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Da qualche mese i rider hanno guadagnato invisibilità mediatica suscitando attenzione anche nei media dopo alcune iniziative di lotta e di pubblica denuncia intraprese con intelligenza.

È trascorso quasi un anno da quando Luigi Di Maio volle incontrare le associazioni dei rider assumendosi impegni poi disattesi, chiamando al tavolo ministeriali rappresentanze sindacali e comitati di lotta e minacciando un provvedimento governativo per riconoscere diritti agli invisibili lavoratori della cosiddetta Gig economy. Se da una parte Cgil Cisl Uil hanno provato a trovare una sintesi con l'applicazione del contratto della logistica, dall'altra il Governo ha annunciato un emendamento al Ddl Catalfo sul salario minimo.

Alcune Regioni, come quella del Lazio hanno nel frattempo approvato legge regionali riconoscendo qualche tutela ai rider, il Governo dal canto suo sta provando la via legislativa nell'ottica di riconoscere se non proprio il carattere subordinato ai rider almeno il pagamento della indennità giornaliera di malattia, il riconoscimento della degenza ospedaliera, del congedo di maternità e parentale ai circa 10mila rider, una piccola parte di quei lavoratori della Gig workers che vengono quantificati tra i 700 mila e 1 milione

Per esempio, ai rider delle piattaforme digitali verrebbe riconosciuto il salario non in base alle consegne effettuate ma secondo quanto prevedono i contratti collettivi nazionali, quindi copertura previdenziale, assicurativa e infortunistica a carico delle imprese titolari delle piattaforme digitali.

Un passo indietro rispetto al riconoscimento del carattere subordinato della prestazione lavorativa con sentenze del tribunale alquanto controverse che calcolano la retribuzione in base a quanto prevede il contratto collettivo logistica-trasporto merci, con l'Unione Europea che esclude il carattere autonomo del lavoro dei rider e prevede alcuni diritti minimi. Insomma una norma alquanto controversa che non vuole sciogliere il nodo relativo al riconoscimento del rider come lavoro autonomo.

La legge della regione Lazio, scritta con la Cgil, non riconosce il carattere subordinato del lavoro digitale ma accoglie diritti e tutele in materia di previdenza, infortunio, sicurezza imponendo alle piattaforme l'obbligo della manutenzione dei mezzi di lavoro e alla copertura assicurativa della forza lavoro, si introducono diritti, si rifiuta il cottimo, si inquadra la forza lavoro nel contratto della logistica ma senza un riconoscimento completo ed effettivo del carattere subordinato di queste prestazioni . In estrema sintesi, pur venendo meno la retribuzione sulla base del cottimo, si prefigura uno scontro tra due soluzioni, una negoziale e l'altra contrattuale anche se entrambe le soluzioni sembrano escludere il riconoscimento del rider come lavoratore subordinato. È questa la principale contraddizione, qualunque sia la strada intrapresa si finisce con il negare al lavoratore il riconoscimento a pieno titolo della prestazione subordinata pensando che la soluzione sia solo quella di accrescere tutele accordando qualche diritto salariale e il riconoscimento all’applicazione di un contratto, quello della logistica, senza ledere il potere delle piattaforme

Federico Giusti – Lotta Continua Pisa