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venerdì, 4 Ottobre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Non Una di Meno

Report dell’Assemblea Nazio­na­le 6–7 otto­bre 2018 a Bolo­gna

Abbia­mo dovu­to fare un gran­de sfor­zo di sin­te­si e que­sto signi­fi­ca che for­se sacri­fi­che­re­mo fra­si cari­che di poten­za, rifles­sio­ni e pro­po­ste impor­tan­ti che han­no ani­ma­to que­sta due gior­ni ma cer­ta­men­te tro­ve­ran­no spa­zio nei report. Ma una sin­te­si è neces­sa­ria per tra­sfor­ma­re tut­to ciò che abbia­mo con­di­vi­so in que­sti due gior­ni in un pro­ces­so che sia all’altezza del­le nostre aspet­ta­ti­ve.

Comin­cia­mo dal­le date, non per­ché sia­no la cosa più impor­tan­te ma per­ché sta­bi­li­sco­no una scan­sio­ne di pas­sag­gi, e abbia­mo il com­pi­to di tra­sfor­ma­re que­ste date in momen­ti pro­pul­si­vi e non sem­pli­ce­men­te in pun­ti di arri­vo. Abbia­mo trac­cia­to un per­cor­so che com­pren­de la pro­po­sta di un’ini­zia­ti­va a Vero­na il 13 otto­bre per l’aborto libe­ro, sicu­ro e gra­tui­to. Mobi­li­tar­si a Vero­na rispon­de all’urgenza di inter­ve­ni­re là dove gli attac­chi rea­zio­na­ri all’abor­to si stan­no mani­fe­stan­do in modo ecla­tan­te, sapen­do che si trat­ta di una bat­ta­glia del fem­mi­ni­smo glo­ba­le. Il 10 novem­bre ci sarà un’iniziativa coor­di­na­ta a livel­lo ter­ri­to­ria­le con­tro il Ddl Pil­lon.

Avre­mo modo di discu­te­re di come orga­niz­zar­la sui ter­ri­to­ri, ma que­sto è un ter­re­no prio­ri­ta­rio di ini­zia­ti­va per noi. Il 10 novem­bre deve esse­re cata­liz­za­to­re ver­so il 24 novem­bre a Roma, in un pro­ces­so in cui dob­bia­mo ave­re la capa­ci­tà di mostra­re che quel dise­gno di leg­ge è una rea­zio­ne alla nostra pre­te­sa di liber­tà, di far vede­re che è par­te di un dise­gno patriar­ca­le e raz­zi­sta che fa del­la vio­len­za una colon­na por­tan­te del­la socie­tà.

Que­sto non lo pos­sia­mo accet­ta­re ed è per que­sto che la lot­ta con­tro il Ddl Pil­lon e il decre­to del raz­zi­sta Sal­vi­ni sarà cen­tra­le per noi da qui in avan­ti. Alcu­ne han­no osser­va­to che il decre­to Sal­vi­ni è anche una rispo­sta alla nostra ini­zia­ti­va poli­ti­ca, vuo­le impe­di­re le nostre lot­te, vuo­le impe­di­re che scen­dia­mo in piaz­za, e que­sto signi­fi­ca che mai come ora, osti­na­ta­men­te, sare­mo in piaz­za e non ci fare­mo fer­ma­re!

Dob­bia­mo rico­no­sce­re che come Non una di meno abbia­mo anti­ci­pa­to i tem­pi. Il Pia­no fem­mi­ni­sta anti­vio­len­za, che noi fare­mo vive­re da qui in avan­ti nel­le nostre lot­te, con­tie­ne rispo­ste alle misu­re che oggi ci stan­no attac­can­do dura­men­te. La riven­di­ca­zio­ne di un red­di­to di auto­de­ter­mi­na­zio­ne è già una rispo­sta a un infa­me red­di­to di cit­ta­di­nan­za fat­to per met­te­re al lavo­ro quel­li che chia­ma­no pove­ri, ma in real­tà non sono altro che pre­ca­rie e pre­ca­ri che oggi gua­da­gna­no pochi cen­te­si­mi e doma­ni non gua­da­gne­ran­no nul­la, e non rie­sco­no a con­qui­sta­re un sala­rio suf­fi­cien­te per vive­re, e non è un caso che anche il sala­rio mini­mo sia sta­to par­te del nostro Pia­no.

Noi non accet­tia­mo di far­ci mora­liz­za­re, di far­ci trat­ta­re come col­pe­vo­li del­la nostra pre­ca­rie­tà quo­ti­dia­na. Riven­di­chia­mo la paro­la auto­de­ter­mi­na­zio­ne anche per rispon­de­re a chi, come Pil­lon, vuo­le usa­re la dipen­den­za eco­no­mi­ca per riaf­fer­ma­re la fami­glia come ordi­ne gerar­chi­co che ci oppri­me. Noi abbia­mo anti­ci­pa­to la riven­di­ca­zio­ne di un per­mes­so di sog­gior­no euro­peo sen­za con­di­zio­ni, sle­ga­to dal red­di­to, dal lavo­ro e dal matri­mo­nio, per­ché sap­pia­mo che la liber­tà di movi­men­to è la con­di­zio­ne per rifiu­ta­re e lot­ta­re con­tro il patriar­ca­to e con­tro la vio­len­za, e quin­di non accet­tia­mo che sia­no maschi, padro­ni e tri­bu­na­li a sta­bi­li­re qua­li sia­no i casi “spe­cia­li” che meri­ta­no la con­ces­sio­ne di un per­mes­so di sog­gior­no.

Que­sto è il modo per tra­sfor­ma­re il nostro pia­no in una lot­ta. Lo sta­to di agi­ta­zio­ne per­ma­nen­te che dichia­ria­mo da qui all’8 mar­zo signi­fi­ca che tut­to quel­lo che è venu­to fuo­ri dal­le aree tema­ti­che vivrà nei ter­ri­to­ri da qui in avan­ti. È impos­si­bi­le fare una sin­te­si del­le mol­tis­si­me pro­po­ste che sono emer­se, ma dob­bia­mo rico­no­sce­re che d’ora in avan­ti sare­mo pre­sen­ti nei luo­ghi di for­ma­zio­ne e del­la salu­te, nel­le stra­de e sui posti di lavo­ro, nel­le lot­te ope­ra­ie.

Ci sare­mo, por­te­re­mo avan­ti la nostra ini­zia­ti­va poli­ti­ca, e lo fare­mo col­ti­van­do inten­sa­men­te il rap­por­to di coor­di­na­men­to tra i ter­ri­to­ri. Nudm non è sol­tan­to fat­ta di gran­di cit­tà: Nudm va oltre i con­fi­ni del­le orga­niz­za­zio­ni tra­di­zio­na­li del­la mili­tan­za, ha por­ta­to l’iniziativa dove pri­ma sem­pli­ce­men­te non c’era.

Sen­ti­re, come abbia­mo sen­ti­to in que­sta assem­blea, “sono diven­ta­ta fem­mi­ni­sta l’8 mar­zo” è un risul­ta­to e una sfi­da, e dob­bia­mo rac­co­glier­la valo­riz­zan­do lot­te ter­ri­to­ria­li che appa­io­no pic­co­le e sono in real­tà fon­da­men­ta­li, e anche per que­sto ricor­dia­mo l’iniziativa anti­fa­sci­sta lan­cia­ta da Nudm Trie­ste per il 3 novem­bre. Non dob­bia­mo per­de­re di vista il pia­no glo­ba­le: dall’Argen­ti­na agli Sta­ti Uni­ti, dal­la Polo­nia alla Roja­va, come le ini­zia­ti­ve loca­li esi­sto­no in for­za di un pro­ces­so più ampio, così noi tra­ia­mo for­za in Ita­lia da un pro­ces­so glo­ba­le al qua­le dob­bia­mo richia­mar­ci per­ché ne sia­mo par­te e quel­lo che fac­cia­mo ogni gior­no è que­sto pro­ces­so glo­ba­le.

Dob­bia­mo rico­no­sce­re che, in un momen­to in cui è legit­ti­mo dire che la liber­tà di qual­cu­no si può con­qui­sta­re solo al prez­zo dell’oppressione di qual­cun altro, noi sia­mo l’unico movi­men­to glo­ba­le a rifiu­ta­re espres­sa­men­te que­sta logi­ca. Il nostro è un discor­so che par­te dal­la liber­tà e dal­la dif­fe­ren­za per dar­le una for­za poli­ti­ca, per­ché quel­la dif­fe­ren­za sta­bi­li­sce la linea del­lo schie­ra­men­to. Di fron­te a un uso siste­ma­ti­co del­le gerar­chie, che dice che la lot­ta con­tro la vio­len­za sul­le don­ne giu­sti­fi­ca il raz­zi­smo o che alcu­ni pos­so­no gode­re di un po’ di benes­se­re solo se altri sono esclu­si, noi sia­mo le uni­che a pren­de­re chia­ra­men­te paro­la e lo scio­pe­ro è la pra­ti­ca che ci per­met­te di affer­ma­re que­sta posi­zio­ne. Lo scio­pe­ro è lo spa­zio che per­met­te a chiun­que rifiu­ti di esse­re vio­len­ta­ta, sfrut­ta­ta e oppres­sa di esse­re pro­ta­go­ni­sta e pren­de­re paro­la.

La discus­sio­ne su che cosa sia scio­pe­ro fem­mi­ni­sta deve esse­re per­ciò por­ta­ta avan­ti con­ti­nua­men­te e siste­ma­ti­ca­men­te, per­ché noi lo scio­pe­ro fem­mi­ni­sta lo stia­mo impa­ran­do nel­la pra­ti­ca. Non esi­ste una defi­ni­zio­ne o un model­lo, lo scio­pe­ro fem­mi­ni­sta rom­pe i model­li. Non riguar­da solo la pro­du­zio­ne anche se non abbia­mo mai rinun­cia­to a entra­re nei luo­ghi di lavo­ro, ma riguar­da anche il lavo­ro ripro­dut­ti­vo e la ripro­du­zio­ne di tut­ta la socie­tà, per­ché scio­pe­ro signi­fi­ca rifiu­ta­re i ruo­li e le posi­zio­ni che ci ven­go­no impo­sti e di accet­tar­li a testa bas­sa.

Dob­bia­mo pen­sa­re che cosa signi­fi­ca dare visi­bi­li­tà al carat­te­re fem­mi­ni­sta del­lo scio­pe­ro, e que­sto impe­gno è asso­cia­to allo sta­to di agi­ta­zio­ne per­ma­nen­te. Arri­via­mo all’8 mar­zo facen­do in modo che quell’appuntamento sia imper­di­bi­le per chiun­que ha deci­so che non accet­ta que­ste con­di­zio­ni, per chiun­que non accet­ta la vio­len­za come pra­ti­ca ordi­na­ria di ripro­du­zio­ne del­la socie­tà, o che non accet­ta il raz­zi­smo pra­ti­ca­to in pro­prio nome. Dob­bia­mo far­lo facen­do del­lo scio­pe­ro un momen­to di esplo­sio­ne, il momen­to cul­mi­nan­te di que­sta bat­ta­glia. Que­sto ci per­met­te di esse­re all’altezza del­la spe­ran­za espres­sa nell’appello che con­vo­ca­va que­sta assem­blea: che “Non una di meno”, sia, per­ché può con­ti­nua­re a esser­lo, un gri­do di libe­ra­zio­ne per tut­te e tut­ti.

NON UNA DI MENO   8 otto­bre 2018

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