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La riforma delle province è stata tra le più fallimentari degli ultimi anni, fatta passare come conquista anti-casta nascondeva ben altri motivi dietro a una campagna stampa e politica che ha occultato un dato piccolo ma significativo: le province assorbivano l'1% della spesa totale della Pubblica amministrazione. 

  La legge 190/2014 ha distrutto i bilanci delle province, impedito per anni le assunzioni, non ha saputo ridistribuire funzioni e competenze, la manutenzione di strade, territorio e scuole ha subito una paralisi che alle casse statali è costata non poco per non parlare poi delle vite umane perdute nelle tante "disgrazie" ambientali di cui si è perso non il conto ma anche memoria .
I draconiani tagli alla spesa  delle Province, il blocco delle risorse è tra le cause di tanti interventi irrealizzati, del caos costruito ad arte per il trasferimento di circa 40 mila dipendenti nell'ottica solo di risparmiare la spesa di personale facendo transitare i provinciali negli altri enti locali o nelle amministrazioni statali dove esistevano graduatorie concorsuali aperte.

Ma se ci soffermiamo sui dati, i soldi risparmiati sono stati minori di quelli che abbiamo pagato poi per la tardiva manutenzione dei territori; la distruzione delle Province ha permesso allo Stato di tenersi per sé tante risorse poi indirizzate al contenimento del debito nel rispetto dei dettami di Bruxelles. Se dovessimo operare un calcolo tra costi e benefici i risultati sarebbero assai deludenti, sicuramente si sono spesi molti più soldi, e tanti ne dovremo spendere per i prossimi anni, di quelli risparmiati.

In questi giorni imperversa la questione del reddito di cittadinanza ma non leggiamo che i centri per l'impiego sono in grave difficoltà anche per i tagli imposti alle Province e alle politiche di orientamento e formazione in materia di lavoro, altra omissione resa possibile dal silenzio dei grandi media e dalla servitù sindacale dei maggiormente rappresentativi.
Sempre in queste ore discutono della riforma degli enti locali e molti stanno puntando il dito contro la rinascita delle Province che porterebbe nuove spese per la politica e la burocrazia. Una lunga sequela di inesattezze costruite ad arte, per esempio quando si parla di organici provinciali rimasti intatti per "la mancata realizzazione della Riforma", in realtà gli organici sono dimezzati e complessivamente nell'arco di un decennio nella Pubblica amministrazione si sono persi 500 mila posti di lavoro con il silenzio assenso di Cgil Cisl Uil.

Non corrisponde a verità neppure la notizia che le funzioni provinciali sarebbero state trasferite ai Comuni perché sono state invece acquisite dalle Regioni. Se poi volessimo ragionare in termini solo ragionieristici potremmo dire, senza timori di smentita, che ad essere stata falcidiata è stata la spesa di personale nella Pubblica amministrazione mentre nel caso dei dipendenti provinciali abbiamo avuto solo il trasferimento della spesa da Province a Comuni e Regioni senza per altro ottenere benefici in termini di efficienza e miglioramenti di servizi.

Le province erano scomode per tanti motivi, per esempio le competenze in materia di lavoro, ambiente e territorio, le funzioni delle Province erano autonome e non sovrapponibili a quelle degli enti locali. La soppressione delle Province è quindi il risultato di una miserabile operazione atta a indebolire la Pubblica amministrazione con la scusa di ridurre i costi della politica.

Il fallimento della Del Rio è palese ma ad accorgersene sono ancora pochi, saranno necessari ulteriori danni prima che si aprano gli occhi?

Federico Giusti – Lotta Continua Pisa