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sabato, 12 Ottobre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Industria bellica S.p.a: come fabbricare la guerra infinita (prima parte)

Pub­bli­chia­mo la pri­ma par­te di un arti­co­lo di Ros­sa­na De Simo­ne che entra «nel labo­ra­to­rio segre­to del­la pro­du­zio­ne» degli arma­men­ti (qui la secon­da par­te). Cor­ro­bo­ran­do l’analisi con dati pre­si dai più impor­tan­ti report gover­na­ti­vi, l’articolo spie­ga come è pro­prio il set­to­re del­le armi, nel­lo stret­to intrec­cio tra azien­de del­la dife­sa e sicu­rez­za e Sta­ti, uno dei pez­zi più impor­tan­ti che sta trai­nan­do il ten­ta­ti­vo di rico­strui­re una base indu­stria­le, soprat­tut­to negli Sta­ti Uni­ti, e come que­sto aspet­to influen­zi diret­ta­men­te lo svol­ger­si del­la guer­ra in Ucrai­na.

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Il 16 ago­sto 2021, par­lan­do dal­la Casa Bian­ca, il pre­si­den­te ame­ri­ca­no Joe Biden si è rivol­to al mon­do per spie­ga­re il col­las­so in Afgha­ni­stan e la fuga degli ame­ri­ca­ni: «Non rim­pian­go il riti­ro. L’Afghanistan non è negli inte­res­si USA».1

Con il suo discor­so Biden ha volu­to riaf­fer­ma­re che era neces­sa­rio vol­ta­re pagi­na e pen­sa­re alle nuo­ve minac­ce, a Cina e Rus­sia. Dopo vent’anni di guer­ra glo­ba­le, ser­vi­ti per pren­de­re in mano le redi­ni dell’ordine mon­dia­le e per sosti­tui­re l’islam radi­ca­le al comu­ni­smo come minac­cia alla pace mon­dia­le, negli Sta­ti Uni­ti e nel mon­do si è comin­cia­to a discu­te­re del­le nume­ro­se ope­ra­zio­ni mili­ta­ri, che han­no distrut­to un pae­se dopo l’altro, e del decli­no dell’occidente nell’egemonia glo­ba­le.

Dei 21mila miliar­di di dol­la­ridi spe­se mili­ta­ri effet­tua­te dal 2001 al 2022, che han­no por­ta­to alla mili­ta­riz­za­zio­ne del­la poli­ti­ca inter­na (in nome del­la sicu­rez­za), 16mila miliar­di sono anda­ti alle for­ze mili­ta­ri (com­pre­si 7200 miliar­di per le socie­tà pri­va­te di sicu­rez­za), 3mila miliar­di ai pro­gram­mi per i vete­ra­ni, 949 miliar­di alla sicu­rez­za inter­na e 732 miliar­di alle for­ze dell’ordine fede­ra­li. Degli otto gene­ra­li che han­no coman­da­to le for­ze ame­ri­ca­ne in Afgha­ni­stan – sen­za mai «veder­ne» e ancor meno denun­ciar­ne il disa­stro – il gene­ra­le Jose­ph F. Dun­ford Jr, è entra­to a far par­te del con­si­glio di ammi­ni­stra­zio­ne di Loc­kheed Mar­tin, il più gran­de appal­ta­to­re del Pen­ta­go­no, men­tre l’attuale Segre­ta­rio del­la Dife­sa Lloyd Austin, già coman­dan­te del­la Com­bi­ned Joint Task For­ce, è mem­bro del CdA di Ray­theon Tech­no­lo­gies, uno dei più gran­di appal­ta­to­ri mili­ta­ri del mon­do3.

Una cosa è cer­ta: la guer­ra sot­to for­ma di neces­si­tà eco­no­mi­ca fa sicu­ra­men­te bene ai ren­di­men­ti azio­na­ri dei mag­gio­ri appal­ta­to­ri del­la dife­sa a livel­lo mon­dia­le (Boeing, Ray­theon, Loc­kheed Mar­tin, Nor­th­rop Grum­man, and Gene­ral Dyna­mics)4.

Il siste­ma di pro­du­zio­ne degli arma­men­ti – sem­pre più costo­si e con un tem­po di ricer­ca e svi­lup­po sem­pre in dive­ni­re –, uni­ta­ria­men­te a quel­lo mili­ta­re del Pen­ta­go­no, non è più sem­pli­ce­men­te appen­di­ce ma par­te inte­gran­te del mec­ca­ni­smo di pro­du­zio­ne e ripro­du­zio­ne capi­ta­li­sti­co. A dif­fe­ren­za di altri set­to­ri, le azien­de del­la dife­sa e sicu­rez­za, insie­me a quel­li con­si­de­ra­ti stra­te­gi­ci, han­no sem­pre un cer­to gra­do di con­trol­lo gover­na­ti­vo con­si­de­ran­do che lo Sta­to è il pri­mo com­mit­ten­te che sostie­ne e finan­za l’intero ciclo pro­dut­ti­vo di un nuo­vo pro­dot­to, e che deci­de sia le coo­pe­ra­zio­ni inter­go­ver­na­ti­ve sia le col­la­bo­ra­zio­ni mul­ti­na­zio­na­li all’interno di un mer­ca­to sem­pre più com­pe­ti­ti­vo e trans­na­zio­na­le.

La fun­zio­ne anti­ci­cli­ca del­le spe­se mili­ta­ri, come pen­sa­ta da mol­ti eco­no­mi­sti key­ne­sia­ni, vol­ta cioè a con­tra­sta­re situa­zio­ni di cri­si, ha ormai assun­to un signi­fi­ca­to diver­so dal momen­to in cui le cri­si cicli­che capi­ta­li­sti­che ten­do­no a pre­sen­tar­si sem­pre più rav­vi­ci­na­te nel tem­po. Ana­lo­ga­men­te, la cri­si pan­de­mi­ca, seb­be­ne abbia evi­den­zia­to l’importanza per le impre­se dell’aerospazio di ave­re due com­par­ti sepa­ra­ti – uno civi­le, l’altro mili­ta­re –per bilan­cia­re le atti­vi­tà dell’uno con l’altro in fun­zio­ne anti­ci­cli­ca, non è ser­vi­ta a sma­sche­ra­re lo scan­da­lo dei lau­ti finan­zia­men­ti sta­ta­li per pro­gram­mi la cui tec­no­lo­gia pro­vie­ne dal set­to­re civi­le. La ricer­ca e svi­lup­po a dupli­ce uso, for­te­men­te incen­ti­va­ta dall’amministrazione Clin­tonnei pri­mi anni ’90 – com­pren­si­va di tut­te le tec­no­lo­gie d’avanguardia come l’intelligenza arti­fi­cia­le, i veicoli/velivoli sen­za pilo­ta, i big data o le nano­tec­no­lo­gie – vie­ne da tem­po svi­lup­pa­ta e pro­dot­ta essen­zial­men­te dal set­to­re civi­le, ma con­teg­gia­ta ugual­men­te come fos­se tec­no­lo­gia pro­prie­ta­ria del pre­scel­to gene­ral con­trac­tor. Se poi si entra nel meri­to dei bilan­ci di que­ste azien­de, si può appu­ra­re che la mag­gior par­te del dena­ro spe­so sul mili­ta­re va al capi­ta­le, dif­fe­ren­te­men­te da ciò che acca­de negli altri tipi di lavo­ro: solo 15% del prez­zo di ogni F‑35 vie­ne usa­to per paga­re il costo del lavo­ro coin­vol­to nel­la pro­du­zio­ne, fab­bri­ca­zio­ne e mon­tag­gio, men­tre l’85% ser­ve per le spe­se gene­ra­li6.

Dopo l’ondata di fusio­ni e acqui­si­zio­ni avve­nu­ta nei pri­mi anni ‘90, che han­no rimo­del­la­to la base indu­stria­le del­la dife­sa ame­ri­ca­na ridu­cen­do il nume­ro del­le pri­me con­trac­tor e la con­cor­ren­za, il rap­por­to del Pen­ta­go­no «Con­so­li­da­tion of Defen­se Indu­strial Base Poses Risks to Natio­nal Secu­ri­ty»ha ana­liz­za­to i peri­co­li di ulte­rio­ri con­so­li­da­men­ti tra gran­di pro­dut­to­ri con dati aggior­na­ti. Risul­ta infat­ti che le azien­de del set­to­re aero­spa­zia­le e dife­sa si sono ridot­te da 51 a 5 (Loc­kheed Mar­tin, Ray­theon Tech­no­lo­gies, Gene­ral Dyna­mics. Nor­th­rop Grum­man e Boeing), da 13 a 3 i for­ni­to­ri di mis­si­li tat­ti­ci, di satel­li­ti da 8 a 4. Negli ulti­mi trent’anni, la base indu­stria­le si sareb­be con­trat­ta del 40% men­tre sareb­be­ro 15.000 i for­ni­to­ri a rischio. Secon­do gli esper­ti è neces­sa­rio fre­na­re la poli­ti­ca del­le fusio­ni tra gli appal­ta­to­ri per evi­ta­re rischi per l’economia e la sicu­rez­za nazio­na­le non solo per­ché ha signi­fi­ca­to un rial­zo dei prez­zi, ma ha por­ta­to a lacu­ne nel­la cate­na di approv­vi­gio­na­men­to e minac­cia­to le capa­ci­tà pro­dut­ti­ve. Si sono iden­ti­fi­ca­te alme­no 300 vul­ne­ra­bi­li­tà in cin­que set­to­ri che dovran­no pro­teg­ge­re le loro cate­ne di approv­vi­gio­na­men­to: dai mate­ria­li stra­te­gi­ci e cri­ti­ci alla microe­let­tro­ni­ca, dal­le bat­te­rie ai mis­si­li.  In segui­to anche la pan­de­mia di coro­na­vi­rus ha pro­vo­ca­to inter­ru­zio­ni alle cate­ne di approv­vi­gio­na­men­to glo­ba­le dai semi­con­dut­to­ri ad altri beni e mate­ria­li, crean­do caren­ze nel­le atti­vi­tà di fab­bri­ca­zio­ne e pro­du­zio­ne. Duran­te la pan­de­mia la Casa Bian­ca ave­va invo­ca­to il «Defen­se Pro­duc­tion Act» (leg­ge sul­la pro­du­zio­ne del­la dife­sa) per riu­ti­liz­za­re alcu­ne fab­bri­che per pro­dur­re ven­ti­la­to­ri.

Il pro­ble­ma però non è sta­to tan­to la loro capa­ci­tà pro­dut­ti­va, ma la man­can­za di com­po­nen­ti pro­ve­nien­ti da più di quat­tor­di­ci pae­si diver­si (fil­tri e allar­mi, tubi e ali­men­ta­to­ri, ecc.).

Una del­le ini­zia­ti­ve pre­se dal gover­no ha riguar­da­to in par­te il finan­zia­men­to di pic­co­le e medie impre­se (PMI) per la pro­du­zio­ne di beni come semi­con­dut­to­ri, pro­dot­ti bio­tec­no­lo­gi­ci e bio­me­di­ci, ener­gia rin­no­va­bi­le e accu­mu­lo di ener­gia, in par­te for­nen­do cre­di­ti all’esportazione alle impre­se sta­tu­ni­ten­si che ven­do­no beni all’estero.

Tut­ta­via, per la pri­ma vol­ta, e non per pro­ble­mi sala­ria­li o pen­sio­ni­sti­ci, que­ste azien­de han­no dovu­to ral­len­ta­re la pro­du­zio­ne gra­zie a un paras­si­ta e alla pau­ra dei lavo­ra­to­ri. Secon­do l’agenzia di stam­pa inter­na­zio­na­le Bloom­berg, gli appal­ta­to­ri del­la dife­sa USA han­no man­te­nu­to in fun­zio­ne la mag­gior par­te degli impian­ti e han­no chiu­so solo per qual­che gior­no per puli­re le strut­tu­re. A segui­to del­lo scop­pio del­la cri­si per coro­na­vi­rus, l’Aerospace Indu­strial Asso­cia­tion ha chie­sto al Dod di dichia­ra­re l’industria del­la dife­sa «infra­strut­tu­ra cri­ti­ca», in modo che le azien­de potes­se­ro costrin­ge­re i pro­pri dipen­den­ti a con­ti­nua­re a lavo­ra­re.

E, nono­stan­te il calo del Pil mon­dia­le per via del­la pan­de­mia e la cri­si eco­no­mi­ca che ha coin­vol­to inte­ri set­to­ri, nel 2020 gli ordi­ni e le con­se­gne di armi non si sono fer­ma­ti (531 miliar­di di dol­la­ri con un aumen­to dell’1,3% rispet­to al 2019) anche in pre­sen­za di misu­re restrit­ti­ve che non han­no con­sen­ti­to la con­se­gna del­le armi e, in alcu­ni casi, il pro­se­gui­re dei cicli pro­dut­ti­vi.  Anche la spe­sa mili­ta­re glo­ba­le ha con­ti­nua­to a cre­sce­re atte­stan­do­si a 1.981 miliar­di di dol­la­ri, un aumen­to del 2,6% rispet­to al 2019 e del 9,3% rispet­to al 2011, con­fer­man­do il for­te pote­re di pres­sio­ne del­le lob­by dell’industria del­la dife­sa nei con­fron­ti del­le isti­tu­zio­ni.

Nel 2022 il gover­no degli Sta­ti Uni­ti deci­de di raf­for­za­re il «Buy Ame­ri­can Act»9, la legi­sla­zio­ne sugli inve­sti­men­ti, per con­sen­ti­re di por­re il veto a qual­sia­si fusio­ne che si riten­ga dan­no­sa per la sicu­rez­za nazio­na­le. Il pre­si­den­te Biden ha infat­ti espres­so la volon­tà di spez­za­re il pote­re dei tru­st per rige­ne­ra­re capa­ci­tà di pro­du­zio­ne auten­ti­che in caso di con­flit­to gra­ve e ad alta inten­si­tà. Tut­ta­via è evi­den­te che non si va ver­so un per­cor­so di decon­so­li­da­men­to – visto che sono pre­ve­di­bi­li movi­men­ti nei set­to­ri cyber, intel­li­gen­za arti­fi­cia­le, iper­so­ni­co, guer­ra ibri­da, infor­ma­ti­ca quan­ti­sti­ca, armi anti­sa­tel­li­te, ecc. – in quan­to rima­ne incon­tro­ver­ti­bi­le che, essen­do la dife­sa gui­da­ta dal­la tec­no­lo­gia, gli appal­ta­to­ri più gran­di acqui­si­ran­no sem­pre più socie­tà high-tech per acce­de­re alle loro tec­no­lo­gie.

La pre­oc­cu­pa­zio­ne del pre­si­den­te deri­va da uno stu­dio del CSIS secon­do cui anche negli Sta­ti Uni­ti l’industria del­la dife­sa non è in gra­do, a bre­ve ter­mi­ne, di aumen­ta­re i tas­si di pro­du­zio­ne.  Un avver­ti­men­to in que­sto sen­so c’è sta­to quan­do, duran­te una con­fe­ren­za fra alti fun­zio­na­ri del Pen­ta­go­no, legi­sla­to­ri sta­tu­ni­ten­si e mas­si­mi diri­gen­ti del set­to­re pro­dut­ti­vo, Gre­go­ry J. Hayes pre­si­den­te e diret­to­re di Ray­theon Tech­no­lo­gies (che insie­me a Loc­kheed Mar­tin, pro­du­ce i siste­mi mis­si­li­sti­ci Stin­ger e Jave­lin) ha dichia­ra­to: «Il pro­ble­ma è che abbia­mo con­su­ma­to così tan­te scor­te nei pri­mi 10 mesi di guer­ra, che abbia­mo sostan­zial­men­te esau­ri­to 13 anni di pro­du­zio­ne di Stin­ger e cin­que anni di pro­du­zio­ne di Jave­lin. La doman­da è: come fare­mo a rifor­ni­re le scor­te?»

Con le attua­li capa­ci­tà l’industria del­la dife­sa sta­tu­ni­ten­se impie­ghe­reb­be in media 8 anni per sosti­tui­re le piat­ta­for­me per­se e per rico­strui­re le scor­te di mis­si­li e muni­zio­ni. La deci­sio­ne da par­te del­la Casa Bian­ca di amplia­re la base indu­stria­le è deci­si­va anche per gli allea­ti che arma­no l’Ucraina, e un segno che gli Sta­ti Uni­ti si pre­pa­ra­no ad un pos­si­bi­le amplia­men­to del­la guer­ra.

La richie­sta di approv­vi­gio­na­men­to di 170 miliar­di di dol­la­ri del Pen­ta­go­no per l’anno fisca­le 2024 si con­cen­tra sul­la sosti­tu­zio­ne del­le muni­zio­ni for­ni­te all’Ucraina, e di armi come i mis­si­li a lun­go rag­gio che sareb­be­ro neces­sa­ri in un con­flit­to con la Cina. Nel docu­men­to emes­so dal DoD sul­la richie­sta di bilan­cio del­la dife­sa per l’anno fisca­le 2024 vie­ne evi­den­zia­to l’enorme e con­ti­nuo aumen­to del­le spe­se mili­ta­ri: dai 781,9 miliar­di di dol­la­ri nel 2022 ai 858,6 miliar­di di dol­la­ri nel 2023 e 886,3 miliar­di di dol­la­ri nel 202410. Secon­do i dati del SIPRI (Isti­tu­to di stu­di sul­la Pace di Stoc­col­ma) la spe­sa mon­dia­le è in con­ti­nuo aumen­to dal 2015 e ha rag­giun­to il mas­si­mo sto­ri­co nel 2021 con 2.113 miliar­di (pari al 2,2% del Pil glo­ba­le). Sta­ti Uni­ti, Cina (293 miliar­di di dol­la­ri, pari al 14% del­la spe­sa glo­ba­le in cre­sci­ta del 4,7% rispet­to al 2020 e del 72% rispet­to al 2012), India (nel 2021 ha spe­so 76,6 miliar­di di dol­la­ri in cre­sci­ta del 33% rispet­to al 2012), Regno Uni­to (con 68,4 miliar­di, in cre­sci­ta del 3% rispet­to al 2020) e Rus­sia (nel 2021 65,9 miliar­di, in cre­sci­ta del 2,9% rispet­to al 2020) sono i Pae­si che occu­pa­no le pri­me cin­que posi­zio­ni in clas­si­fi­ca e pesa­no per il 62% del tota­le del­le spe­se mili­ta­ri regi­stra­te nel 2021. Per quan­to riguar­da l’Europa, la spe­sa mili­ta­re con­ti­nen­ta­le nel suo com­ples­so è ammon­ta­ta a 418 miliar­di di dol­la­ri nel 2021, regi­stran­do una cre­sci­ta del 3% rispet­to all’anno pre­ce­den­te e del 19% rispet­to al 2012.

Una del­le due carat­te­ri­sti­che dell’industria del­la dife­sa dell’Unione euro­pea è quel­la di ave­re una strut­tu­ra diver­si­fi­ca­ta che com­pren­de gran­di mul­ti­na­zio­na­li e ope­ra­to­ri di pic­co­le e medie dimen­sio­ni.   L’altra riguar­da la doman­da che pro­vie­ne qua­si esclu­si­va­men­te dai gover­ni nazio­na­li che con­trol­la­no le acqui­si­zio­ni di pro­dot­ti e tec­no­lo­gie e le rela­ti­ve espor­ta­zio­ni. Le dif­fe­ren­ze nazio­na­li in ter­mi­ni di requi­si­ti, spe­sa pub­bli­ca e inve­sti­men­ti, non pos­so­no che fram­men­ta­re il mer­ca­to euro­peo del­la dife­sa.  Stan­do all’associazione che rac­co­glie le indu­strie euro­pee dell’aerospazio, del­la sicu­rez­za e del­la dife­sa (ASD) in rap­pre­sen­tan­za di cir­ca 3.000 azien­de, al 2021 vi era­no 3,57 milio­ni di per­so­ne occu­pa­te tra diret­ti (942.000), indi­ret­ti (966.000) e indot­ti (oltre 1,66 milio­ni). Il volu­me d’affari del com­par­to ammon­ta­va a 578 miliar­di euro, di cui 241 miliar­di diret­ti, 148 miliar­di indi­ret­ti e 189 miliar­di indot­ti. Infi­ne gli inve­sti­men­ti com­ples­si­vi in ricer­ca e svi­lup­po sono sta­ti di 18,5 miliar­di di euro.

Tut­ta­via la neces­si­tà di con­di­vi­de­re le risor­se per rag­giun­ge­re un’economia di sca­la, soprat­tut­to nei gran­di pro­gram­mi di svi­lup­po che non pos­so­no che esse­re con­dot­ti solo su base mul­ti­la­te­ra­le, ha spin­to le indu­strie a dive­ni­re sem­pre più trans­na­zio­na­li e inte­gra­te nel­la cate­na di pro­du­zio­ne del valo­re glo­ba­le.

Poli­ti­ca sem­pre osta­co­la­ta dagli USA. Se pro­gram­mi col­la­bo­ra­ti­vi come Tor­na­do ed Euro­fighter Typhoon sono sta­ti un suc­ces­so euro­peo, il cac­cia sta­tu­ni­ten­se F‑35 è sta­to con­ce­pi­to anzi­tut­to per divi­de­re la capa­ci­tà com­pe­ti­ti­ve e col­la­bo­ra­ti­ve euro­pee, oltre che per con­di­vi­de­re i costi di un pro­get­to costo­sis­si­mo, garan­tir­si il con­trol­lo tec­no­lo­gi­co, una allean­za stra­te­gi­ca e un busi­ness garan­ti­to.

Sen­za dimen­ti­ca­re che tra gli azio­ni­sti del­le indu­strie fran­ce­si Das­sault Avia­tion e Tha­les, del­la fran­co-tede­sca Air­bus, dell’italiana Leo­nar­do e del­la spa­gno­la Indra Siste­mas, oltre allo Sta­to vi sono diver­si fon­di d’investimento sta­tu­ni­ten­si: Blac­kRock, Van­guard, Fide­li­ty Invest­men­ts, Wel­ling­ton Mana­ge­ment e Capi­tal Group. Ciò non signi­fi­ca ren­de­re il mer­ca­to del­la dife­sa meno com­pe­ti­ti­vo.

Ogni con­si­de­ra­zio­ne sul­la posi­zio­ne attua­le dell’Unione euro­pea in poli­ti­ca este­ra e di dife­sa deve par­ti­re dal ver­ti­ce NATO di Madrid (2022) in cui si è dispo­sta l’estensione dell’area d’interesse dell’Alleanza alla Cina e all’Indo-Pacifico, cioè oltre quel Nord Atlan­ti­co cui fa rife­ri­men­to il Trat­ta­to che nel 1949 die­de vita alla NATO: «La NATO è l’alleanza mili­ta­re più poten­te del mon­do ed è esclu­si­va­men­te difen­si­va». Di fat­to, con la dis­so­lu­zio­ne dell’Urss e del Pat­to di Var­sa­via, la NATO ha assun­to il com­pi­to di sta­bi­liz­za­zio­ne poli­ti­co-mili­ta­re glo­ba­le sul­la base dell’articolo 4 (inter­ven­to in Bosnia del 1995), e dell’articolo 5 che con­si­de­ra l’attacco diret­to a un pae­se mem­bro come un attac­co a tut­ti.

Dun­que la coo­pe­ra­zio­ne UE-NATO è un pila­stro fon­da­men­ta­le del­la sta­bi­li­tà e del­la sicu­rez­za euro­pea11.

Nel­la Dichia­ra­zio­ne con­giun­ta UE-NATO del gen­na­io 2023 si è riba­di­to che «que­sto è un momen­to chia­ve per la sicu­rez­za e la sta­bi­li­tà euro-atlan­ti­che che dimo­stra più che mai l’importanza del lega­me tran­sa­tlan­ti­co, richie­den­do una più stret­ta coo­pe­ra­zio­ne UE-NATO» e dun­que è neces­sa­rio con­ti­nua­re a soste­ne­re «pie­na­men­te il dirit­to intrin­se­co dell’Ucraina all’autodifesa e alla scel­ta del pro­prio desti­no».

Nel 2021 il Con­si­glio euro­peo ha isti­tui­to uno stru­men­to per la pace, fuo­ri bilan­cio, per finan­zia­re tut­te le azio­ni in mate­ria mili­ta­re e di dife­sa, con l’obiettivo di pre­ve­ni­re i con­flit­ti, man­te­ne­re la pace e raf­for­za­re la sicu­rez­za e la sta­bi­li­tà inter­na­zio­na­li. Ad oggi l’importo tota­le del soste­gno for­ni­to alle for­ze arma­te ucrai­ne è sta­to di 3,6 miliar­di di euro, ma si sta già deci­den­do come uti­liz­za­re altri 2 miliar­di di cui 1 ser­vi­reb­be per invia­re pro­iet­ti­li dal­le scor­te esi­sten­ti, men­tre l’altro per soste­ne­re la capa­ci­tà di pro­du­zio­ne indu­stria­le com­ples­si­va o per pro­cu­rar­si muni­zio­ni da Pae­si ter­zi.

Un anno fa Josep Bor­rell, l’alto rap­pre­sen­tan­te dell’UE per Affa­ri este­ri e sicu­rez­za, insie­me al segre­ta­rio gene­ra­le del­la NATO Jens Stol­ten­berg, ave­va dichia­ra­to che le scor­te mili­ta­ri del­la mag­gior par­te degli Sta­ti mem­bri del­la NATO euro­pea si era­no in par­te esau­ri­te, per cui biso­gna­va lavo­ra­re con l’industria per aumen­ta­re la pro­du­zio­ne di armi e muni­zio­ni.

Con que­ste dichia­ra­zio­ni si è con­fer­ma­to non solo il con­so­li­da­men­to dei rap­por­ti tra Sta­ti Uni­ti e Unio­ne Euro­pea e il rilan­cio del ruo­lo del­la Nato, ma anche l’incapacità dell’Europa di svol­ge­re un ruo­lo auto­no­mo nel­lo scon­tro tra Usa, Rus­sia e Cina, seb­be­ne Sta­ti Uni­ti e Rus­sia l’avessero taglia­ta fuo­ri dai col­lo­qui sull’Ucraina nel gen­na­io 2022. Inca­pa­ci­tà che emer­ge con for­za se si con­si­de­ra che a Bru­xel­les il dibat­ti­to sul­la poli­ti­ca di dife­sa e sicu­rez­za ver­te tut­to sul ruo­lo del­le indu­strie di set­to­re da incen­ti­va­re con aumen­ti del bud­get, e ponen­do come esi­gen­za urgen­te lo svi­lup­po del­le capa­ci­tà e tec­no­lo­gie neces­sa­rie a ope­ra­re nel nuo­vo con­te­sto di guer­ra. Così non si capi­sce bene cosa voglia dire chie­de­re un «con­so­li­da­men­to ove oppor­tu­no»12 quan­do i mini­stri del­la dife­sa fran­ce­si, spa­gno­li, tede­schi e ita­lia­ni affer­ma­no di pre­fe­ri­re pro­gram­mi di coo­pe­ra­zio­ne al con­so­li­da­men­to e la ten­den­za è quel­la di anda­re ver­so una mag­gio­re auto­no­mia degli Sta­ti mem­bri, e dun­que favo­ri­re le indu­strie nazio­na­li.

Nel dicem­bre 2022, sem­pre Josep Bor­rell, ha trac­cia­to gli aspet­ti posi­ti­vi e nega­ti­vi sul­lo sta­to dell’Europa in mate­ria di sicu­rez­za e dife­sa ripren­den­do i risul­ta­ti degli stu­di pub­bli­ca­ti dall’Agenzia per la dife­sa, dal Par­la­men­to e dal Con­si­glio euro­peo. Nel report «2022 Coor­di­na­ted Annual Review on Defen­ce» (CARD)13  si denun­cia che meno del 20% di tut­ti gli inve­sti­men­ti nei pro­gram­mi di dife­sa è effet­tua­to in coo­pe­ra­zio­ne: la coo­pe­ra­zio­ne in mate­ria di dife­sa rima­ne l’eccezione, inve­ce di esse­re la rego­la. Con il com­mis­sa­rio Thier­ry Bre­ton, com­mis­sa­rio euro­peo per l’industria, al fine di aiu­ta­re l’industria ad aumen­ta­re la sua capa­ci­tà di pro­du­zio­ne, Bor­rell ha crea­to un nuo­vo stru­men­to chia­ma­to EDIRPA per age­vo­la­re e incen­ti­va­re gli appal­ti con­giun­ti con 500 milio­ni di euro per il perio­do 2022–2024: «men­tre la guer­ra infu­ria alle fron­tie­re dell’Europa, rispon­dia­mo all’appello dei capi di Sta­to dell’UE pre­sen­tan­do oggi un nuo­vo stru­men­to per soste­ne­re, a livel­lo euro­peo, l’acquisizione con­giun­ta di armi. Oltre a con­tri­bui­re a rico­sti­tui­re par­te del­le scor­te a segui­to del tra­sfe­ri­men­to di armi all’Ucraina, pro­po­nia­mo un incen­ti­vo median­te il bilan­cio dell’UE per indur­re gli Sta­ti mem­bri ad acqui­sta­re insie­me». E, sem­pre per pro­muo­ve­re la coo­pe­ra­zio­ne in mate­ria di dife­sa, il Fon­do euro­peo per la dife­sa (FED) dispo­ne di 8 miliar­di14. La Com­mis­sio­ne ha desti­na­to 1,2 miliar­di di euro a un pri­mo grup­po di 61 pro­get­ti (l’Italia è pre­sen­te con impre­se, uni­ver­si­tà e isti­tu­ti di ricer­ca in 33 pro­get­ti)15 per la ricer­ca e svi­lup­po di veli­vo­li da com­bat­ti­men­to, vei­co­li coraz­za­ti e navi, tec­no­lo­gie del­lo spa­zio, infor­ma­ti­ca, cloud mili­ta­re o intel­li­gen­za arti­fi­cia­le. Sostan­zial­men­te, se saran­no attua­ti tut­ti gli aumen­ti di spe­sa annun­cia­ti, la spe­sa tota­le dell’UE per la dife­sa aumen­te­rà di altri 70 miliar­di di euro entro il 2025.

Per con­clu­de­re è fon­da­men­ta­le cita­re l’istituzione nel 2015 di un Grup­po di per­so­na­li­tà sul­la ricer­ca nel­la dife­sa (Group of Per­so­na­li­ties on Defen­ce Research, GoP) che inclu­de­va, oltre al capo del­la poli­ti­ca este­ra dell’UE Fede­ri­ca Moghe­ri­ni, gli ammi­ni­stra­to­ri dele­ga­ti di Indra, MBDA, Saab, Air­bus, BAE Systems, Fin­mec­ca­ni­ca e due mem­bri rap­pre­sen­tan­ti isti­tu­ti di ricer­ca pri­va­ti che si occu­pa­va­no di ricer­ca mili­ta­re (TNO e Frau­n­ho­fer-Gesell­schaft). L’assenza asso­lu­ta di qual­sia­si rap­pre­sen­tan­te del­la socie­tà civi­le e del mon­do acca­de­mi­co fa pen­sa­re che si sia volu­to crea­re una lob­by in gra­do di influen­za­re non solo i pro­ces­si poli­ti­ci dell’UE ma anche le deci­sio­ni sul­le prio­ri­tà di finan­zia­men­to.16

Ed è sem­pli­ce­men­te scon­cer­tan­te leg­ge­re alcu­ni pun­ti pre­sen­ti nel­la Riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to euro­peo del 18 gen­na­io 202317: «dal 2017 sono sta­ti avvia­ti com­ples­si­va­men­te 61 pro­get­ti PESCO, nes­su­no dei qua­li ha otte­nu­to risul­ta­ti tan­gi­bi­li» e che, «seb­be­ne l’ambizione dell’UE di diven­ta­re un abi­le atto­re del­la sicu­rez­za risal­ga a oltre 20 anni fa, i risul­ta­ti in ter­mi­ni di capa­ci­tà, inte­ro­pe­ra­bi­li­tà e coo­pe­ra­zio­ne effi­ca­ce sot­to il pro­fi­lo dei costi resta­no piut­to­sto limi­ta­ti». Inol­tre si può rile­va­re l’ipocrisia con­te­nu­ta nel­la «Posi­zio­ne comu­ne del 2008/944PESC118 su nor­me comu­ni per il con­trol­lo del­le espor­ta­zio­ni di tec­no­lo­gia e attrez­za­tu­re mili­ta­ri» che defi­ni­sce otto cri­te­ri comu­ni (nor­me mini­me) che con­tie­ne: il vin­co­lo cir­ca «l’esportazione di tec­no­lo­gia e attrez­za­tu­re mili­ta­ri al rispet­to dei dirit­ti uma­ni e del dirit­to uma­ni­ta­rio inter­na­zio­na­le da par­te del pae­se desti­na­ta­rio». E, al pun­to sul­la situa­zio­ne inter­na del pae­se desti­na­ta­rio: «gli Sta­ti mem­bri rifiu­ta­no licen­ze di espor­ta­zio­ne di tec­no­lo­gia o attrez­za­tu­re mili­ta­ri che pro­vo­chi­no o pro­lun­ghi­no con­flit­ti arma­ti o aggra­vi­no ten­sio­ni o con­flit­ti in cor­so nel pae­se di desti­na­zio­ne fina­le».

NOTE

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2021/08/16/remarks-by-president-biden-on-afghanistan/

https://ips-dc.org/wp-content/uploads/2021/09/State-of-Insecurity-The-Cost-of-Militarization-Since-911.pdf

https://www.nytimes.com/2020/12/08/us/politics/lloyd-austin-pentagon-military-contractors.html

4 https://theintercept.com/2021/08/16/afghanistan-war-defense-stocks/

https://issues.org/stowsky/

 6 https://nation.time.com/2011/09/21/study-federal-spending-on-defense-doesnt-create-as-many-jobs-as-education-spending/

7 DOD Report: Con­so­li­da­tion of Defen­se Indu­strial Base Poses Risks to Natio­nal Secu­ri­ty:

Fai clic per acce­de­re a STATE-OF-COMPETITION-WITHIN-THE-DEFENSE-INDUSTRIAL-BASE.PDF

https://www.csis.org/analysis/takeaways-president-bidens-supply-chain-plan-2022

https://www.federalregister.gov/documents/2022/03/07/2022–04173/federal-acquisition-regulation-amendments-to-the-far-buy-american-act-requirements

10https://comptroller.defense.gov/Portals/45/Documents/defbudget/FY2024/FY2024_Budget_Request.pdf

11 https://state-of-the-union.ec.europa.eu/state-union-2022_it

12 https://www.euractiv.com/section/defence-and-security/news/eu-must-spend-cooperate-more-on-joint-arms-projects-blocs-defence-agency-says/

13 https://eda.europa.eu/docs/default-source/eda-publications/2022-card-report.pdf

14 https://defence-industry-space.ec.europa.eu/eu-defence-industry/european-defence-fund-edf_it

15 Le ini­zia­ti­ve dell’UE in mate­ria di poli­ti­ca di sicu­rez­za e dife­sa comu­ne:

https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg19/file/Dossier%20europeo%20n.%2018.pdf

16 https://eda.europa.eu/news-and-events/news/2015/06/18/high-level-group-of-personalities-on-defence-research-issues-statement

17 Riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to euro­peo del 18 gen­na­io 2023 sull’attuazione del­la poli­ti­ca di sicu­rez­za e di dife­sa comu­ne: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA‑9–2023-0010_IT.html

18 Posi­zio­ne comu­ne 2008/944/PESC:

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/941304/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione2-h3_h34

Modi­fi­che appor­ta­te nel 2019:

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:02008E0944-20190917&from=EN

Ros­sa­na De Simo­ne, dele­ga­ta sin­da­ca­le CUB ha par­te­ci­pa­to alle lot­te in fab­bri­ca per la ricon­ver­sio­ne al civi­le del­la pro­du­zio­ne. Redat­tri­ce per Pea­ce­Link ha con­tri­bui­to con altri alla ste­su­ra dei libri Se dici guerra…Basi mili­ta­ri, tec­no­lo­gie e pro­fit­ti e Fram­men­ti sul­la guer­raIndu­stria e neo­co­lo­nia­li­smo in un mon­do mul­ti­po­la­re per Kap­pa Vu edi­to­re. Infi­ne Embar­go mili­ta­re con­tro Israe­le. Dos­sier a cura di BDS Ita­lia

 

Testo pub­bli­ca­to anche su  Machi­na

Testo tra­dot­to in spa­gno­lo e pub­bli­ca­to sul perio­di­co El Sal­to

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