colo­nia­le ha per­mes­so di favo­ri­re mis­sio­ni di guer­ra all’e­ste­ro sot­to l’e­gi­da Onu o Nato, quel pas­sa­to colo­nia­le fu un trat­to distin­ti­vo del fasci­smo alla ricer­ca di ter­re al sole per le qua­li non lesi­nò l’u­ti­liz­zo di gas con­tro la iner­me popo­la­zio­ne civi­le.

Le ulti­me ester­na­zio­ni del Mini­stro La Rus­sa tro­va­no un ter­re­no fer­ti­le e già ara­to da anni di revi­sio­ni­smo sto­ri­co e di pra­ti­che dise­du­ca­tri­ci, di rimo­zio­ne del­le pro­fon­de ragio­ni del­l’an­ti­fa­sci­smo dipin­to ormai come un retag­gio ideo­lo­gi­co del pas­sa­to.

La stes­sa ANPI, asso­cia­zio­ne nazio­na­le par­ti­gia­ni, ha innu­me­re­vo­li respon­sa­bi­li­tà nel­l’a­ve­re tra­sfor­ma­to l’an­ti­fa­sci­smo in un retag­gio del pas­sa­to o in un mes­sag­gio alle gio­va­ni gene­ra­zio­ni sen­za rife­ri­men­ti alla odier­na real­tà limi­tan­do­si maga­ri a ricor­da­re la bon­tà di una Car­ta Costi­tu­zio­na­le che la tec­no­cra­zia del cen­tro sini­stra ha pri­ma svi­li­to e poi affos­sa­to.

L’an­ti­fa­sci­smo di cui sen­tia­mo il for­te biso­gno è quel­lo del­le lot­te socia­li e sin­da­ca­li con­tro i fasci­sti allea­ti di agra­ri e indu­stria­li, con­tro il fasci­smo che man­da­va le gio­va­ni gene­ra­zio­ni a mori­re nel­le guer­re impe­ria­li­ste e colo­nia­li, con­tro il fasci­smo del­le leg­gi raz­zia­li.

Ma que­sto anti­fa­sci­smo, che un tem­po avrem­mo defi­ni­to mili­tan­te, è un anti­fa­sci­smo invi­so a lar­ghi set­to­ri del­la cosid­det­ta sini­stra, la stes­sa che pen­sa­va alla amni­stia Togliat­ti come un atto neces­sa­rio per paci­fi­ca­re il pae­se e per rico­struir­lo nel­la demo­cra­zia, sal­vo poi accor­ger­si che i fasci­sti si era­no solo rici­cla­ti nel­le isti­tu­zio­ni ed era­no sem­pre pron­ti a orga­niz­za­re col­pi di sta­to, atten­ta­ti con­tro i lavo­ra­to­ri e a par­te­ci­pa­re atti­va­men­te alla stra­te­gia del­la ten­sio­ne.

Oggi ha anco­ra sen­so par­la­re di anti­fa­sci­smo? La nostra idea è che l’an­ti­fa­sci­smo sia diven­ta­to un appel­lo reto­ri­co e sen­za con­te­nu­to a uso e con­su­mo di quan­ti se ne ricor­da­no alla vigi­lia del­le ele­zio­ni.

Non esi­sto­no argo­men­ti di cui non abbia sen­so, per astrat­to, par­la­re. Ovvia­men­te anco­ra discu­tia­mo di fasci­smo e anti­fa­sci­smo e non, che so, di repub­bli­ca­ne­si­mo, per il loro uso poli­ti­co. Ogni ten­ta­ti­vo, per­lo­più riu­sci­to, di invo­lu­zio­ne auto­ri­ta­ria del nostro siste­ma socia­le e poli­ti­co difat­ti pas­sa ine­vi­ta­bil­men­te per la riscrit­tu­ra del­la memo­ria in rela­zio­ne al Ven­ten­nio e alla Lot­ta di libe­ra­zio­ne. Pen­so, cer­to bana­liz­zan­do un po’, per­ché la Resi­sten­za abbia rap­pre­sen­ta­to il momen­to che più ha asso­mi­glia­to ad una rivo­lu­zio­ne nel­la nostra sto­ria postu­ni­ta­ria. In real­tà, il prin­ci­pa­le orga­ni­smo poli­ti­co e mili­ta­re del­la Lot­ta par­ti­gia­na, il Cln, ave­va inten­ti tutt’altro che rivo­lu­zio­na­ri, tan­to­ché avreb­be espres­so come pri­mo Pre­si­den­te del con­si­glio Iva­noe Bono­mi: tra gli sta­ti­sti dell’Italia libe­ra­le il mag­gior respon­sa­bi­le dell’avvento del fasci­smo. Ciò non è evi­den­te­men­te basta­to.

E sareb­be pro­ble­ma di faci­le solu­zio­ne se la riscrit­tu­ra aves­se visto come auto­ri sol­tan­to gli espo­nen­ti del­la destra ed i loro intel­let­tua­li fun­zio­na­li. Tut­te le ope­ra­zio­ni in sen­so revi­sio­ni­sta stru­men­ta­le han­no inve­ce visto l’avallo degli ere­di, mate­ria­li, del Pci, che han­no fat­to segui­to alla Bolo­gni­na. Pen­so chia­ra­men­te alla regi­na del­le ope­ra­zio­ni a tal pro­po­si­to, quel­la sul­le foi­be, dove è sta­to per­mes­so che sal­tas­se ogni cri­te­rio di sto­rio­gra­fia, se non di mera logi­ca.

Venia­mo così alla secon­da par­te del­la doman­da. Se gli ere­di mate­ria­li del Pci han­no abban­do­na­to ogni pos­si­bi­le rife­ri­men­to alla sto­ria del movi­men­to ope­ra­io e ad una tra­sfor­ma­zio­ne, in tal pro­po­si­to, del­la socie­tà, han­no man­te­nu­to un richia­mo all’antifascismo. È chia­ra­men­te un richia­mo super­fi­cia­le, per­lo­più dis­so­cia­to da un rea­le cono­scen­za sto­ri­ca del perio­do in ogget­to. Un appi­glio reto­ri­co per cui, ad un cer­to pun­to, sono usci­ti fuo­ri non si sa da dove i par­ti­gia­ni con il faz­zo­let­to al col­lo e, sen­za spa­ra­re un col­po, si sono mes­si a scri­ve­re la costi­tu­zio­ne più bel­la del mon­do per rega­lar­ce­la. Non cre­do si vada oltre que­sto imma­gi­na­rio, altre­sì fuor­vian­te. In caso con­tra­rio, l’istituzione del Gior­no del ricor­do non sareb­be mai venu­ta in esse­re.

Infi­ne, l’uso elet­to­ra­le, più che per incre­men­ta­re voti (one­sta­men­te non cre­do si pos­sa crea­re un con­si­sten­te con­sen­so elet­to­ra­le par­lan­do di vicen­de di, ormai, ottant’anni fa) ser­ve per pro­va­re a met­te­re in imba­raz­zo la con­tro­par­te. Come sopra, però, tut­to è vani­fi­ca­to al momen­to del­le azio­ni e dei com­por­ta­men­ti con­cre­ti.

Qua­li era­no i valo­ri fon­dan­ti del­l’an­ti­fa­sci­smo e, soprat­tut­to, cosa è sta­to il fasci­smo?

Bel­la doman­da! I pri­mi anti­fa­sci­sti non era­no, per defi­ni­zio­ne, tali. Signi­fi­ca­ti­va­men­te, l’opposizione fat­ti­va al movi­men­to fasci­sta fu ini­zia­ta da quel­li che nel­le car­te del­la poli­zia era­no segna­la­ti come sov­ver­si­vi, sostan­zial­men­te già per­se­gui­ta­ti nell’Italia libe­ra­le. Il ter­mi­ne anti­fa­sci­smo, pare conia­to dal­lo stes­so Mus­so­li­ni, sareb­be diven­ta­to d’uso comu­ne con il delit­to Mat­teot­ti e l’Aventino. I valo­ri, va da sé, varia­no a secon­da dell’epoca e del­le sen­si­bi­li­tà, che ne for­ni­sco­no un’interpretazione ed una visio­ne par­ti­co­la­re. Il pri­ma­to valo­ria­le spet­ta comun­que agli Ardi­ti del popo­lo che, sul cam­po, intui­ro­no la por­ta­ta del movi­men­to fasci­sta, for­nen­do gli stru­men­ti di con­tra­sto.

Cir­ca il fasci­smo, non sia­mo giun­ti ad ora ad una defi­ni­zio­ne uni­vo­ca. Par­tia­mo dall’etimologia: il ter­mi­ne “fascio” non con­no­ta in sé alcun valo­re poli­ti­co, poi­ché sino­ni­mo di asso­cia­zio­ne, lega. Lo stes­so fascio lit­to­rio, sim­bo­lo di matri­ce repub­bli­ca­na, sareb­be sta­to adot­ta­to in un momen­to suc­ces­si­vo rispet­to alla nasci­ta dei Fasci di com­bat­ti­men­to. Que­sto ci dice che innan­zi­tut­to il fasci­smo è un feno­me­no dal bas­sis­si­mo con­te­nu­to ideo­lo­gi­co, mal­lea­bi­le alle cir­co­stan­ze e alle con­ve­nien­ze. Nei fat­ti la fusio­ne del mito nazio­na­le, e raz­zia­le, con il popu­li­smo, l’unione schi­zo­fre­ni­ca tra la con­ser­va­zio­ne degli asset­ti socia­li tra­di­zio­na­li e l’ormai ine­vi­ta­bi­le, con l’avvento del­la socie­tà di mas­sa del Nove­cen­to, acco­gli­men­to dell’esigenza di inclu­sio­ne e coin­vol­gi­men­to dei ceti popo­la­ri.

Fasci­smo, revi­sio­ni­smo sto­ri­co e revi­sio­ni­smo poli­ti­co. Il fasci­smo ha fat­to anche buo­ne cose…?

Nes­sun siste­ma poli­ti­co può reg­ger­si sol­tan­to sul­la coer­ci­zio­ne, per le ragio­ni a chiu­su­ra del­la rispo­sta sopra. Non fa ecce­zio­ne il fasci­smo ita­lia­no. Per il vero potrem­mo dir­lo anche del nazio­nal­so­cia­li­smo tede­sco. Chi se la rischie­reb­be, però, a dire che Hitler abbia fat­to anche cose buo­ne?

Fasci­smo e sovra­ni­smo: bino­mio impos­si­bi­le?

Anche qui risa­lia­mo alla ter­mi­no­lo­gia. Sovra­ni­smo, di per sé, non è una paro­la dal signi­fi­ca­to nega­ti­vo. Il con­cet­to di sovra­ni­tà è, del resto, san­ci­to in tut­ti i moder­ni ordi­na­men­ti costi­tu­zio­na­li. Se per tale, però, si inten­de quel sen­ti­men­to raz­zi­steg­gian­te in auge nell’ultimo lustro e in Ita­lia inter­pre­ta­to dal­le per­so­ne di Sal­vi­ni e del­la Melo­ni, beh, sia­mo dinan­zi ad una sua distor­sio­ne. Si trat­ta, in Ita­lia, di for­ze poli­ti­che, come Allean­za nazio­na­le, da cui l’attuale Pre­si­den­te del con­si­glio pro­vie­ne, che han­no, per por­ta­re un esem­pio non irri­le­van­te, sot­to­po­sto la sovra­ni­tà del Pae­se alle volon­tà del­la Nato nel­le guer­re da una tren­ti­na d’anni a que­sta par­te, com­pre­so cer­to l’attuale con­flit­to Rus­sia – Nato in Ucrai­na. È sem­mai un sovra­ni­smo di manie­ra, mal­lea­bi­le alle cir­co­stan­ze e alle con­ve­nien­ze, come sopra. Cer­to non pos­sia­mo, sto­ri­ca­men­te, par­la­re di un fasci­smo sovra­ni­sta, soprat­tut­to se si pen­sa alle vicen­de suc­ces­si­ve all’Otto set­tem­bre.

Un’esperienza da con­te­stua­liz­za­re rilan­cia­re, quel­la degli ardi­ti del popo­lo?

Come sopra accen­na­to, l’organizzazione degli Ardi­ti del popo­lo fu la pri­ma a con­trap­por­si fat­ti­va­men­te all’avanzata fasci­sta. La guer­ra di movi­men­to ingag­gia­ta dai Fasci era fat­ta di bli­tz, impos­si­bi­li sen­za il finan­zia­men­to del­la gran­de pro­prie­tà, dei pesci­ca­ni, come veni­va­no allo­ra defi­ni­ti. Raid mili­ta­ri con cui, non sen­za il ricor­so allo stra­gi­smo, si toglie­va ossi­ge­no alle isti­tu­zio­ni pro­le­ta­rie distrug­gen­do le loro arti­co­la­zio­ni di base e tro­van­do il movi­men­to ope­ra­io del tut­to impre­pa­ra­to nel rea­gi­re. Non è un caso che in seno al com­bat­ten­ti­smo di guer­ra e, segna­ta­men­te, nell’arditismo di trin­cea si fos­se fat­to lar­go il pro­po­si­to di affron­ta­re i fasci­sti scen­den­do sul loro stes­so ter­re­no, vale a dire quel­lo del­la con­trap­po­si­zio­ne squa­dri­sti­ca.

La sto­ria degli ardi­to-popo­la­ri gode ormai d’una serie for­tu­na­ta di stu­di, sostan­zial­men­te avvia­ta con i sag­gi di Mar­co Ros­si ed Eros Fran­ce­scan­ge­li a caval­lo tra il Secon­do ed il Ter­zo Mil­len­nio. Si può affer­ma­re che la cono­scen­za del­le vicen­de degli Ardi­ti del popo­lo sia oggi, se non patri­mo­nio comu­ne, suf­fi­cien­te­men­te dif­fu­sa. Vi sono ormai diver­se pub­bli­ca­zio­ni incen­tra­te sul­le espe­rien­ze loca­li, tut­te indi­spen­sa­bi­li, per­ché quel­la ardi­to-popo­la­re fu una real­tà, nono­stan­te la matri­ce mili­ta­re (o for­se pro­prio in vir­tù di que­sta?), a carat­te­re spon­ta­neo e, sul pia­no lega­le, di bre­vis­si­ma dura­ta: appe­na un mese. Resta­no tut­ta­via diver­se aree anco­ra, per così dire, sco­per­te. Insi­stia­mo sem­pre per­ché si fac­cia­no ricer­che e se ne scri­va qual­co­sa, soprat­tut­to per que­ste.

Quan­do si par­la di rilan­cio occor­re pre­met­te­re che sia pas­sa­to oltre un seco­lo e che il mon­do usci­to dal­la Gran­de guer­ra, in cui gli Ardi­ti del popo­lo agi­ro­no, non esi­ste più. Esi­ste però anco­ra l’umanità, esi­sto­no le per­so­ne che, influen­za­te o da par loro, fan­no scel­te ed ope­ra­no nel­la real­tà.

Gli ardi­to-popo­la­ri, cer­to, nel­la dispa­ri­tà del­le for­ze, scon­fit­ti al momen­to, sep­pe­ro dimo­stra­re come il nemi­co non fos­se invin­ci­bi­le: fu nel­la qua­si tota­li­tà gen­te, appun­to, di popo­lo che, nell’arco di qual­che istan­te, sep­pe dove schie­rar­si, costrui­re bar­ri­ca­te, fare trin­cee e sali­re sul­le mura e sui tet­ti.

Un impe­gno di cui oggi, a più di cent’anni di distan­za, tra le stra­de ed i vico­li del­le nostre cit­tà, riu­scia­mo a coglie­re anco­ra l’eco.

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