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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Occupati e disoccupati: qualche numero

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I primi mesi del 2019 e gli ultimi del 2018 non aggiungono nulla di nuovo a quanto già sapevamo, ossia che la tanto decantata ripresa occupazionale non c'è e a dirlo sono i dati Istat. Economia in crisi non genera occupazione, ecce perché abbiamo sostanzialmente meno occupati e ci riferiamo a lavori dipendenti e agli autonomi da anni ormai in caduta libera. Stando alle cifre qualche migliaio di posti di lavoro in più va pur registrato, effetto del decreto legge sui tempi determinati che obbliga aziende e cooperative alla stabilizzazione, magari ricorrendo a contratti part time.

Se qualche posto di lavoro si è creato lo si deve proprio a questo decreto, allo stesso tempo crescono i disoccupati e non solo per la chiusura di aziende e la inadeguatezza degli ammortizzatori sociali ma perché ci sono meno contratti a tempo determinato o più in generale meno offerte di lavoro. 

Gli effetti del decreto legge sul tempo determinato, passata la fase transitoria, si sono registrati nei primi due mesi del 2019 che guarda caso segnano il maggior numero, rispetto all'ultimo trimestre 2018, di occupati e contratti stabili. Ma a crescere sono i senza impiego, i disoccupati e peggio di noi stanno solo Spagna e Grecia.

Il 2019 vede il tasso di disoccupazione degli under 25  e degli over 35 in aumento, a livello europeo continuiamo a perdere posizioni rispetto agli altri paesi, non solo la Germania ma tutte le altre nazioni del Nord Europa hanno un tasso di istruzione maggiore e assai minore risulta la disoccupazione giovanile, da noi invece crescono i neet, senza studio e senza lavoro, e i migranti verso il Nord Europa.

Sono numeri incontrovertibili a segnare una crescita di posti di lavoro rispetto all'inizio 2018 ma solo attraverso contratti precari, gli impieghi stabili sono ancora un miraggio nonostante le nuove normative in materia di tempo determinato. E i posti di lavoro creati sono comunque assai inferiori a quelli degli altri paesi Ue.

  A segnare il passo poi sono le politiche attive del lavoro, la formazione e l'orientamento, trova lavoro chi è già avanti negli anni e può contare su qualche specializzazione, non a caso trovano lavoro i cinquantenni ma perdiamo invece occupazione sotto i 45 anni. Parlare allora di "grande successo del decreto dignità" ci pare del tutto fuorviante, come sbagliata è la richiesta di Cisl e Uil di chiederne alcune modifiche in senso peggiorativo, a uso e consumo dei padroni.

I posti di lavoro di nuova creazione sono ben pochi rispetto alle reali necessità per dire che è stata superata la crisi, il paese continua ad arrancare e lo scetticismo in giro è sempre più grande

Federico Giusti -- Lotta Continua Pisa

 

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