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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Stati Uniti: storie di ordinaria pandemia.

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I fratelli Colvin, in Tennessee, hanno dichiarato al New York Times di avere 17.700 confezioni di igienizzante nel proprio garage e di non sapere cosa farne. Dopo la notizia del primo morto per Coronavirus (1° marzo) hanno fatto incetta di disinfettanti di ogni genere in Tennessee e negli stati vicini, per poi iniziare a rivenderli online a prezzi maggiorati. Nei primi due giorni di “panico” hanno venduto flaconi tra gli 8 e i 70 dollari il pezzo. La decisione di Amazon e di Ebay di fermare la vendita di questo genere di prodotti li ha colpiti alle spalle. I due novelli “pescecani da epidemia” hanno comunque ammesso di aver fatto abbastanza nei giorni precedenti allo stop delle piattaforme, grazie anche alla rivendita di “pandemic packages” acquistati da un’azienda in via di liquidazione. Non si considerano neppure speculatori ma semplicemente imprenditori che hanno anticipato tendenze di mercato.

Il fatto che abbiano fatto razzia di interi supermercati e dollar stores, specialmente nelle zone più povere in un raggio di circa tremila chilometri dalla loro abitazione in Tennesse, non gli provoca alcun tipo di problema morale. Non hanno infranto alcuna legge, ma anzi hanno rimediato a “inefficienze del mercato”.

La cruda realtà è che in termini capitalistici hanno ragione. Così funziona il mercato, ilregolatore universale delle nostre vite.

Nello stesso periodo in cui i fratelli Colvin depredavano negozi di disinfettanti,l’amministratore delegato dei supermercati Wholefood, di proprietà Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, invitava i propri dipendenti a donare giorni di ferie o malattia inutilizzati ai colleghi colpiti da CoronaVirus. Figurarsi se WholeFood o Bezos potevano rinunciare a parte del loro profitto per garantire il diritto alla salute ai propri lavoratori. Del resto anche in questo caso è il mercato che impone un modello di business in cui le spese, incluse ferie e malattie pagate, devono essere ridotti al minimo per avere margini sugli investimenti sempre crescenti. E quando tra qualche giorno Bezos verserà la propria donazione esentasse alla Croce Rossa, come tutti gli altri ricchi e famosi, dovremmo pure ringraziarlo!

Questa pandemia mostra, semmai fosse ancora necessario, che viviamo in un sistema perverso e insostenibile. Negli USA, il fiore all’occhiello del capitalismo, 28 milioni di persone sono senza assicurazione sanitaria, i giorni di malattia pagati non sono obbligatori e colossi come Amazon e Walmart non li riconoscono ai propri dipendenti.

Serve un cambio immediato di rotta. Per sopravvivere abbiamo bisogno di una rivoluzione:
meno flashmob, più ghigliottine.

Da New York

Lorenzo

Redazione pisana Lotta Continua

 

 

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