Si è tenuta Sabato 21 Novembre la seconda conferenza dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti\e dopo la prima assemblea del Settembre scorso. Noi abbiamo partecipato, e ascoltato, a entrambe le assemblee e vorremmo portare alla discussione alcune riflessioni.
Oggi definirsi comunisti/e senza una pratica conseguente ha poco senso, abbiamo comunisti/e che ormai svolgono un ruolo di conservazione e hanno perso ogni agire e pensiero conflittuale. Gli anni della permanenza al Governo delle esperienze nate a sinistra dei democratici di sinistra hanno forse sancito la fine delle esperienze di massa dei comunisti nel nostro paese come dimostrato dalla assenza dei comunisti nell'agire conflittuale e perfino da risultati elettorali con percentuali da prefisso telefonico.
Una assemblea di comunisti\e ha un senso se riusciamo a raggiungere alcuni obiettivi quali
- aggiornare la lettura della contraddizione tra capitale e lavoro, comprendere i cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni e non rispondere in termini ideologici per altro scissi da pratiche conseguenti. Dallo smart alle piattaforme, dalla logistica ai servizi, dal pubblico impiego al terzo settore, si tratta di capire come il capitale si sia riorganizzato, con quali forme e dinamiche di sfruttamento
- in giro non vediamo sufficiente attenzione verso la perdita del potere di acquisto e di contrattazione dei salari e delle pensioni che restano per noi dirimenti al pari della costruzione di casse di solidarietà attiva contro la repressione e gli infortuni\morti sul lavoro e le malattie professionali
- La crisi da COVID 19 non è solo crisi sanitaria, pensarlo sarebbe una visione riduttiva di processi assai più complessi che portano a pensare che il capitale non sia arrivato a una criticità derivante dalle contraddizioni emerse a livello sistemico, contraddizioni che non sono colte e men che mai utilizzate per ribaltare rapporti di forza mai così sfavorevoli
- in alcune aree di compagni è ancora presente la idea della riformabilità di sindacati ormai compromessi come la Cgil. Noi non lesiniamo critiche al sindacalismo di base ma pensare di mettere sullo stesso piano sindacati di base e quelli concertativi significa non tenere conto della storia degli ultimi 40 anni
- il dialogo tra Landini e Bonomi lascia intendere che sia all'orizzonte una sorta di nuova grande svolta dell'Eur e un compromesso storico vergognoso che vedrà soccombere la classe lavoratrice rispetto al capitale. rispetto a questi processi, come anche gli scenari che si apriranno da Primavera 2021 con il ripristino dei licenziamenti collettivi, crediamo serva un salto di qualità analitico e pratico di cui una assemblea di comunisti\e dovrebbe iniziare a parlare senza primogeniture e senza la pretesa si sostituirsi a sindacati e processi di massa
La Redazione di Lotta Continua