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Di vetrine rotte, fioriere rovesciate e vite umane

Se una vetrina distrutta, un negozio bruciato, una fioriera rovesciata significano di più dell’assassinio di George Floyd, di Brianna Taylor e di tanti altri, se l’oppressione di milioni persone a causa del colore della loro pelle non valgono un negozio di Chanel svaligiato, non siete umani, siete morti dentro anche se non ve ne accorgete.

Certo, all’interno delle proteste in corso in tutti gli Stati Uniti c’è una dialettica costante sui mezzi di lotta da utilizzare, su quale tattica sfruttare a seconda delle diverse circostanze. Ma è chiaro a tutti che la scelta sui mezzi da adottare spetta a chi i movimenti li anima in prima persona, rischiando i manganelli, gli arresti e la vita. Spetta agli afroamericani che sono in piazza giorno e notte decidere come e dove andare collettivamente. La parola degli esperti, dei mezzobusti televisivi, dei manifestanti da tastiera vale zero.

Come ha spiegato l’attivista Tamika Mallory “gli edifici non stanno bruciando solo per il nostro fratello George Floyd. Stanno bruciando perché la gente in Minnesota sta dicendo alle persone di New York, della California, di Memphis, alle persone di tutta la nazione: quando è troppo è troppo”. Riguardo alle polemiche per l’incendio del grande magazzino Target e della catena di accessori per auto Autozone, continua dicendo che “non me ne frega niente se bruciano Target, perché Target dovrebbe essere per strada con noi, chiedendo la giustizia che il nostro popolo merita. Dove era Autozone quando hanno sparato a Philando Castile nella sua auto, che è esattamente quello che rappresentano?”.

I supermercati che vengono svaligiati sono gli stessi che hanno alzato i prezzi duranti i momenti più duri del Corona Virus. I loro padroni non hanno rinunciato ad un briciolo delle loro ricchezze per alzare le paghe da fame di cassieri, addetti alle pulizie e magazzinieri.

Le grandi catene commerciali pagano ai loro commessi salari da fame. Lavorare a chiamata in uno dei negozi delle grandi firme di Soho, saccheggiati nelle scorse notti, non permette di vivere al di sopra della soglia di povertà. Queste sono le stesse aziende che con le loro incessanti e malate campagne pubblicitarie propagandano da anni modelli di vita legati al consumo ossessivo, all’apparire come unica forma di vita socialmente accettabile.

A New York 1,7 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, mentre a giugno 2019 è stato venduto un appartamento per 248 milioni di dollari.

Allora, come i manifestanti in America ci insegnano, c’è più valore politico in una vetrina rotta che in una vita di appuntamenti elettorali all’insegna del meno peggio.

 Da New York, Lorenzo

Redazione pisana Lotta Continua - 1° giugno 2020