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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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I dannati del Covid e delle Feste

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Lo sportello del Sindacato di Base Cub di Pisa, in collaborazione con la redazione locale del giornale Lotta Continua, ha raccolto testimonianze intervistando alcuni dei soggetti colpiti dalla crisi. Abbiamo, come sempre, omesso nomi e contesti lavorativi per evitare provvedimenti disciplinari e ritorsioni

M. 24 anni, precaria oss.

Ho 23 anni e per un mese sono stata a casa con il Covid contratto nel luogo di lavoro anche se forse non posso dimostrarlo. Mi è stato chiesto di andare al lavoro per sostituire personale positivo al Covid, avendo un contratto a tempo determinato per 3 mesi non avevo opportunità di scelta. La carenza dei dpi, pazienti positivi (si tratta di una residenza per anziani) vicini ad altri negativi con le classiche bolle arrivate con giorni di ritardo, eravamo in trincea con poco personale, prese alla sprovvista, nella struttura, come in tutte le altre, manca la presenza costante di medici, personale infermieristico alle prese con doppi turni... La mia prima esperienza è stata traumatica, mi sono svegliata con i sintomi classici, febbre, spossatezza senza sentire odori e sapori, sono stata vinta dal panico e il datore di lavoro ha consigliato di usufruire delle ferie arretrate.

Solo dopo la consulenza legale ho capito che avrei dovuto fare altro, contattare la asl ma avevo troppa paura, il mio contratto era a tempo e la paura di non essere riconfermata è stata devastante sotto il profilo psicologico, ho studiato per fare un lavoro che mi piace anche se oggi sono priva di certezze.

G.56 anni, piccolo commerciante

Da quasi 30 anni ho un piccolo esercizio commerciale gestito in cooperativa, eravamo in 3 nel centro storico di Pisa, oggi siamo ridotti a 2. Da quando è scoppiata la pandemia gli studenti sono a casa e noi non possiamo lavorare con attività accademiche e biblioteche chiuse. Prima gli ammortizzatori sociali, poi la speranza di riaprire, noi avremmo anche lavoro ma con la committenza chiusa sine die siamo senza far nulla. Da mesi non paghiamo le utenze, da qui a poche settimane non ci resterà che sciogliere la cooperativa e chiudere l'attività. Mi mancano ancora 10 anni per la pensione, il collega potrebbe andarci nel 2022 con una eventuale finestra in deroga alla Fornero. Anni di sacrifici, bassi salari non sono serviti a salvare la nostra attività...

M. 35 anni, operatore culturale.

Una laurea, un master, anni all'estero poi il ritorno nella mia città per mettere su famiglia. Avevamo avviato una piccola società dedita alla cultura, percorsi turistici e altro ancora ma con le città vuote e il lockdown andiamo avanti con i bonus, non si sa per quanto tempo ancora. Sono stati dilapidati i risparmi di anni, senza turismo la nostra attività non può esistere, abbiamo provato a mettere in piedi un coordinamento di base ma alla fine sono prevalse le logiche delle classiche associazioni commerciali e per noi non c'è scampo. Nel campo culturale la tendenza è affidarsi ad associazioni, abbattere i costi non riconoscendo il lavoro svolto e conseguentemente senza retribuzione alcuna.

D. 42 anni, anni ditta di pulizie

Assunte durante il lockdown con contratto a tempo ci avevano promesso il passaggio a tempo indeterminato per fine anno ma si sono rimangiati la promessa e con la scadenza del contratto a Novembre la porta si è chiusa. In primavera era scontato che aziende private ed enti pubblici avrebbero dovuto intensificare sanificazioni ed igienizzazioni come misura anti-contagio, con il passare dei mesi le cose sono cambiate. Dipendenti in smart working e il ritorno alla normalità nonostante 70 mila morti accertati, con la scusa del calo lavoro e dei tanti dipendenti in modalità agile anche le pulizie non sono state intensificate e siamo tornati ai vecchi capitolati di appalto costruiti al ribasso e per noi lavoro non c'è più.

A. 50 anni, soggetto fragile.

Lavoro in una società partecipata di proprietà pubblica. Ho consumato tutte le ferie arretrate e dell'anno corrente, a Luglio il medico aziendale ha detto che non potevo tornare in servizio senza compromettere la salute. Ho chiesto di cambiare le mansioni, sarebbe stato possibile pensare un impiego diverso ma hanno preferito un 'altra strada, quella dell'ammortizzatore sociale. A distanza di mesi gli ammortizzatori non arrivano, è una situazione paradossale, sono fragile e devo stare a casa, la azienda dice di non potermi impiegare in altre mansioni, se non lavorasse mia moglie saremmo alla fame, la banca ha sospeso da mesi il pagamento del mutuo ma a Gennaio cosa accadrà? Per i soggetti fragili non c'è reale tutela, hanno scaricato su di noi l'onere della pandemia, ammalati e lavoratori di serie b

M.38 anni, da mesi in attesa dello scorrimento di graduatorie.

Gli enti pubblici, specie quelli piccoli, ricorrono alla mobilità da altri Enti, per noi in graduatoria concorsuale i tempi di attesa sono infiniti con il rischio di trovare le graduatorie stesse scadute. Ho vinto un concorso a 100 km da casa, avendo un bimbo alla materna ho preferito aspettare lo scorrimento della graduatoria in un Ente locale a 30 minuti da casa ma sono mesi che attendo di essere messa in ruolo nonostante carenze di organico paurose. Quanto tempo dovremo aspettare per un lavoro conquistato a caro prezzo con anni di studio e rinunce? Poi ci parlano di merito....

D. 25 anni, facchino della logistica e M. 54 anni, operaio meccanico

Doppi turni, ferie soppresse, non abbiamo mai smesso di lavorare anche nei periodi di maggiori contagi. Alcuni colleghi si sono ammalati, il distanziamento sociale non è sempre possibile, si lavora a stretto contatto, l'automatizzazione di certe produzioni è inesistente, i provvedimenti intrapresi del tutto inadeguati. Carichi di lavoro raddoppiati, quando devi correre per effettuare più consegne non hai tempo di rispettare le normative di sicurezza, non rispetti le norme anti-contagio e neppure il codice della strada. I padroni della logistica sono tra i soggetti che usciranno rafforzati dalla pandemia, fanno affari sulla nostra pelle, siamo la nuova carne da macello. Mio padre, M, è invece una tuta blu, quella che un tempo avremmo definito aristocrazia operaia, un operaio specializzato nella meccanica. Nella sua azienda ci sono stati decine di contagi, lui stesso ha preso il Covid in Primavera come altri colleghi di lavoro, è alle prese con una difficile causa con l'Inail per il riconoscimento dell'invalidità avendo subito danni alla salute permanenti. Il timore della nostra famiglia è che dopo tanti anni di lavoro venga cacciato via, giudicato inidoneo alle mansioni.

Redazione pisana di Lotta Continua

(Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com )

 

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