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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Non chiamatele mele marce, di marcio c'è solo lo stato penale

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L'arresto e l'iscrizione nel registro degli indagati di carabinieri con accuse pesantissime, il sequestro di una stazione dei Cc sullo sfondo di una situazione definita dal Gip cupa e inquietante.

Siamo in presenza di un fatto non nuovo ma di dimensioni tali da indurre i vertici dell'Arma e il Ministero a prendere dei seri provvedimenti.

Ufficiali e graduati hanno chiuso un occhio di fronte a reati commessi da uomini in divisa, quello che contava erano i risultati in termini di sequestri e arresti, ma questi risultati sono stati ottenuti con la sospensione dello stato di diritto e commettendo reati gravissimi, è ciò che si evince dalle intercettazioni e registrazioni riportate dalla stampa.

Si è scoperto che alcuni carabinieri abusassero deliberatamente del loro potere anche al fine di arricchimento personale con tenori di vita così elevati che avrebbero dovuto indurre almeno ad una inchiesta interna.

Siamo dinanzi a reati pesantissimi con una inchiesta ancora all'inizio che potrebbe portare a individuare una lunga rete di responsabilità e connivenze.

Questi fatti di cronaca inducono ad alcune riflessioni

  • lo stato di diritto non esiste da tempo, almeno da quando le legislazioni emergenziali da eccezionali sono divenute ordinarie con la limitazione degli spazi di libertà e democrazia
  • sono decine le denunce di abusi commessi da uomini in divisa, in molte caserme o durante un fermo di polizia si è entrati vivi e in salute ma si è usciti o morti o con gravi lesioni, senza generalizzare possiamo comunque dire che nei paesi a capitalismo avanzato, fin dagli anni Settanta, sono stati costruiti meccanismi repressivi e di controllo sociale che hanno giudicato inevitabile la sospensione dei diritti democratici.
  • Una sorta di performance per valutare la carriera degli uomini in divisa dipendente dai risultati ottenuti, sarà per questo motivo che gli autori della mattanza genovese hanno fatto carriere folgoranti e, quando sospesi per anni dalle forze di polizia, salvo poi essere riammessi, sono stati assunti da società con partecipazioni statali con incarichi ben remunerati. Ma i risultati ottenuti in termini di arresti e denunce non possono prescindere dal rispetto delle elementari norme del diritto, così non è stato a Piacenza, così non è in molte altre situazioni. Farneticanti sono le dichiarazioni di solidarietà di esponenti politici del centro destra, umana decenza imporrebbe loro almeno di leggere i giornali. Garantisti verso i detentori del potere ma feroci verso i reati degli ultimi.
  • Siamo in presenza di una cultura securitaria che ha portato ad utilizzare perfino la Polizia locale in ambiti di ordine pubblico nella lotta al cosiddetto degrado urbano, salvo poi scoprire che il degrado comporta la rimozione di panchine e fontanelle, la chiusura di tanti spazi sociali a disposizione degli ultimi espulsi dai centri storici delle città vetrina

Alla luce di queste considerazioni vengono spontanee alcune proposte sulle quali ricostruire una critica all'esistente

  1. In Italia ci sono troppi uomini in divisa e pochi operatori sociali, pochi dipendenti in sanità, pochi vigili del fuoco e guardie forestali (oggi assorbite nell'arma dei carabinieri). Invertire la tendenza significa sottrarsi alla logica securitaria che porta tanti Enti locali a privatizzare servizi assumendo vigili urbani da utilizzare nella lotta al degrado urbano e non contro l'abusivismo edilizio e il lavoro nero.
  2. I codici identificativi degli agenti sono una esigenza imprescindibile.
  3.  i criteri di valutazione delle forze dell'ordine non possono essere sulla base degli arresti effettuati, questa logica securitaria porta imprescindibilmente alla sospensione dello stato di diritto
  4. una commissione di inchiesta dovrebbe mettere insieme le centinaia di casi di violenza arbitraria denunciata da cittadini, aprire procedimenti penali e disciplinari per colpire chiunque abbia violato i diritti umani, civili e di cittadinanza
  5. I fatti di Piacenza dimostrano quanto più volte denunciato (a proposito di manifesti dichiaratamente fascisti fotografati nelle caserme italiane) ossia che si è fatta strada l'idea che le forze dell'ordine siano impunibili e per questo possano violare codici e regole che dovrebbero essere la base di uno stato di diritto borghese.
  6. non parliamo di mele marce, se del marcio esiste (e per noi non basta parlare di ferita ma piuttosto di cancrena ai danni della libertà e democrazia) riguarda lo stato penale, la nozione di degrado urbano e la sospensione dei diritti democratici (dalle carceri alla società). I fatti di Piacenza sono un segnale preoccupante, la campana suona per tutti e continueranno i suoi rintocchi a lungo almeno fino a quando non andremo a cambiare lo stato delle cose presenti

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