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giovedì, 19 Settembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Il ddl 1660: La svolta securitaria che minaccia le libertà democratiche

Nei pros­si­mi gior­ni il Par­la­men­to potreb­be vara­re l’insieme del­le nor­me con­te­nu­te nel ddl 1660 con la intro­du­zio­ne di ben 13 di nuo­vi rea­ti e rela­ti­ve aggra­van­ti, un col­po fero­ce asse­gna­to non solo al dis­sen­so e al con­flit­to socia­le ma alle liber­tà di movi­men­to e alla stes­sa demo­cra­zia.

Il nuo­vo Ddl sicu­rez­za ripren­de tut­te le cam­pa­gne care alla destra in una logi­ca solo repres­si­va e secu­ri­ta­ria per cri­mi­na­liz­za­re il con­flit­to socia­le e il dis­sen­so in ogni sua for­ma: dal­la can­na­bis alle occu­pa­zio­ni abi­ta­ti­ve, dal­le car­ce­ri ai Cpr, dal­le lot­te ambien­ta­li­ste a quel­le con­tro la mili­ta­riz­za­zio­ne dei ter­ri­to­ri, dagli ope­rai in lot­ta con i pic­chet­ti davan­ti alle azien­de che delo­ca­liz­za­no fino alle ini­zia­ti­ve soli­da­li ver­so i migran­ti e i dete­nu­ti.

Sia­mo davan­ti a una incre­di­bi­le svol­ta repres­si­va che por­te­rà alla instau­ra­zio­ne di uno sta­to di poli­zia e ci mera­vi­glia la sot­to­va­lu­ta­zio­ne del­la por­ta­ta di que­sto ddl da par­te di tan­ti set­to­ri del­la socie­tà civi­le e dei movi­men­ti con­flit­tua­li, eppu­re saran­no pro­prio loro le pri­me vit­ti­me di que­ste logi­che secu­ri­ta­rie

Per­fi­no l’Osce, Orga­niz­za­zio­ne per la sicu­rez­za in Euro­pa a cui ade­ri­sco­no 57 pae­si. ha mes­so in guar­dia l’Italia da que­sto ddl scri­ven­do:

“La mag­gior par­te di que­ste dispo­si­zio­ni ha il poten­zia­le di mina­re i prin­ci­pi fon­da­men­ta­li del­la giu­sti­zia pena­le e del­lo Sta­to di dirit­to”.

Sia­mo davan­ti a una svol­ta che minac­cia l’esercizio del­le liber­tà demo­cra­ti­che e cri­mi­na­liz­za il con­flit­to socia­le trat­tan­do­lo alla stes­sa stre­gua del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta.

Per far pas­sa­re que­sto ddl sono sta­te neces­sa­rie miglia­ia di ore sul­le tv loca­li e nazio­na­li per dif­fon­de­re pau­ra nel­la popo­la­zio­ne, le occu­pa­zio­ni di case da par­te di chi non ha un tet­to e dor­me per stra­da sono sta­te dipin­te come una sor­ta di rac­ket che cac­cia gli anzia­ni dal­le loro abi­ta­zio­ni, le lot­te ambien­ta­li­ste sono diven­ta­te detur­pa­tri­ci dei beni cul­tu­ra­li, gli scio­pe­ri e i bloc­chi stra­da­li dei veri e pro­pri rea­ti che impe­di­sco­no al cit­ta­di­no di rag­giun­ge­re il posto di lavo­ro crean­do solo disa­gi, l’opposizione alle gran­di ope­re e alla mili­ta­riz­za­zio­ne dei ter­ri­to­ri diven­ta inve­ce un osta­co­lo, da rimuo­ve­re con anni di car­ce­re, alla ripre­sa dell’economia e all’accrescimento del PIL

Que­sto dise­gno di leg­ge intro­du­ce un auten­ti­co sta­to di poli­zia e avvie­ne in un perio­do sto­ri­co in cui la cor­sa al riar­mo diven­ta una costan­te, la nor­ma­li­tà del­la guer­ra è ormai dif­fu­sa nell’immaginario col­let­ti­vo.

Ma nul­la vie­ne det­to sull’economia di guer­ra, sul­lo sfrut­ta­men­to, sul caro­vi­ta, sul­lo sman­tel­la­men­to dei ser­vi­zi socia­li.

Il ddl 1660 è un sal­to di qua­li­tà rispet­to al decre­to Ren­zi-Lupi, nel Decre­to Min­ni­ti, ai Decre­ti Sal­vi­ni fino all’ultimo Decre­to Cai­va­no. Quan­do la cri­si eco­no­mi­ca e socia­le si acui­sce sto­ri­ca­men­te il ricor­so alla repres­sio­ne e alla demo­niz­za­zio­ne del con­flit­to diven­ta­no le solu­zio­ni miglio­ri per i domi­nan­ti, i cor­si e ricor­si del­la sto­ria dovreb­be­ro esse­re del resto fon­te di inse­gna­men­to.

Ripor­tia­mo gli arti­co­li salien­ti del dise­gno di leg­ge estra­po­lan­do­li dal sito dell’Osservatorio Repres­sio­ne:

Art. 1 – Intro­du­ce i nuo­vi rea­ti, puni­ti con pene fino a 6 anni, di deten­zio­ne e/o dif­fu­sio­ne di mate­ria­le ine­ren­te la pre­pa­ra­zio­ne o l’uso di armi e sostan­ze peri­co­lo­se uti­liz­za­bi­li per non meglio pre­ci­sa­te fina­li­tà di ter­ro­ri­smo, anche inter­na­zio­na­le.

Art. 7 – Pre­ve­de la revo­ca del­la cit­ta­di­nan­za ita­lia­na, entro 10 anni dal­la sen­ten­za defi­ni­ti­va, con­tro il cit­ta­di­no con­dan­na­to per ter­ro­ri­smo o ever­sio­ne.

Art. 8 – Intro­du­ce nel codi­ce pena­le il nuo­vo art. 634 bis, che puni­sce il rea­to di occu­pa­zio­ne arbi­tra­ria di immo­bi­le desti­na­to a domi­ci­lio altrui con la pena da 2 a 7 anni di reclu­sio­ne sia per l’occupante sia per chi coo­pe­ra con esso. La nor­ma si aggiun­ge a quel­la pre­vi­sta dall’art. 633 c.p., che puni­sce la occu­pa­zio­ne abu­si­va di immo­bi­le, con la reclu­sio­ne da 2 a 4 anni. Inol­tre, vie­ne intro­dot­to nel codi­ce di pro­ce­du­ra pena­le il nuo­vo art. 321 bis, che dà alla poli­zia il pote­re di sgom­be­ra­re imme­dia­ta­men­te l’immobile occu­pa­to.

Art. 10 – Intro­du­ce il pote­re del que­sto­re di dispor­re con­tro il cit­ta­di­no l’allontanamento da una deter­mi­na­ta area urba­na fino a 48 ore. Si può quin­di imma­gi­na­re l’uso che ne ver­rà fat­to pri­ma di mani­fe­sta­zio­ni e cor­tei sin­da­ca­li e poli­ti­ci. Allar­ga i casi di ema­na­zio­ne del DASPO urba­no fino a pre­ve­de­re il DASPO giu­di­zia­rio, dispo­sto dal giu­di­ce qua­le con­di­zio­ne per la con­ces­sio­ne del­la sospen­sio­ne con­di­zio­na­le del­la pena.

Art. 11 – Ripri­sti­na la san­zio­ne pena­le e non più ammi­ni­stra­ti­va per il rea­to di bloc­co stra­da­le. Intro­du­ce l’aggravamento del­la pena da 6 mesi a 2 anni a cari­co di colo­ro che effet­tua­no un bloc­co stra­da­le o fer­ro­via­rio con il pro­prio cor­po con più per­so­ne riu­ni­te. E’ il man­ga­nel­lo giu­di­zia­rio per far­la fini­ta con scio­pe­ri ope­rai e mani­fe­sta­zio­ni non auto­riz­za­te.

Art. 12 e 13 – Sono nor­me mira­te con­tro i Rom. Il pri­mo abo­li­sce l’obbligo per il giu­di­ce di rin­via­re la pena se la con­dan­na­ta è incin­ta o madre di un bim­bo di età infe­rio­re ad un anno, sic­chè madre e figlio potran­no fini­re in car­ce­re a discre­zio­ne del magi­stra­to. Il secon­do puni­sce, con pene aggra­va­te, non solo chi orga­niz­za l’accattonaggio, ma anche chi indu­ca ter­zi a far­lo.

Art. 14 – Intro­du­ce l’aumento di un ter­zo del­la pena pre­vi­sta per i rea­ti di vio­len­za, minac­cia, resi­sten­za a pub­bli­co uffi­cia­le (già pre­vi­sta da 6 mesi a 5 anni), se il fat­to è com­mes­so con­tro un uffi­cia­le o agen­te di poli­zia, vie­tan­do al giu­di­ce di con­si­de­ra­re pre­va­len­ti le cir­co­stan­ze atte­nuan­ti rispet­to a tale nuo­va aggra­van­te.

Art. 15 – Pre­ve­de che si pro­ce­da d’ufficio – e non più su que­re­la di par­te – nel caso di lesio­ni per­so­na­li lie­vi o lie­vis­si­me a dan­no di uffi­cia­li o agen­ti di poli­zia in ser­vi­zio, puni­te con pena da 2 a 5 anni.

Art. 20 – Auto­riz­za uffi­cia­li e agen­ti di poli­zia a por­ta­re armi sen­za licen­za, anche quan­do non sono in ser­vi­zio.

Art. 18 e Art. 25 – L’art. 18 intro­du­ce: a) la nuo­va aggra­van­te del rea­to di isti­ga­zio­ne a disob­be­di­re alle leg­gi (art. 415 c.p., che pre­ve­de una pena fino 5 anni), se vie­ne com­mes­so all’interno di un car­ce­re dai dete­nu­ti o anche median­te comu­ni­ca­zio­ni diret­te a per­so­ne dete­nu­te; b) il nuo­vo art. 415 bis c.p., che puni­sce con la reclu­sio­ne fino ad 8 anni “chiun­que, all’interno di un isti­tu­to peni­ten­zia­rio, pro­muo­va, orga­niz­zi o diri­ga una som­mos­sa con atti di vio­len­za o minac­cia, di resi­sten­za anche pas­si­va all’esecuzione degli ordi­ni o con ten­ta­ti­vi di eva­sio­ne, com­mes­si con­giun­ta­men­te da tre o più per­so­ne”. Le pene pos­so­no esse­re aumen­ta­te, in deter­mi­na­ti casi (lesio­ni per­so­na­li, uso di armi, ecc.) fino a 20 anni. L’art. 25 com­ple­ta le sud­det­te nor­me con la pre­vi­sio­ne dell’esclusione dei dete­nu­ti isti­ga­to­ri ribel­li (anche pas­si­vi!) dai bene­fi­ci peni­ten­zia­ri, equi­pa­ran­do­li a mafio­si e ter­ro­ri­sti.

Art. 19 – Appli­ca quan­to pre­vi­sto dall’art. 18 per i dete­nu­ti in car­ce­re con­tro i migran­ti ristret­ti nei CPR, con­fer­man­do­ne la natu­ra car­ce­ra­ria.

Que­sta nor­ma­ti­va annul­la qual­sia­si dirit­to dei dete­nu­ti e li anni­chi­li­sce ad esse­ri sen­za digni­tà, sot­to­po­sti all’imperio e arbi­trio asso­lu­ti e al ricat­to per­ma­nen­te del per­so­na­le peni­ten­zia­rio.

Art. 23 – Il gover­no Ren­zi ave­va già con­ces­so, con il decre­to-leg­ge n.7/2015, ai fun­zio­na­ri e agen­ti dei ser­vi­zi segre­ti, infil­tra­ti in asso­cia­zio­ni ter­ro­ri­sti­che o ever­si­ve, l’immunità pena­le nel caso di com­pi­men­to di rea­ti asso­cia­ti­vi per fina­li­tà di ter­ro­ri­smo. La nor­ma, che era tran­si­to­ria e più vol­te pro­ro­ga­ta, diven­ta ora per­ma­nen­te e pre­ve­de l’estensione dell’immunità pena­le per la dire­zio­ne ed orga­niz­za­zio­ne di asso­cia­zio­ni ter­ro­ri­sti­che, anche inter­na­zio­na­li, ed ever­si­ve dell’ordine demo­cra­ti­co, non­ché nel caso di fab­bri­ca­zio­ne o deten­zio­ne di ordi­gni o di mate­ria­le con fina­li­tà di ter­ro­ri­smo. Si pas­sa così dal­la figu­ra dell’agente infil­tra­to a quel­la dell’agente pro­vo­ca­to­re, o – peg­gio anco­ra – dell’organizzatore di atten­ta­ti e stra­gi.

Inol­tre, pari­fi­ca la can­na­bis light a quel­la non light, vie­tan­do quin­di la col­ti­va­zio­ne e il com­mer­cio di infio­re­scen­ze anche di can­na­bis con thc infe­rio­re allo 0.2 per cen­to. Una pos­si­bi­li­tà che avreb­be gra­vis­si­me rica­du­te su tut­te le impre­se del set­to­re.

Un ddl che meri­te­reb­be una for­te oppo­si­zio­ne par­la­men­ta­re e socia­le ma anche una discus­sio­ne nel­le piaz­ze, nel­le scuo­le e nel­le uni­ver­si­tà e nei luo­ghi di lavo­ro. Ma pur­trop­po dob­bia­mo con­sta­ta­re una oppo­si­zio­ne in par­la­men­to mol­to light. il silen­zio di tom­ba dei sin­da­ca­ti con­fe­de­ra­li e anche di tan­te real­tà sin­da­ca­li di base e socia­li che paghe­ran­no per pri­me le con­se­guen­ze del­la deri­va secu­ri­ta­ria in atto nel pae­se.

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