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Sono 150 i tavoli di crisi occupazionale aperti al Mise che coinvolgono più di 210mila lavoratori. Da qui scaturisce la necessità di nuovi e maggiori ammortizzatori sociali per fronteggiare una crisi che investe tutti i settori, in particolare siderurgia, agroalimentare, meccanici, logistica elettrodomestici

Ecco spiegata la ragione dell'aumento delle ore di cassa integrazione straordinaria, nel primo quadrimestre 2019 cresciuta del 26% rispetto al 2018 ma se guardiamo ai primi 4 mesi dell'anno l'aumento è del 78% 

Sarebbe utile passare in rassegna le aziende in crisi, troveremmo marchi e aziende un tempo estremamente competitive sul mercato mondiale, la crisi investe sempre più il settore commerciale e della distribuzione, multinazionali portano i libri contabili in Tribunale dichiarando fallimento.

Chiude i battenti con licenziamenti di massa la Mercatone Uno o la Shernon Holding Srl con la chiusura dei suoi 55 punti vendita: senza dimenticare che la fusione tra Conad e Auchan Sma potrebbe determinare migliaia di esuberi.

Una situazione sempre più grave con un terzo dei 210mila lavoratori delle aziende in crisi a concreto rischio di licenziamento e con scarse possibilità di essere ricollocati in altre aziende visto che non esistono i percorsi di reindustrializzazione e riconversione

I dati non ammettono smentita e non possono essere sminuiti se pensiamo che solo tra il 2014 e il 2017 ci sono stati ben 160 tavoli di crisi dedicati ad altrettante aziende, numeri importanti che riguardano oltre 600 mila lavoratori dei quali a mala pena il 13 % ha trovato un altro lavoro dopo il licenziamento. 

Sono i numeri della crisi che ormai attanaglia il nostro modello produttivo

 Federico Giusti (Lotta Continua - Pisa)