Di-Maio-Salvini

Settimane convulse, riscrittura della manovra, abbassamento del deficit, rassicurazioni scritte alla Troika sui buoni intenti liberisti del Governo italiano hanno prodotto il risultato dell'assenso di Bruxelles alla manovra di Bilancio Italiana.

Il deficit dal 2,4% è stato ridotto al 2% ma nella manovra c'è anche ben altro di cui non si parla, della spending review (la presenza quotidiana in Tv di Cottarelli vorrà pur dire qualcosa o no?) ad alcuni tagli più o meno occultati. Il Governo ha ridotto la spesa per reddito di cittadinanza e pensioni, redatto l'ennesima programma di spending review e bloccato il sistema di rivalutazioni delle pensioni.  Negli anni scorsi la spending più che revisione di spesa per eliminare gli sprechi è stata una mannaia imposta al sistema sanitario pubblico e agli appalti, rievocarla non è un buon segnale, una sorta di preoccupante ritorno al passato.

Il Problema, irrisolto per il Governo, è sempre lo stesso: la mancata crescita, il Pil programmatico del 2019 sotto l'1%. Intanto i tagli alla prima manovra di Bilancio vanno palesati anche per dimostrare l'arrendevolezza del Governo verso Bruxelles: 6,7 miliardi l'ammontare complessivo e così suddivisi: 2 miliardi in meno alla quota 100, 1,9 in meno al reddito di cittadinanza, 2 miliardi di dismissioni immobiliari con i Comuni incaricati di favorire i cambi di destinazione d’uso.

Poi non dimentichiamo che la spesa relativa alla quota 100 è solo temporanea e non strutturale, condicio sine qua non perché Bruxelles approvasse la manovra.

Chiudiamo sulle pensioni, la rivalutazione delle stesse all’inflazione resterà parziale, insomma è bene andare in pensione il più tardi possibile perché rischi di avere un assegno previdenziale fermo per anni. Come si concilia il mancato adeguamento delle pensioni al costo della vita con la quota 100 che prevede l'anticipo (seppure con penalizzazioni e per soli 3 anni) dell'uscita dal lavoro?

Per capire meglio basta guardare la soglia oltre la quale partiranno i prelievi di solidarietà (da 90mila a 100mila euro), evidentemente i quasi 5 mila euro al mese venivano ritenuti una cifra troppo bassa per applicare qualche decurtazione.

Nei prossimi giorni approfondiremo la questione ma da questi primi elementi possiamo trarre alcune conclusioni senza timore di smentita:

  1. Il Governo si è rimangiato molte promesse sul reddito e sulle pensioni non si supera la Fornero
  2. Il Governo ha accettato il diktat di Bruxelles dopo mesi di polemica mediatica inutile perché è stata sufficiente la minaccia della procedura di infrazione perché Confindustria si recasse da Salvini e Di Maio per dettare la linea sulla manovra economica
  3. Si torna a parlare di spending review, i soldi della Cassa Depositi e Prestiti invece di essere utilizzati per le opere di manutenzione del territorio serviranno anche come anticipo per gli enti territoriali che devono pagare i fornitori
  4. Università, sanità e ricerca continuano ad avere pochi fondi
  5. Attraverso gli accordi collettivi nazionali si aggirano le normative che limitavano il ricorso al tempo determinato, in piena continuità con il passato e i Governi del Jobs act

Federico Giusti – Pisa