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Da oggi i bisognosi di casa che occupano in assenza di reali alternative, quanti non possono essere accolti nelle case dei parenti o dormire in macchina e in luoghi di fortuna senza contrarre malattie o perdere la patria potestà sui figli, sanno a cosa vanno incontro, ossia a una sicura condanna in Tribunale.
Una recente sentenza non prevede alcuna attenuazione della pena, l'occupazione non è considerata un fatto tenue ma reato grave soprattutto se riguarda una casa popolare. In teoria potremmo anche dire che l'occupazione di una casa popolare impedisce ad altro bisognoso presente in graduatoria di accedere a una abitazione, in realtà vediamo anni di attesa per la consegna effettiva di una casa, la carenza di fondi per la manutenzione degli immobili di edilizia popolare e non possiamo che assumere un altro punto di vista.
Ora sappiamo che occupare una casa popolare significa subire una condanna pesante, la motivazione addotta dalla Corte di Cassazione( sentenza n. 13765 del 29 marzo 2019) è quella di condannare chi impedisce di fatto l’assegnazione a soggetti più bisognosi stabilendo una sorta di priorità non comprovata da alcun fatto poiché non si può stabilire una sorta di priorità dinanzi ad un bisogno reale dettato da ragioni economiche, sociali e da cause oggettive.
Il fatto che oggi la Magistratura neghi la non punibilità per particolare tenuità del fatto che il nostro codice Penale prevede all'articolo 131 bis si spiega con il vento securitario soffiato dal Ministro Salvini e dalle circolari che impongono monitoraggio degli immobili occupati e il loro prossimo sgombero. Ma così facendo si considera alla stregua di un delinquente abituale l'occupante di casa che risponde invece ad un bisogno reale, si criminalizza poi il bisogno sociale stesso e si sottopone al pubblico ludibrio l'intera famiglia occupante. La certezza della condanna, e della pena, invocata contro l'occupante di casa è l'atto finale della criminalizzazione e penalizzazione di reati sociali. È  alquanto insolito pensare che una occupazione possa alterare le procedure di assegnazione degli immobili, basterebbe che gli istituti autonomi delle case popolari, gli enti locali stessi, prevedessero tempi di manutenzione e di consegna degli immobili non lunghi e dettati dalle esigenze di bilanci che destinano irrisori fondi a questi capitoli di spesa. La certezza della assegnazione, l'autorecupero sarebbero le risposte giuste e immediate per scongiurare la criminalizzazione dei reati sociali e ridurre a casi veramente sporadici le occupazioni di case popolari. Ma in questo caso dovrebbe esserci una volontà politica oggi inesistente, da qui infatti scaturisce la criminalizzazione dei reati sociali.

Federico Giusti – Lotta Continua Pisa