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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Pisa: proibito sfilare!

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La Lega e la coalizione di destra che sostiene il Sindaco Conti l’avevano giurata già in campagna elettorale: niente moschea e stop a CanaPisa. 

A distanza di quasi 1 anno dall’insediamento della Giunta, la costruzione della moschea è stata impedita con una querelle che avrà sicuramente strascico giudiziario, ora è la volta della Street Parade.

Nella giornata del 15 ci sono stati incontri con i vertici della Prefettura e della Questura di Pisa ma a tarda serata la notizia diffusa è stata quella di ribadire il no al corteo (autorizzando il solo presidio) deciso alla unanimità dal coordinamento cittadino per l'ordine pubblico dove ci sono il comandante dei Carabinieri, Prefetto, Questore, Comandante della Guardia di Finanza e Sindaco

Ma perché vietare il corteo del Canapisa che ogni anno, a maggio, attira migliaia di persone da ogni parte d’Italia?

Lo abbiamo chiesto a Federico Giusti del Sindacato Generale di Base, tra i promotori di un appello alla manifestazione sottoscritto da decine di uomini e donne, attivisti sociali, esponenti politici (perfino il Pd) e del sindacalismo di base.

D: La Giunta della Lega per il proibizionismo?

In questo sono coerenti, avevano annunciato che avrebbero avversato la Street e in queste ore è arrivato il divieto di sfilare (il Sindaco ha ribadito, alla pari di Questore e Prefetto, che autorizzare un presidio significa riconoscere il diritto a manifestare) Sabato 18 Maggio. L’appello da noi lanciato si prefigge un obiettivo: ripristinare il diritto a manifestare previsto dalla Costituzione, il diniego sarebbe invece un motivo di ordine pubblico. Spieghiamoci meglio: la Lega ha annunciato, con tanto di Sindaco con fascia tricolore, una manifestazione a poche centinaia di metri dalla piazza della Stazione dove è stato accordato un presidio ove saranno presenti anche i commercianti. Non si capisce la ragione per la quale vietare la Street visto che gli organizzatori hanno dichiarato di avere accolto le richieste della Questura (ndr di manifestare non nel centro cittadino ma nella immediata periferia con partenza dalla Stazione), un diniego che ci ha spinto a chiedere un incontro (accordatoci) al Questore e al Prefetto.  Non è possibile contenere in uno spazio angusto un numero elevato di manifestanti, in tal caso ci sarebbero motivi fondati di pericolo per non parlare poi del fatto che con i soldi pubblici sono stati allestiti giardini e quei giardini sarebbero invasi proprio per mancanza di spazio.  Si crea volutamente il caos per poi addebitare a Canapisa responsabilità derivanti invece dalla decisione di proibire la manifestazione. A pochi giorni dalla campagna elettorale il diniego al corteo rappresenta un successo da spendere davanti all'opinione pubblica.

Sia ben chiaro che dietro a questa decisione ci sono fortissime pressioni (provenienti dal Viminale?) ma compito della Questura e della Prefettura sarebbe stato quello di assicurare il diritto a sfilare pur nel rispetto di quelle regole e prescrizioni fissate. È un discorso garantista che ha tenuto insieme decine di firmatari dell’appello per il diritto a manifestare. 

Poi se chiedete di esplicitare il pensiero mio e di tanti altri (ma non tutti i firmatari dell’appello) posso aggiungere che dietro alla campagna contro il Canapisa si cela ben altro, dall'odio verso l'antiproibizionismo all'idea di una città vetrina costruita ad immagine e somiglianza dei commercianti. Poi c'è il rifiuto della cultura del diverso, sia esso musulmano o antiproibizionista, non a caso si vieta anche la costruzione della Moschea nonostante il parere favorevole della Sovraintendenza e l’avvio di una procedura a costruire correlata da tutti i permessi previsti dalle normative urbanistiche. Prendiamo ad esempio la nozione di degrado urbano: degrado è tenere interi palazzi del quartiere della stazione, e non solo, murati per impedire le occupazioni, in anni lontani un Sindaco indossò la fascia tricolore per requisire appartamenti destinati alla emergenza abitativa.

 Degrado è avere concepito dei quartieri senza spazi verdi e aree sociali, cacciando via per anni gli autoctoni attraverso il rincaro degli affitti visto che la nostra città ospita migliaia di studenti fuori sede e le associazioni degli inquilini hanno sovente denunciato gli affitti al nero. Possiamo allora dissentire sull’antiprobizionismo ma non smentire che proprio il proibizionismo nel corso degli anni ha alimentato commerci illeciti e il consumo delle droghe pesanti. 

Può piacere o no una street, una Giunta può decidere con la Questura e la Prefettura una lunga serie di prescrizioni, si può anche delocalizzare il corteo ma da qui a vietarlo corre grande differenza. Ecco il salto di qualità nella gestione dell’ordine pubblico.

D: Ma qualcuno obietta che la Street non sia poi un grande esempio di antiproibizionismo?

Intanto alla Street partecipano migliaia di giovani, gli organizzatori hanno da anni organizzato un servizio di pulizia con spazzini in fondo al corteo per rimuovere carte, bottiglie e la città viene restituita più pulita. Il Comune in questi anni avrebbe dovuto mettere, in passato, a disposizione più bagni chimici e decidere magari un’area dove allestire i concerti finali lontana dai centri abitati, se non l’ha fatto la responsabilità non ricada sugli antiproibizionisti. Poi chi come noi ha superato i cinquanta può anche non ritrovarsi con certe modalità di manifestare ma il problema resta altro: le scuole non hanno bisogno dei cani antidroga ma di immobili moderni e non fatiscenti, di palestre e di laboratori dove le attività proseguano anche oltre il suono della campanella. Abbiamo bisogno non di incrementare le forze dell’ordine ma di avere educatori, insegnanti, medici, professionalità che mancano ai servizi pubblici. Questa è la nostra visione del mondo: servizi pubblici moderni e funzionanti, progetti di recupero scolastico e spazi ove acquisire professionalità, conoscenze e dove potere socializzare. È in gioco una idea e pratica del sociale e del comune che non può essere più sottovalutata. Quanti oggi negano il diritto a manifestare, perché un presidio non è la stessa cosa di un corteo, non usano altrettanta energia contro chi fa apologia del fascismo alimenta l’odio razziale in maniera palese od occulta. Due pesi e due misure diverse assolutamente inaccettabili. Ma ovviamente ci verrà risposto che siamo dei settari...

D: esistono soluzioni?

Sarebbero esistite, usiamo il condizionale vista la volontà di impedire il corteo, per esempio far sfilare la street dalla stazione alla periferia come era stato richiesto, poi sono subentrate altre decisioni frutto anche di forti pressioni. Ma il problema è anche altro: rimettere in discussione le priorità per la città e il paese che non sono i selfie di Salvini ma ben altro.

 Non servono i pacchetti sicurezza come non serviva la Legge Minniti. Lavoro, welfare, diritto alla istruzione e alla sanità, maggiore democrazia nel corpo sociale. Interpretando Brecht, prima o poi la ruota della repressione e la stessa barbarie colpisce anche quanti si credono in salvo, o si costruisce un argine all’autoritarismo oppure la soluzione ai problemi sociali sarà solo quella della repressione. 

Chiamatelo come volete, fascismo o autoritarismo che sia, quando si invoca lo stato di polizia presto si colpiranno anche i lavoratori e le lavoratrici impedendo loro di rivendicare condizioni di vita e di lavoro dignitose.

A cura della Redazione pisana di Lotta Continua

 

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