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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Opposizione sociale al Governo Meloni: successo per la 2 giorni di lotta.

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Si sono conclusi due giorni di lotta contro il neo-Nato governo Meloni: lo sciopero generale del 2 dicembre, indetto da tutto il sindacalismo di base e la manifestazione nazionale di Roma del 3 dicembre, che ha visto oltre 10,000 partecipanti convergere da tutta Italia.

Il bilancio è positivo: si è iniziato a delineare quel blocco sociale di opposizione al governo delle destre che avrà il compito di tenere la barra dritta nei prossimi anni, rifuggendo dalle scorciatoie di palazzo che le altre forze “progressiste” tenteranno (da Sinistra Italiani verso destra).

Lo sciopero è riuscito in alcuni settori privati, trasporti ad esempio, mentre più bassa è apparsa la partecipazione nella Pubblica amministrazione, nonostante il mancato finanziamento dei contratti della Pa, i tagli delle risorse alla sanità e alla scuola, la tassazione di favore agli autonomi rispetto ai dipendenti, sono elementi imprescindibili di una manovra che penalizza il Pubblico impiego, i servizi pubblici e il loro personale.

Bella e partecipata la manifestazione di Roma, con un’ampia partecipazione operaia, che ha visto uniti lavoratori italiani e migranti sotto le bandiere del sindacalismo di base; vivace e combattivo anche lo spezzone di opposizione sociale, animato da centri sociali, FGC e forze politiche antagoniste. Infine, importante presenza dei compagni anarchici, che assieme alla piazza hanno gridato slogan contro il 41 bis e in favore della liberazione del compagno Alfredo Cospito, ormai giunto al quarantaquattresimo giorno di sciopero della fame.

Le linee d’azione emerse da questa due giorni di lotta sono chiare, così come gli indirizzi per ricomporre una soggettività all’altezza di questa fase storica.

Il primo campo di azione è l’opposizione dura e intransigente alle politiche economiche della destra. Le piazze hanno scandito un no chiaro e forte a tutte le misure di guerra a poveri e lavoratori messe in cantiere dal governo: no ai tagli al RdC, no ai tagli alla sanità pubblica, stop all’invio di armi. Il tema della guerra in Ucraina, che vede l’intero arco parlamentare schierato compattamente al fianco delle politiche belliciste degli Usa (e della Nato), è stato affrontato in modo chiaro e semplice: stop all’invio di armi e all’incremento delle spese militari! Poche, semplici parole, per ribadire che le guerre le pagano, da sempre, i lavoratori e le lavoratrici, attraverso il carovita e i tagli alle spese sociali.

Il secondo campo di azione è quello della repressione, sia quello di Stato che quella aziendale. La vicenda di Alfredo Cospito e dell’accanimento giudiziario nei suoi confronti è un monito a tutte quelle forze che non accettano lo stato di cose presenti: lo Stato italiano è pronto a ricorrere ad ogni mezzo, legale e no, pur di silenziare qualunque forma di dissenso. Del resto, di fronte ad un impoverimento generalizzato e ad una crescente esclusione sociale, il Palazzo non può correre rischi: il contesto di guerra non consente mezze misure, perciò la guerra interna alle opposizioni non può che intensificarsi.

Il terzo dato emerso è il protagonismo operaio di questa due giorni. Le piazze erano piene di operai della logistica, delle campagne, dei servizi, che si sono assunti il compito di una sintesi politica (in assenza di soggetti “organizzati” in grado di svolgere questo compito) rispetto al governo: siamo noi che produciamo la ricchezza di questo paese; quindi, dovrete fare i conti con le nostre richieste e le nostre esigenze.

Ancora una volta, la lotta diffusa e capillare è l’unico strumento in mano agli sfruttati. Le piazze hanno dimostrato che sulla base della solidarietà si possono aggregare tutti i segmenti del mondo del lavoro, degli sfruttati, dei subalterni.

La solidarietà è un’arma, usiamola!

REDAZIONE LOTTA CONTINUA

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