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Cambia il colore dei governi, ma non cambiano le politiche repressive e di controllo sociale contro chi lotta e non si piega.

Tutto l’ampio ventaglio delle misure repressive e di intimidazione possibili viene messo in campo per fermare le lotte: cariche ai picchetti, denunce, arresti domiciliari, fogli di via, provvedimenti cautelari, operazioni di polizia con perquisizioni delle abitazioni e sequestro di telefonini e computer, procedimenti di revoca dei permessi di soggiorno. Non manca la repressione economica con multe per complessive migliaia di euro per assembramenti davanti al proprio posto di lavoro: gli assembramenti sul lavoro sono consentiti, fuori dai cancelli sono un reato. Tutto questo è successo a Piacenza alla Fedex-TNT per colpire i lavoratori organizzati nel Si Cobas. Il sapore intimidatorio lo si vede anche dalla forma inaudita con cui è stata condotta l’operazione: un’irruzione nelle abitazioni dei lavoratori alle 6 del mattino per cercare materiale (che tipo di materiale?) requisendo normali mezzi di comunicazione, neanche si trattasse di un’operazione antiterrorismo.

Questi provvedimenti vessatori prendono pretesto da una lotta sindacale condotta in modo pacifico e trasformata in un problema di ordine pubblico in seguito all’intervento violento delle forze di polizia davanti ai cancelli della Fedex-TNT. Ma sarebbe un errore politico imperdonabile non capire che questa operazione di polizia non prende di mira una singola lotta operaia. Solo con uno sguardo più ampio si può comprendere che l’obiettivo della pesante intimidazione mira a colpire avanguardie di lotta organizzata di un territorio di importanza strategica per i flussi di merci. Piacenza è infatti un nodo di primaria importanza per lo smistamento di merci per tutto una vasta regione padana e non solo. È evidente che con questa operazione si vuole colpire un sindacato che ha fatto della difesa dei diritti economici e di organizzazione di classe il suo obiettivo. Nulla deve disturbare il “normale” arricchimento dei grandi gruppi della logistica.

La necessaria vicinanza e solidarietà nei confronti dei lavorati colpiti deve trasformarsi in atti concreti, in solidarietà materiale. Quando l’accusa reale è quella di praticare la lotta di classe non ci si può limitare a gesti simbolici, il miglior sostegno è quello di lavorare alla costruzione un ampio fronte di lotta che sappia superare frammentazioni e arroccamenti identitari. Come collettivo di controinformazione continuiamo a privilegiare i conflitti contro un sistema, quello capitalista, attraversato da tempo da una grave crisi strutturale aggravata dall’odierna crisi sanitaria e dall’incapacità/impossibilità di stabilire un rapporto equilibrato con il mondo naturale.

La redazione di Lotta Continua.