Il 25 aprile e l’antifascismo oggi

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INTERVISTA ALLO STORICO SILVIO ANTONINI SULL’ANTIFASCISMO

Gli ulti­mi anni sono sta­ti carat­te­riz­za­ti da una costan­te ope­ra di dele­git­ti­ma­zio­ne del­l’an­ti­fa­sci­smo e degli anti­fa­sci­sti, la Repub­bli­ca fon­da­ta dal­la Resi­sten­za non ha mai fat­to i con­ti fino in fon­do con il ven­ten­nio e una vol­ta inde­bo­li­to il movi­men­to sin­da­ca­le e comu­ni­sta i revi­sio­ni­sti han­no avu­to la stra­da spia­na­ta

Che cosa inten­dia­mo con il “fare i con­ti con il fasci­smo”?

L’am­ni­stia Togliat­ti libe­rò miglia­ia di fasci­sti, mol­ti di loro fece­ro ritor­no ai loro posti di lavo­ro nel­lo Sta­to, nel­le Pre­fet­tu­re, nel­le for­ze arma­te e in quel­le del­l’Or­di­ne, l’am­ni­stia si pone­va come obiet­ti­vo la paci­fi­ca­zio­ne di un pae­se usci­to dal­la Guer­ra (anche quel­la civi­le) ma pro­prio men­tre i fasci­sti usci­va­no dal­le gale­re un anno dopo il 1945 nume­ro­si par­ti­gia­ni era­no in car­ce­ra­ti con gra­vi accu­se. È la sto­ria occul­ta­ta del nostro pae­se, come occul­ta­ta è l’e­spe­rien­za del­la Volan­te Ros­sa, di quei par­ti­gia­ni dipin­ti come cri­mi­na­li comu­ni che deci­se­ro di resi­ste­re arma­ti agli atten­ta­ti con­tro sedi di par­ti­to, cir­co­li ricrea­ti­vi comu­ni­sti e socia­li­sti che ban­de di repub­bli­chi­ni por­ta­va­no a segno nei mesi suc­ces­si­vi alla Libe­ra­zio­ne.

Que­sta amni­stia per­mi­se ad esem­pio ad ex repub­bli­chi­ni di dare vita al Msi dopo l’e­spe­rien­za di altre orga­niz­za­zio­ni nostal­gi­che del fasci­smo e allea­te con agra­ri e indu­stria­li che por­ta­va­no avan­ti una sor­ta di epu­ra­zio­ne dei comu­ni­sti dal­le fab­bri­che, comu­ni­sti che dava­no vita a scio­pe­ri e pro­te­ste a tute­la del pote­re di acqui­sto sala­ria­le, per miglio­ra­re le con­di­zio­ni di lavo­ro e di vita.

Che dire poi del­la rapi­da liqui­da­zio­ne dei tri­bu­na­li pro­mos­si dal CNL e sosti­tui­ti dal­la giu­sti­zia ordi­na­ria con nume­ro­si magi­stra­ti pro­ve­nien­ti dal­l’e­po­ca fasci­sta?

Que­sti fat­ti sto­ri­ci sono deter­mi­nan­ti per com­pren­de­re il pre­sen­te, del resto una del­le fra­si più get­to­na­te è «che c’entriamo noi col fasci­smo?», oppu­re “il fasci­smo in fon­do ha anche fat­to buo­ne cose, ste­reo­ti­pi dif­fu­si e diven­ta­ti con mar­tel­lan­ti cam­pa­gne media­ti­che una sor­ta di sen­so comu­ne.

Urge non solo ripren­de­re in mano la sto­ria dell’antifascismo ita­lia­no ma anche rivi­si­tar­ne alcu­ne pagi­ne dimen­ti­ca­te, la Resi­sten­za dei grup­pi comu­ni­sti, anar­chi­ci e liber­ta­ri non iden­ti­fi­ca­bi­li con il Pci oppu­re le espe­rien­ze di quan­ti dopo il 1945 deci­se­ro di far paga­re ai fasci­sti le col­pe non rico­no­sciu­te tali dal­la Giu­sti­zia ordi­na­ria.

Non ser­ve solo rin­sal­da­re gli anti­cor­pi del­l’an­ti­fa­sci­smo, e meglio di noi lo fan­no alcu­ni sto­ri­ci di ulti­ma gene­ra­zio­ne con­tro i qua­li si acca­ni­sce un odio con­di­to da minac­ce vela­te, dagli osta­co­li posti alla loro pre­sen­za in ini­zia­ti­ve pub­bli­che nel­le scuo­le e nel­le uni­ver­si­tà, biso­gna doman­dar­si la ragio­ne per la qua­le il fasci­smo oggi vie­ne sdo­ga­na­to e cele­bra­to sot­to altre for­me.

È il caso del­le bat­ta­glie fasci­stis­si­me o colo­nia­li dipin­te come atti eroi­ci, le visi­te in caser­ma, lo sta­ge scuo­la lavo­ro nei cen­tri di adde­stra­men­to mili­ta­re, la pre­sen­za di mul­ti­na­zio­na­li di armi negli ate­nei ita­lia­ni.

Non accu­sia­mo di fasci­smo i mili­ta­ri e i pro­dut­to­ri di armi ma cre­dia­mo che i valo­ri da loro pro­pu­gna­ti, e le loro stes­se pra­ti­che, pro­ven­ga­no da quel bro­do di col­tu­ra da cui è nato anche il fasci­smo sto­ri­co.

Non si capi­sce la ragio­ne per la qua­le cele­bra­re con ragaz­zi di 10 o 14 anni le bat­ta­glie com­bat­tu­te dal­l’e­ser­ci­to ita­lia­no allea­to dei nazi­sti pre­sen­tan­do­le come atti di eroi­smo. Il nostro pae­se non ha fat­to i con­ti con la pas­sa­ta espe­rien­za colo­nia­le, per que­sto ci sia­mo imbat­tu­ti in azio­ni disu­ma­ne come quel­le ai dan­ni di dete­nu­ti soma­li da par­te di sol­da­ti ita­lia­ni (e con tan­to di con­dan­na dai tri­bu­na­li nazio­na­li) oppu­re pen­sia­mo che Fac­cet­ta nera sia solo una alle­gra can­zo­net­ta del­la qua­le non cono­scia­mo le paro­le o peg­gio anco­ra le rite­nia­mo neu­tre e inof­fen­si­ve.

E non ave­re fat­to i con­ti con il pas­sa­to colo­nia­le ha per­mes­so di favo­ri­re mis­sio­ni di guer­ra all’e­ste­ro sot­to l’e­gi­da Onu o Nato, quel pas­sa­to colo­nia­le fu un trat­to distin­ti­vo del fasci­smo alla ricer­ca di ter­re al sole per le qua­li non lesi­nò l’u­ti­liz­zo di gas con­tro la iner­me popo­la­zio­ne civi­le.

Le ulti­me ester­na­zio­ni del Mini­stro La Rus­sa tro­va­no un ter­re­no fer­ti­le e già ara­to da anni di revi­sio­ni­smo sto­ri­co e di pra­ti­che dise­du­ca­tri­ci, di rimo­zio­ne del­le pro­fon­de ragio­ni del­l’an­ti­fa­sci­smo dipin­to ormai come un retag­gio ideo­lo­gi­co del pas­sa­to.

La stes­sa ANPI, asso­cia­zio­ne nazio­na­le par­ti­gia­ni, ha innu­me­re­vo­li respon­sa­bi­li­tà nel­l’a­ve­re tra­sfor­ma­to l’an­ti­fa­sci­smo in un retag­gio del pas­sa­to o in un mes­sag­gio alle gio­va­ni gene­ra­zio­ni sen­za rife­ri­men­ti alla odier­na real­tà limi­tan­do­si maga­ri a ricor­da­re la bon­tà di una Car­ta Costi­tu­zio­na­le che la tec­no­cra­zia del cen­tro sini­stra ha pri­ma svi­li­to e poi affos­sa­to.

L’an­ti­fa­sci­smo di cui sen­tia­mo il for­te biso­gno è quel­lo del­le lot­te socia­li e sin­da­ca­li con­tro i fasci­sti allea­ti di agra­ri e indu­stria­li, con­tro il fasci­smo che man­da­va le gio­va­ni gene­ra­zio­ni a mori­re nel­le guer­re impe­ria­li­ste e colo­nia­li, con­tro il fasci­smo del­le leg­gi raz­zia­li.

Ma que­sto anti­fa­sci­smo, che un tem­po avrem­mo defi­ni­to mili­tan­te, è un anti­fa­sci­smo invi­so a lar­ghi set­to­ri del­la cosid­det­ta sini­stra, la stes­sa che pen­sa­va alla amni­stia Togliat­ti come un atto neces­sa­rio per paci­fi­ca­re il pae­se e per rico­struir­lo nel­la demo­cra­zia, sal­vo poi accor­ger­si che i fasci­sti si era­no solo rici­cla­ti nel­le isti­tu­zio­ni ed era­no sem­pre pron­ti a orga­niz­za­re col­pi di sta­to, atten­ta­ti con­tro i lavo­ra­to­ri e a par­te­ci­pa­re atti­va­men­te alla stra­te­gia del­la ten­sio­ne.

Oggi ha anco­ra sen­so par­la­re di anti­fa­sci­smo? La nostra idea è che l’an­ti­fa­sci­smo sia diven­ta­to un appel­lo reto­ri­co e sen­za con­te­nu­to a uso e con­su­mo di quan­ti se ne ricor­da­no alla vigi­lia del­le ele­zio­ni.

Non esi­sto­no argo­men­ti di cui non abbia sen­so, per astrat­to, par­la­re. Ovvia­men­te anco­ra discu­tia­mo di fasci­smo e anti­fa­sci­smo e non, che so, di repub­bli­ca­ne­si­mo, per il loro uso poli­ti­co. Ogni ten­ta­ti­vo, per­lo­più riu­sci­to, di invo­lu­zio­ne auto­ri­ta­ria del nostro siste­ma socia­le e poli­ti­co difat­ti pas­sa ine­vi­ta­bil­men­te per la riscrit­tu­ra del­la memo­ria in rela­zio­ne al Ven­ten­nio e alla Lot­ta di libe­ra­zio­ne. Pen­so, cer­to bana­liz­zan­do un po’, per­ché la Resi­sten­za abbia rap­pre­sen­ta­to il momen­to che più ha asso­mi­glia­to ad una rivo­lu­zio­ne nel­la nostra sto­ria postu­ni­ta­ria. In real­tà, il prin­ci­pa­le orga­ni­smo poli­ti­co e mili­ta­re del­la Lot­ta par­ti­gia­na, il Cln, ave­va inten­ti tutt’altro che rivo­lu­zio­na­ri, tan­to­ché avreb­be espres­so come pri­mo Pre­si­den­te del con­si­glio Iva­noe Bono­mi: tra gli sta­ti­sti dell’Italia libe­ra­le il mag­gior respon­sa­bi­le dell’avvento del fasci­smo. Ciò non è evi­den­te­men­te basta­to.

E sareb­be pro­ble­ma di faci­le solu­zio­ne se la riscrit­tu­ra aves­se visto come auto­ri sol­tan­to gli espo­nen­ti del­la destra ed i loro intel­let­tua­li fun­zio­na­li. Tut­te le ope­ra­zio­ni in sen­so revi­sio­ni­sta stru­men­ta­le han­no inve­ce visto l’avallo degli ere­di, mate­ria­li, del Pci, che han­no fat­to segui­to alla Bolo­gni­na. Pen­so chia­ra­men­te alla regi­na del­le ope­ra­zio­ni a tal pro­po­si­to, quel­la sul­le foi­be, dove è sta­to per­mes­so che sal­tas­se ogni cri­te­rio di sto­rio­gra­fia, se non di mera logi­ca.

Venia­mo così alla secon­da par­te del­la doman­da. Se gli ere­di mate­ria­li del Pci han­no abban­do­na­to ogni pos­si­bi­le rife­ri­men­to alla sto­ria del movi­men­to ope­ra­io e ad una tra­sfor­ma­zio­ne, in tal pro­po­si­to, del­la socie­tà, han­no man­te­nu­to un richia­mo all’antifascismo. È chia­ra­men­te un richia­mo super­fi­cia­le, per­lo­più dis­so­cia­to da un rea­le cono­scen­za sto­ri­ca del perio­do in ogget­to. Un appi­glio reto­ri­co per cui, ad un cer­to pun­to, sono usci­ti fuo­ri non si sa da dove i par­ti­gia­ni con il faz­zo­let­to al col­lo e, sen­za spa­ra­re un col­po, si sono mes­si a scri­ve­re la costi­tu­zio­ne più bel­la del mon­do per rega­lar­ce­la. Non cre­do si vada oltre que­sto imma­gi­na­rio, altre­sì fuor­vian­te. In caso con­tra­rio, l’istituzione del Gior­no del ricor­do non sareb­be mai venu­ta in esse­re.

Infi­ne, l’uso elet­to­ra­le, più che per incre­men­ta­re voti (one­sta­men­te non cre­do si pos­sa crea­re un con­si­sten­te con­sen­so elet­to­ra­le par­lan­do di vicen­de di, ormai, ottant’anni fa) ser­ve per pro­va­re a met­te­re in imba­raz­zo la con­tro­par­te. Come sopra, però, tut­to è vani­fi­ca­to al momen­to del­le azio­ni e dei com­por­ta­men­ti con­cre­ti.

Qua­li era­no i valo­ri fon­dan­ti del­l’an­ti­fa­sci­smo e, soprat­tut­to, cosa è sta­to il fasci­smo?

Bel­la doman­da! I pri­mi anti­fa­sci­sti non era­no, per defi­ni­zio­ne, tali. Signi­fi­ca­ti­va­men­te, l’opposizione fat­ti­va al movi­men­to fasci­sta fu ini­zia­ta da quel­li che nel­le car­te del­la poli­zia era­no segna­la­ti come sov­ver­si­vi, sostan­zial­men­te già per­se­gui­ta­ti nell’Italia libe­ra­le. Il ter­mi­ne anti­fa­sci­smo, pare conia­to dal­lo stes­so Mus­so­li­ni, sareb­be diven­ta­to d’uso comu­ne con il delit­to Mat­teot­ti e l’Aventino. I valo­ri, va da sé, varia­no a secon­da dell’epoca e del­le sen­si­bi­li­tà, che ne for­ni­sco­no un’interpretazione ed una visio­ne par­ti­co­la­re. Il pri­ma­to valo­ria­le spet­ta comun­que agli Ardi­ti del popo­lo che, sul cam­po, intui­ro­no la por­ta­ta del movi­men­to fasci­sta, for­nen­do gli stru­men­ti di con­tra­sto.

Cir­ca il fasci­smo, non sia­mo giun­ti ad ora ad una defi­ni­zio­ne uni­vo­ca. Par­tia­mo dall’etimologia: il ter­mi­ne “fascio” non con­no­ta in sé alcun valo­re poli­ti­co, poi­ché sino­ni­mo di asso­cia­zio­ne, lega. Lo stes­so fascio lit­to­rio, sim­bo­lo di matri­ce repub­bli­ca­na, sareb­be sta­to adot­ta­to in un momen­to suc­ces­si­vo rispet­to alla nasci­ta dei Fasci di com­bat­ti­men­to. Que­sto ci dice che innan­zi­tut­to il fasci­smo è un feno­me­no dal bas­sis­si­mo con­te­nu­to ideo­lo­gi­co, mal­lea­bi­le alle cir­co­stan­ze e alle con­ve­nien­ze. Nei fat­ti la fusio­ne del mito nazio­na­le, e raz­zia­le, con il popu­li­smo, l’unione schi­zo­fre­ni­ca tra la con­ser­va­zio­ne degli asset­ti socia­li tra­di­zio­na­li e l’ormai ine­vi­ta­bi­le, con l’avvento del­la socie­tà di mas­sa del Nove­cen­to, acco­gli­men­to dell’esigenza di inclu­sio­ne e coin­vol­gi­men­to dei ceti popo­la­ri.

Fasci­smo, revi­sio­ni­smo sto­ri­co e revi­sio­ni­smo poli­ti­co. Il fasci­smo ha fat­to anche buo­ne cose…?

Nes­sun siste­ma poli­ti­co può reg­ger­si sol­tan­to sul­la coer­ci­zio­ne, per le ragio­ni a chiu­su­ra del­la rispo­sta sopra. Non fa ecce­zio­ne il fasci­smo ita­lia­no. Per il vero potrem­mo dir­lo anche del nazio­nal­so­cia­li­smo tede­sco. Chi se la rischie­reb­be, però, a dire che Hitler abbia fat­to anche cose buo­ne?

Fasci­smo e sovra­ni­smo: bino­mio impos­si­bi­le?

Anche qui risa­lia­mo alla ter­mi­no­lo­gia. Sovra­ni­smo, di per sé, non è una paro­la dal signi­fi­ca­to nega­ti­vo. Il con­cet­to di sovra­ni­tà è, del resto, san­ci­to in tut­ti i moder­ni ordi­na­men­ti costi­tu­zio­na­li. Se per tale, però, si inten­de quel sen­ti­men­to raz­zi­steg­gian­te in auge nell’ultimo lustro e in Ita­lia inter­pre­ta­to dal­le per­so­ne di Sal­vi­ni e del­la Melo­ni, beh, sia­mo dinan­zi ad una sua distor­sio­ne. Si trat­ta, in Ita­lia, di for­ze poli­ti­che, come Allean­za nazio­na­le, da cui l’attuale Pre­si­den­te del con­si­glio pro­vie­ne, che han­no, per por­ta­re un esem­pio non irri­le­van­te, sot­to­po­sto la sovra­ni­tà del Pae­se alle volon­tà del­la Nato nel­le guer­re da una tren­ti­na d’anni a que­sta par­te, com­pre­so cer­to l’attuale con­flit­to Rus­sia – Nato in Ucrai­na. È sem­mai un sovra­ni­smo di manie­ra, mal­lea­bi­le alle cir­co­stan­ze e alle con­ve­nien­ze, come sopra. Cer­to non pos­sia­mo, sto­ri­ca­men­te, par­la­re di un fasci­smo sovra­ni­sta, soprat­tut­to se si pen­sa alle vicen­de suc­ces­si­ve all’Otto set­tem­bre.

Un’esperienza da con­te­stua­liz­za­re rilan­cia­re, quel­la degli ardi­ti del popo­lo?

Come sopra accen­na­to, l’organizzazione degli Ardi­ti del popo­lo fu la pri­ma a con­trap­por­si fat­ti­va­men­te all’avanzata fasci­sta. La guer­ra di movi­men­to ingag­gia­ta dai Fasci era fat­ta di bli­tz, impos­si­bi­li sen­za il finan­zia­men­to del­la gran­de pro­prie­tà, dei pesci­ca­ni, come veni­va­no allo­ra defi­ni­ti. Raid mili­ta­ri con cui, non sen­za il ricor­so allo stra­gi­smo, si toglie­va ossi­ge­no alle isti­tu­zio­ni pro­le­ta­rie distrug­gen­do le loro arti­co­la­zio­ni di base e tro­van­do il movi­men­to ope­ra­io del tut­to impre­pa­ra­to nel rea­gi­re. Non è un caso che in seno al com­bat­ten­ti­smo di guer­ra e, segna­ta­men­te, nell’arditismo di trin­cea si fos­se fat­to lar­go il pro­po­si­to di affron­ta­re i fasci­sti scen­den­do sul loro stes­so ter­re­no, vale a dire quel­lo del­la con­trap­po­si­zio­ne squa­dri­sti­ca.

La sto­ria degli ardi­to-popo­la­ri gode ormai d’una serie for­tu­na­ta di stu­di, sostan­zial­men­te avvia­ta con i sag­gi di Mar­co Ros­si ed Eros Fran­ce­scan­ge­li a caval­lo tra il Secon­do ed il Ter­zo Mil­len­nio. Si può affer­ma­re che la cono­scen­za del­le vicen­de degli Ardi­ti del popo­lo sia oggi, se non patri­mo­nio comu­ne, suf­fi­cien­te­men­te dif­fu­sa. Vi sono ormai diver­se pub­bli­ca­zio­ni incen­tra­te sul­le espe­rien­ze loca­li, tut­te indi­spen­sa­bi­li, per­ché quel­la ardi­to-popo­la­re fu una real­tà, nono­stan­te la matri­ce mili­ta­re (o for­se pro­prio in vir­tù di que­sta?), a carat­te­re spon­ta­neo e, sul pia­no lega­le, di bre­vis­si­ma dura­ta: appe­na un mese. Resta­no tut­ta­via diver­se aree anco­ra, per così dire, sco­per­te. Insi­stia­mo sem­pre per­ché si fac­cia­no ricer­che e se ne scri­va qual­co­sa, soprat­tut­to per que­ste.

Quan­do si par­la di rilan­cio occor­re pre­met­te­re che sia pas­sa­to oltre un seco­lo e che il mon­do usci­to dal­la Gran­de guer­ra, in cui gli Ardi­ti del popo­lo agi­ro­no, non esi­ste più. Esi­ste però anco­ra l’umanità, esi­sto­no le per­so­ne che, influen­za­te o da par loro, fan­no scel­te ed ope­ra­no nel­la real­tà.

Gli ardi­to-popo­la­ri, cer­to, nel­la dispa­ri­tà del­le for­ze, scon­fit­ti al momen­to, sep­pe­ro dimo­stra­re come il nemi­co non fos­se invin­ci­bi­le: fu nel­la qua­si tota­li­tà gen­te, appun­to, di popo­lo che, nell’arco di qual­che istan­te, sep­pe dove schie­rar­si, costrui­re bar­ri­ca­te, fare trin­cee e sali­re sul­le mura e sui tet­ti.

Un impe­gno di cui oggi, a più di cent’anni di distan­za, tra le stra­de ed i vico­li del­le nostre cit­tà, riu­scia­mo a coglie­re anco­ra l’eco.

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Redazione di Lotta Continua
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