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Ci ha lasciato a 79 anni per infarto Giulietto Chiesa.

In rete leggiamo tanti post di cordoglio, siamo colpiti dal decesso ma non vogliamo trasformare Chiesa nell'icona dell'antimperialismo in virtu' di posizioni ondivaghe e contraddittorie.

Attivista della Federazione Giovanile comunista e del Pci, giornalista dell'Unità e poi de La Stampa, Giulietto è stato un grande giornalista, uno che scriveva dal campo e solo dopo essersi documentato, dopo avere ascoltato i protagonisti, e non, dei fatti sui quali doveva scrivere. Dai reportages del giornalista conosciamo la guerra in tutti i suoi effettivi nefasti, di questo non gli renderemo mai abbastanza merito.

Ma il Chiesa politico era ben altro dal Chiesa giornalista. Sentirlo elogiare da qualche vetero comunista fa ridere se pensiamo che fu legato a Gorbacev e ne esaltò l'operato, un innamorato così acritico da pensare che la lista presentata un paio di anni fa dall'ultimo presidente Urss avrebbe riportato un gran successo quando a malapena ha raggiunto l'1%.

Il Chiesa parlamentare europeo nel gruppo liberale (!) e gli ultimi anni con Pandora Tv che ha contribuito a sdoganare fascisti e pensatori populisti alla Fusaro, il Chiesa che non disdegnava incontri pubblici con l'estrema destra nel nome della lotta all'imperialismo, continui e arrendevoli cedimenti al complottismo e simpatie verso l'impresentabile Dugin, emblema dei rosso-bruni e di un mix tra stalinismo e nazismo.

Il Giulietto Chiesa amico dei rosso-bruni nella ricerca del fronte unitario contro il nemico comune impersonificato dall'imperialismo Usa non ha reso giustizia all'uomo, al giornalista dei decenni precedenti. Ad alcuni convegno No Nato, accanto agli scritti di Chiesa ci è capitato di vedere libretti contro le Ong e il multiculturalismo, un brodo ideologico che alla fine porta solo acqua all'estrema destra razzista senza contribuire fattivamente alla rinascita del movimento contro la guerra e l'imperialismo.

A chi dice che la morte di Chiesa pesa più di una montagna vorremmo ricordare gli ultimi anni all'insegna della confusione ideologica, del protagonismo sfrenato, degli alleati impresentabili e dell'innamoramento senile per il sovranismo. Perché, sia ben chiaro, un'alternativa esiste ancora ma si chiama antimperialismo e non ci sembra che la Russia di Putin possa essere definita tale. Quindi evitiamo di trasformare Chiesa nell'icona dell'antimperialismo e men che mai del comunismo, rendiamogli merito per il suo passato senza alcuna nostalgia per le giravolte politiche e analitiche degli ultimi dieci anni