pensioni

Oltre al cantiere aperto su ammortizzatori sociali e welfare anche le pensioni saranno nel prossimo ordine del giorno del Governo Draghi.

E sia ben chiaro, per quanto ne dicano i sindacati rappresentativi, che la scelta del Governo non sarà quella di rimettere in discussione la Legge Fornero puntando in futuro, come nel passato, a rinviare l'uscita dal mondo del lavoro se non a costo di forti decurtazioni dell'assegno previdenziale. Detto in altri termini vogliono spingerci a ritardare la pensione dopo avere valutato come i pensionamenti anticipati con 41 anni di contributi e a prescindere dall'età, o la soglia anagrafica minima di 62 o 63 rappresentino un aggravio di costi per l'Inps.

All'ordine del giorno quindi la proroga dell'Ape sociale (per chi ha almeno 63 anni di età e per quanti sono ormai esclusi dal mondo del lavoro), per i lavori cosiddetti gravosi, dopo la fine della quota 100 che da tempo era invisa tanto a sinistra quanto a destra.

Altra soluzione prospettata è la cosiddetta Opzione donna che determina un forte taglio al futuro assegno previdenziale.

Fatti due conti l'uscita anticipata dal mondo del lavoro potrebbe riguardare solo poche migliaia di lavoratori e lavoratrici mentre per tutti gli altri si prospetta la Legge Fornero.

E le mansioni gravose?  Stabilite con criteri generici come la frequenza degli infortuni o la gravosità delle malattie professionali sapendo che manca una valutazione aggiornata sulle malattie stesse alla luce del fatto che alcune patologie potrebbero fare la loro comparsa solo nei prossimi anni

Al massimo ci sarà un anno di proroga dell'Ape sociale, di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e a prescindere dall'età anagrafica non si parla più e ancor meno si dice sul sistema di calcolo dell'assegno previdenziale sapendo che solo il ripristino del sistema retributivo consentirebbe alle pensioni di recuperare dignità e potere di acquisto

Per i dipendenti di aziende in ristrutturazione potrebbe prospettarsi la ipotesi di ammortizzatori sociali di accompagnamento alla pensione (per chi ha meno di 60 mesi prima del raggiungimento dei requisiti previsti dalla Fornero)

Molti analisti hanno fatto del terrorismo sulla quota 100 e sulla insostenibilità della stessa, eppure nel 2020 sono arrivate meno domande dell'anno precedente (meno 40 per cento) e di queste dal settore pubblico meno di un quarto del numero totale. Gran parte dei beneficiari della quota 100 è andata in pensione con 101, 102, 103 e 104 a conferma che i numeri catastrofici annunciati sull'anticipo previdenziale non si sono rivelati azzeccati.

Redazione pisana di Lotta Continua. Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com