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La questione geotermica toscana: conflitto lavoro e ambiente?

centrale-Sasso-2-foto-di-Fabio-Sartori

Da molti anni assistiamo alla falsa alternativa tra mantenere produzioni nocive generatrici di occupazione, e l'ambiente. Proprio in questi mesi abbiamo visto la parabola dei movimenti ambientalisti che si sono spesi politicamente per una alternativa all'Ilva di Taranto, alla galleria in Val di Susa per il TAV Torino-Lione, alla trivellazione del TAP a Melendugno e ogni volta che la questione della bonifica dei siti inquinati entrava in conflitto con gli interessi economici si poneva la questione occupazionale come ostacolo insormontabile, irrisolvibile, tutto in carico ai comitati dei cittadini.

La questione è vecchia e databile almeno 40 anni, ovvero dalla bonifica di Seveso. In quel caso l'ICMESA dovette pagare la bonifica del sito inquinato dalla fuoriuscita di diossina e i costi di quell'intervento di ripristino fu presa come base per contabilizzare il danno ambientale e fu evidente che più grande è l'industria inquinante, più grande il territorio inquinato da bonificare, maggiore la quantità di popolazione investita da elementi nocivi, i costi sarebbero stati talmente alti che nessuna impresa sarebbe stata in grado di sopportare il ripristino e le bonifiche. Da quel momento in poi ogni intervento legislativo è stato teso a favorire la socializzazione dei costi ambientali, riconoscendo alcuni buchi normativi per poter permettere alla grande industria la sopravvivenza.

Nel caso della Geotermia Elettrica Industriale della Toscana, monopolio di Enel, da molti anni sappiamo dei danni ambientali che vengono quotidianamente perpetrati. Le centrali geotermiche Flash, ovvero quelle che emettono i classici soffioni, producono e diffondono nell'aria tonnellate di anidride carbonica, metano, boro, acido solfidrico, ammoniaca, mercurio, tallio e arsenico, che ricadono nella Val di Cecina e sul Monte Amiata. La popolazione investita non è monitorata adeguatamente. Solo negli ultimi anni, dopo infinite richieste alla Regione Toscana, sono saltati fuori i dati di un danno alla salute paragonabile ai siti altamente inquinati come la Val Bormida, Porto Marghera o l'Ilva di Taranto: l'incidenza di alcuni tumori è in alcuni casi superiore a questi siti e fa pensare che siamo di fronte al più grave danno ambientale della storia repubblicana, prodotto da una azienda pubblica, su un territorio vastissimo e su una popolazione tenuta all'oscuro da forze politiche, sindacali e in qualche caso anche ambientaliste. I vertici di Enel energia sono sotto inchiesta della magistratura per disastro ambientale e si sono dimessi, ma la situazione non è cambiata.

Il presidente della Regione Toscana, che prima della sua campagna elettorale aveva stretto un accordo pubblico con  per lo sviluppo della geotermia e incentivi regionali al settore ( in via di privatizzazione quindi con un intervento che potrebbe generare  interessi occulti) per 200 milioni l'anno, ha sollevato un polverone istituzionale, mobilitando sindaci, sindacati e giornali perché il Ministero dello sviluppo economico ha fatto sparire i 400 milioni di sovvenzione al settore, tuttora in mano Enel.

L'azienda elettrica è anche lei in via di privatizzazione; quote consistenti sono già in mano a grandi investitori internazionali che non credono nello sviluppo della geotermia come fonte alternativa (esperimenti tedeschi e cinesi sono fermi al 2014, gli americani, cileni, islandesi e turchi costruiscono centrali solo nelle zone desertiche) a causa degli alti costi di ricerca e trivellazione (oggi a carico dello Stato in Italia) e con una resa piuttosto bassa della produzione elettrica, che ricordiamo è solo l'8% dei consumi energetici totali.

Tutti sanno poi che la fonte geotermica non è rinnovabile: un pozzo geotermico che emunge fluidi caldi dal sottosuolo ha una vita efficace solo per una decina di anni, poi viene “coltivato” col fracking, una miscela di acidi che vengono reimmessi per “spingere” i fluidi profondi verso i pozzi. Questa pratica proibita per gli idrocarburi in Europa è invece altamente praticata dal 1975 proprio in Val di Cecina, una delle cause principali della subsidenza, terremoti e inquinamento di falde acquifere.

Enel da qualche anno ha fatto capire che avrebbe abbandonato il settore, disinvestendo e portando uomini e mezzi finanziari in altri settori. Nei mesi scorsi c'era già stata la sollevazione dei sindaci della Val di Cecina contro la perdita questa fonte di soldi pubblici sulla quale solo una parte della popolazione ne ha beneficiato.

Questo è stato evidente nella manifestazione dello scorso sabato nella quale ex dipendenti Enel, sindacati e apparati di partito con i sindaci in testa hanno dato vita ad una manifestazione SI Geotermia, sulla stessa linea della manifestazione di Torino Si Tav. Il parallelo con le due manifestazioni è evidente: in entrambe chi si oppone al danno all'ambiente e alla salute dei lavoratori viene dipinto come terrapiattista, medioevale, contrario al progresso, mentre difendono un settore industriale che non produce valore da 40 anni e si tiene in piedi esclusivamente con i soldi delle bollette, mentre la Tav sappiamo non ripagherà mai i miliardi spesi per una galleria pericolosa e inutile.

Il conflitto ambiente e lavoro nel caso della geotermia quindi non si pone. Un settore che ormai destinato ad una fine ingloriosa, nel quale nessuno vorrà pagare i danni sociali e ambientali, giunto al crepuscolo della sua parabola, difende con i denti le ultime briciole di potere.

Il problema occupazionale nel settore geotermico poi non è così drammatico. In tutta la Toscana Enel occupa 632 addetti che fanno quasi esclusivamente manutenzione, e servizi (impiegati). L'indotto (pulizie, mensa e piccoli appalti di fornitura) conta circa 1300 addetti. La Valdicecina è considerata una delle più povere della toscana e la geotermia ha esclusivamente generato distruzione del territorio e monocultura occupazionale, non producendo ricadute in altri settori. A causa del danno ambientale le aziende agricole sono alla svendita e le case a Larderello vengono vendute anche a 100 euro a metro quadro. Salvare con soldi pubblici un settore industriale altamente inquinante impedisce lo sviluppo di altri settori, non necessariamente agrituristici. Industrie meccaniche ed elettroniche, di progettazione e rispristino ambientale potrebbero essere incentivate al loro posto, con una programmazione industriale non lasciata agli amici degli amici e con una risistemazione urbanistica e paesaggistica del territorio. Non c'è il lavoro dove non c'è progetto e ripensare la Valdicecina con produzioni pulite può essere la sfida giusta per i prossimi anni utilizzando al meglio i fondi europei e le potenzialità di sviluppo della zona. Relegare la Val di Cecina, ma anche Rosignano con la Solvay, al ruolo di produttore di rifiuti tossici non ci sembra progettare il territorio in maniera adeguata alle sfide del millennio.

I comitati contro la geotermia proseguiranno la loro battaglia perché non si spacci per rinnovabile e pulita una fonte energetica che ha mostrato i suoi limiti anche gravi fin dalla sua nascita e che solo interessi palesi di politici senza scrupoli, aziende energetiche, speculatori finanziari amici del cerchio magico, vorrebbero resuscitare come uno zombie.

Maurizio Rovini

 

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