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Alcune considerazioni sulla crisi dei Monte dei Paschi.

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La crisi del Monte dei Paschi inizia quasi un decennio fa quando la banca fu coinvolta nella truffa dei derivati Santorini Alexandria e che, prima che lo stato facesse ingresso all'interno della Banca, registrò oltre 14 miliardi di euro di perdite. Nel frattempo sono riusciti a raccogliere sul mercato poco più di 8 miliardi di euro ripagando solo due miliardi di debiti allo Stato. Nello stesso periodo i dipendenti sono passati da 30.000 a 20.000. Monte dei Paschi è stata per decenni un grande centro di potere, c'è chi dice nelle mani della massoneria, sicuramente era a tutti noto il suo legame con il più importante partito della sinistra italiana. All'orizzonte si va configurando un ennesimo grande regalo ad una grande banca: Unicredit. D’altra parte se leggiamo le parole del presidente della Regione Toscana ci rendiamo conto che sono affermazioni di ben poco costrutto.

Ai tempi del suo governo Renzi provò a fare entrare nel capitale della banca il fondo del Qatar. A distanza di anni i suoi numerosi viaggi, in qualità di conferenziere, nei paesi del Golfo sono cresciuti e hanno assunto un preciso significato.

Nel 2017 la Banca venne salvata dallo Stato che ha offerto miliardi di euro perché potesse salvarsi. Nessuna nazionalizzazione, ma 8,1 miliardi di euro fra ricapitalizzazioni e conversioni di bond. Lo Stato si è impegnato tuttavia a uscire dalla Banca nel 2021. Oggi Monte dei Paschi potrebbe essere soggetta ad un feroce spezzatino e assorbita da un colosso del settore, Unicredit. Monte dei Paschi, la quinta banca italiana, ha bisogno di fondersi con altri istituti finanziari altrimenti senza un'aggregazione solida non riuscirebbe a stare sul mercato. Basti pensare che il bilancio del 2020 ha registrato un pauroso crollo del margine di interesse con -16%.

Nessuno venga raccontarci che le autorità erano all'oscuro delle manovre per rendere possibile il matrimonio fra Unicredit e Monte dei Paschi.

In questi anni molti istituti finanziari hanno operato in maniera indiscriminata sul mercato, sono stati coinvolti nella truffa dei derivati, hanno accumulato debiti enormi. A fronte del rischio dei cittadini di trovarsi sul lastrico lo Stato è corso ai ripari per salvare gli istituti finanziari.

All'orizzonte c'è anche un'altra operazione, quella che prevede oltre 6000 esuberi fra il personale e inoltre la possibilità che Unicredit possa acquisire soltanto parte Del Monte dei Paschi. La soluzione prospettata da certa sinistra e dalle organizzazioni sindacali è quella di utilizzare il “Fondo esuberi” per pagare i pre-pensionamenti e per finanziare delle buonuscite volontarie, tutto per salvare la faccia ed evitare 6000 licenziamenti.

La Banca di Sviluppo potrebbe acquisire parte di Monte dei Paschi soprattutto per quanto riguarda il Sud Italia e potrebbe anche ripetere l'operazione già sperimentata con la Puglia, consentendo a Monte dei Paschi di mantenere un Consiglio di amministrazione e quindi di fatto mantenersi in vita. Ma a prescindere da quelli che saranno gli accordi e gli sviluppi il destino di Monte dei Paschi è già chiaro, è già segnato. Si tratta del destino di una banca che ha fallito miseramente e di uno Stato che è corso ai ripari spendendo soldi pubblici non per nazionalizzare una banca ma per consentire un'operazione di svendita della stessa.

Redazione pisana di Lotta Continua.

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