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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Tra miseria e povertà

Tra miseria e povertà

Negli ultimi anni le famiglie in povertà assoluta sono in continua crescita, è sufficiente rinviare ai dati Istat o semplice guardarsi attorno, uno sguardo disincantato rivolto alle periferie, alle famiglie straniere. Partire dai dati è comunque sempre utile, come del resto per contravvenire il luogo comune della presunta invasione di migranti.

Secondo l'Unhcr (parliamo delle Nazioni Unite, insomma di una fonte non di parte) l’Italia non rientra tra i paesi più impegnati nella accoglienza dei rifugiati, anzi la tanto deprecata Malta, con Austria, Germania e Svezia, accolgono molti più immigrati di noi

In un articolo de Lavoce. info ( http://www.lavoce.info/archives/54043/rifugiati-quando-i-numeri-smentiscono-le-narrazioni/) si analizza il fenomeno con dati mettendo in relazione il rifugiato al numero degli abitanti e al Prodotto interno lordo e in tutti questi casi il numero rei rifugiati in Italia risulta assai più contenuto delle narrazioni diffuse ad arte dal Governo.

La Germania, nel dicembre 2017 aveva 1 milione e 413 mila rifugiati, l’Italia 354 mila e la Francia 402 mila. Questi sono i numeri, il resto sono chiacchere.

L'Istat parla di quasi 160 mila unità familiari in povertà che poi statisticamente sono circa il 7%, la povertà è dettata da innumerevoli ragioni. Intanto la perdita di lavoro o le retribuzioni sempre più basse, i contratti a poche ore, il caro affitto, il costo della vita insostenibile, i servizi sociali e il welfare ridimensionati, sono tutti fattori che concorrono ad alimentare la spirale della povertà.

Qualche mese fa sempre l'Istat parlava della crescita dei prezzi al consumo di tutti i prodotti inclusi in quel paniere che misura il potere di acquisto e il benessere di una famiglia. Ebbene, aumentando i prezzi al consumo o rincarando le rette degli asili nido o aumentando il canone di locazione diventa difficile per molti nuclei familiari sbarcare il lunario. Non importa stabilire quanto siano poveri i poveri (scusate il gioco di parole), urge piuttosto comprendere che l'aumento della povertà riguarda anche ceti sociali fino a pochi anni fa sicuri, la middle class non dorme sonni tranquilli. La crescita della miseria segue geografie variabili, è maggiore nel Meridione o nelle aree metropolitane, resta il dato ineludibile che ormai le famiglie povere superano la soglia di 1 milione e 900 mila e crescono anno dopo anno ininterrottamente.

La mancata crescita del reddito nel Meridione è a detta di molti (ne parla anche Cottarelli in alcuni suoi recenti scritti) la causa della crisi da cui il nostro paese non sembra mai uscita, una produttività contenuta soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Forse bisognerebbe anche rivedere le modalità di erogazione e gestione dei fondi strutturali europei, ripensare alla macchina amministrativa pubblica (la più vecchia d'Europa), dotare il nostro paese di una politica industriale degna di questo nome visto che per anni ci siamo limitati a delocalizzazioni e a misure atte a contenere il costo del lavoro senza investimento alcuno.

Ma la povertà riguarda italiani e stranieri, gli stranieri che lavorando in Italia concorrono anche alle nostre pensioni di domani, se pensiamo di combattere la miseria con un reddito destinato solo agli Italiani non affronteremmo il nodo della povertà che attanaglia famiglie autoctone e straniere.

Per combattere la miseria bisogna partire dal welfare e dal lavoro, da misure universali, da servizi sociali e alla persona, da salari maggiori e dagli investimenti innovativi.

 

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