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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Il Governo degli indecisi: ultime considerazioni a margine del contagio. Chi sta pagando la crisi?

comunisti

 Giorno dopo giorno decessi e contagi aumentano e il virus si sta diffondendo a livelli tali da imporre un ulteriore Dpcm, questa volta con norme ancora più dure e probabile ritorno a parziali lockdown.

Il Governo ha affrontato la fase due del contagio con approssimazione, timoroso di non scontentare Confindustria e Ue alla quale aveva fatto promesse in materia di economia che nessun paese riuscirà per altro a rispettare.

La Gran Bretagna, la Francia e il Belgio sono alle prese con una situazione ancora più drammatica della nostra quanto a contagi ma in queste ore acquisiamo la consapevolezza che il numero degli ammalati e dei morti è così elevato da imporre decisioni veloci e drastiche.

Ci aspettano mesi difficili soprattutto perché iniziano a scarseggiare i soldi degli ammortizzatori sociali, gli aiuti a favore delle aziende chiuse o bloccate per la pandemia.

A pagare potrebbero essere innanzitutto i lavoratori, il rinvio a marzo del divieto dei licenziamenti collettivi ci sembra ben poca cosa se pensiamo che siamo già a inizio novembre e davanti a noi si prospettano mesi di paralisi di una buona parte delle attività economiche.

Divieto di spostamento tra Regioni, lockdown e zone rosse in alcune aree metropolitane, incremento della didattica a distanza e del lavoro agile, maggiori controlli sul rispetto degli orari di chiusura dei bar, queste le prossime mosse al vaglio del Governo. Siamo certi che tra pochi giorni l'Esecutivo tornerà sull'argomento con un ulteriore Dpcm e, vedendo il picco dei contagi, è ipotizzabile uno scenario nel quale le sole uscite consentite siano quelle casa-lavoro o verso familiari anziani e non autosufficienti, l'ingresso di un solo componente per famiglia nei supermercati.

Le manifestazioni di questi giorni sono del tutto legittime ma guardando ai numeri capiamo quanto nel paese sia forte la paura e preponderante rispetto alla rabbia e alla disperazione.

Categorie in piazza per chiedere norme diverse da quelle del dpcm, aiuti economici per le attività sospese, qualche gruppo di estrema destra a infiltrarsi in manifestazioni rivendicando libertà che in bocca a loro suona solo come una bestemmia, i gruppi organizzati del tifo, la rabbia popolare in qualche città. Una situazione magmatica che imporrebbe qualche riflessione visto che a Marzo chi oggi sta zitto potrebbe risvegliarsi bruscamente con la lettera di licenziamento.

Serve allora una riflessione sugli scenari futuri, individuare obiettivi perseguibili (ad esempio una Patrimoniale che tassi i grandi capitali e finanzi gli aiuti a chi perde lavoro , il divieto di licenziamento collettivo a tutto il 2021,spese sanitarie al di fuori di ogni tetto di spesa almeno per il 2021 e 2022, assunzione straordinaria dei precari nella Pubblica amministrazione, rimozione del numero chiuso nelle facoltà legate alle professioni sanitarie) e capire che questa crisi non sarà passeggera.

I soggetti più colpiti sono gli under 35, i giovani precari legati alle attività della ristorazione e del turismo, il mondo dello spettacolo e chi andava avanti con contratti precari, stagionali o di altro tipo.

Tra qualche mese potrebbe essere la forza lavoro legata agli appalti aeroportuali tanto per dirne una.

Ma i soggetti colpiti dalla crisi sono anche quelli che percepiscono stipendi più bassi, scopriamo un paese nel quale si guadagna poco soprattutto in alcune aree geografiche e fasce di età o settori legati ad alcune produzioni. E chi guadagna poco non ha possibilità di risparmiare qualche soldo, venendo meno il lavoro e la scarsa retribuzione non c'è che da sperare negli aiuti statali. Ma quanti sono i soldi a disposizione per gli ammortizzatori sociali?

Una domanda che necessita di immediata risposta perché la crisi non debba essere pagata da chi ha già poco o nulla ma da quanti hanno speculato e si sono arricchiti negli ultimi 30 anni con l'enorme flusso dei capitali verso le rendite e non più a favore di salari e welfare.

Redazione di Lotta Continua (da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com)

 

In risposta a Cacciari: chi se la prende con i lav...
Per una fenomenologia di Confindustria

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