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sabato, 9 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Si risvegliano nel Tirreno cosentino le paure sulle navi dei veleni. Ma nessuna autorità interviene.

E’ rima­sto nel miste­ro il pas­sag­gio del­la nave da cari­co tipo Ro-Ro che da Geno­va diret­ta a Misu­ra­ta in Libia si è aggi­ra­ta con fare sospet­to fra Aman­tea e Cetra­ro. Lo stes­so ave­va già fat­to qual­che mese pri­ma e nes­su­no del­le auto­ri­tà costi­tui­te al con­trol­lo del­le imbar­ca­zio­ni si è allar­ma­ta, Al ripe­ter­si del pas­sag­gio di que­sta nave nono­stan­te l’al­lar­me lan­cia­to dal con­si­glie­re regio­na­le Fer­di­nan­do Laghi sol­le­ci­ta­to da diver­si ambien­ta­li­sti ad inter­ve­ni­re nes­su­no è inter­ve­nu­to e ora­mai dai con­trol­li satel­li­ta­ri risul­ta che l’11 set­tem­bre sia giun­ta nel por­to di Misu­ra­ta. Cosa tra­spor­tas­se non è dato saper­lo. La nave bat­te ban­die­ra pana­men­se e quin­di la nostra Capi­ta­ne­ria di por­to non ha nes­su­na auto­ri­tà per poter inter­ve­ni­re e sali­re sul­la nave  e con­trol­lar­ne il cari­co. Ma avreb­be potu­to chie­de­re alla Mari­na mili­ta­re di poter inter­ve­ni­re , solo se fos­se sta­ta sol­le­ci­ta­ta da qual­che pez­zo gros­so, di quel­li che coman­da­no alla regio­ne, come il gover­na­to­re Occhiu­to che avreb­be a sua vol­ta potu­to sol­le­ci­ta­re il gover­no. Ma le cose in Cala­bria van­no così. Il Pro­cu­ra­to­re capo Grat­te­ri dopo le sue ulti­me ope­ra­zio­ni con cen­ti­na­ia di arre­sti e per­qui­si­zio­ni fra Vibo e Lame­tia che sap­pia­mo bene come fini­ran­no,  lascia la Cala­bria per pre­fe­ri­re Napo­li, pre­sen­ta­re un nuo­vo libro , acqui­si­re la cit­ta­di­nan­za di Dia­man­te , del­la qua­le cosa ne farà non si sa,  e quin­di come si dice in Cala­bria “ti salu­to ped’ di fico”. Eppu­re nel pas­sa­to è sta­ta pro­prio la disat­ten­zio­ne del mon­do poli­ti­co e giu­di­zia­rio che han­no fat­to si che avve­nis­se­ro gra­vi epi­so­di riguar­dan­ti pro­prio le navi dei vele­ni. Nel 1990 la Moto­na­ve Ros­so che spiag­giò a Cam­po­ra San Gio­van­ni arri­vò lì per­chè fal­lì l’af­fon­da­men­to davan­ti Lame­tia ter­me dove già era sta­ta affon­da­ta una nave cari­ca di rifiu­ti tos­si­ci. Nel­lo stes­so pun­to il coman­dan­te del­la  la Moto­na­ve ros­so die­de l’sos pen­san­do che affon­das­se , ma così non fu e dopo che l’e­qui­pag­gio ven­ne mes­so in sal­vo con eli­cot­te­ri e altri mez­zi di soc­cor­so, i ven­ti e le cor­ren­ti la spin­se­ro fino a Cam­po­ra. Era la pisto­la fuman­te, la pri­ma nave che pote­va esse­re mes­sa ai rag­gi x per il suo con­te­nu­to ed il suo equi­pag­gio mes­so alle stret­te da seve­ri inter­ro­ga­to­ri con­dot­ti da qual­che magi­stra­to. Ed inve­ce un gio­va­ne Gip tale Dome­ni­co Fior­da­li­si del­la con­te­sta­ta Pro­cu­ra di Pao­la, fat­ta di magi­stra­ti cor­rot­ti ebbe in mano il caso. Non si inter­ve­nì subi­to ma il gior­no dopo lo spiag­gia­men­to e la not­te del 14 dicem­bre del 1990 camion di una dit­ta mafio­sa del­la cosca loca­le fece­ro la fila per svuo­ta­re il cari­co del­la nave e por­ta­re in giro nei ter­re­ni del­la Cala­bria il suo con­te­nu­to radioat­ti­vo. Una par­te ven­ne tra­spor­ta­ta in una vici­na cava  appar­te­nen­te ad un boss di Cetra­ro, altra par­te ven­ne sep­pel­li­ta nel fiu­me Oli­vo e ritro­va­ta solo pochi anni fa, altre par­ti nel­le disca­ri­che di Aman­tea e Ser­ra d’A­iel­lo. Nes­su­no di que­sti siti nono­stan­te si sapes­se del peri­co­lo ven­ne­ro mai boni­fi­ca­ti e i rifiu­ti tos­si­ci sono anco­ra lì. Il Gip Fior­da­li­si coa­diu­va­to dal­la stam­pa loca­le e da gior­na­li­sti com­pia­cen­ti die­de il via alla demo­li­zio­ne del­la nave che avven­ne in soli tre mesi. La dit­ta Mes­si­na pro­prie­ta­ria del­la moto­na­ve chia­mò pri­ma una dit­ta olan­de­se spe­cia­liz­za­ta in recu­pe­ro di rifiu­ti radioat­ti­vi pagò la som­ma di 700 milio­ni per que­sto lavo­ro, ma poi improv­vi­sa­men­te pro­prio men­tre la nave sta­va per rag­giun­ge­re l’I­ta­lia die­de l’or­di­ne di sospen­de­re l’o­pe­ra­zio­ne affi­dan­do un nuo­vo inca­ri­co ad una dit­ta di demo­li­zio­ne di Cro­to­ne. Tut­to quin­di ven­ne sep­pel­li­to. Un corag­gio­so capi­ta­no di Cor­vet­ta , Nata­le de Gra­zia , cin­que anni dopo gra­zie ad un pro­cu­ra­to­re del­la pro­cu­ra di Reg­gio Cala­bria aprì un’in­chie­sta su que­ste navi par­ten­do da un’al­tra nave affon­da­ta davan­ti le coste di Reg­gio Cala­bria , la Rigel. A dicem­bre del 1995 par­tì da Reg­gio per anda­re a inter­ro­ga­re i pro­prie­ta­ri del­la dit­ta di Cro­to­ne ma giun­to ad Aman­tea, cam­biò dire­zio­ne e si fece sosti­tui­re da un suo col­le­ga men­tre lui si dires­se ver­so Livor­no per inter­ro­ga­re altre per­so­ne del por­to coin­vol­te in quel traf­fi­co di rifiu­ti tos­si­ci. Non arri­vò mai a desti­na­zio­ne il capi­ta­no de Gra­zia giun­to a Noce­ra Infe­rio­re nel­la not­te si fer­mò in un risto­ran­te lun­go la stra­da e con la sua scor­ta cenò. Duran­te la ripre­sa del viag­gio morì in auto. Tra­spor­ta­to nel­l’o­bi­to­rio il medi­co dis­se che si trat­ta­va di un infar­to, ma poi in altre autop­sie si par­lò di avve­le­na­men­to. Fat­to sta che nes­sun magi­stra­to aprì un’in­chie­sta e tut­to finì archi­via­to. Biso­gna atten­de­re il 2018 per­chè un pen­ti­to di mafia , Fran­ce­sco Fon­ti con­fes­sas­se di aver par­te­ci­pa­to all’af­fon­da­men­to di ben tre navi cari­che di vele­ni lun­go le coste cala­bre­si. Una in par­ti­co­la­re la Cun­sky ven­ne affon­da­ta davan­ti le coste di Cetra­ro con l’a­iu­to del­la cosca loca­le alla qua­le si pagò ben 200 milio­ni di vec­chie lire. Il pro­cu­ra­to­re capo Bru­no Gior­da­no aprì subi­to un ‘inchie­sta affi­dan­do­la al Pm Fran­ce­sco Gre­co. Il Pm pre­se sul serio la cosa e comin­ciò un’in­chie­sta con inter­ro­ga­to­ri, rela­zio­ni di sub, sca­te­nan­do un incen­dio in tut­ta la Cala­bria. Una gran­de mani­fe­sta­zio­ne pro­mos­sa dagli ambien­ta­li­sti por­tò ad Aman­tea 35 mila per­so­ne per chie­de­re la veri­tà sul­la nave Cun­sky. Ma al gover­no c’e­ra­no i mafio­si che imme­dia­ta­men­te tra­mi­te la mini­stra Pre­sti­gia­co­mo occul­ta­ro­no tut­te le pro­ve inven­tan­do­si che la nave davan­ti Cetra­ro fos­se una nave del­la pri­ma guer­ra mon­dia­le  e non la Cun­sky e tut­to si fer­mò. Anche il pm Gre­co che ave­va con­dot­to una bel­lis­si­ma inchie­sta archi­viò se stes­so. Il caso ven­ne chiu­so e nes­su­no ne par­lò più. Ma la real­tà è che i rifiu­ti del­la Moto­na­ve ros­so sono anco­ra lì,  sepol­ti fra il fiu­me Oli­vo, Ser­ra d’A­iel­lo e Aman­tea, la Cun­sky è anco­ra sot­to il mare davan­ti Cetra­ro con il suo cari­co radioat­ti­vo e il pove­ro Nata­le De Gra­zia reste­rà sepol­to sen­za ave­re alcu­na giu­sti­zia. Ecco per­chè il pas­sag­gio di que­sta nave car­go avreb­be dovu­to inso­spet­ti­re le auto­ri­tà ed inter­ve­ni­re subi­to. Ma que­sto è lo sta­to del­l’ar­te e biso­gna far­se­ne una ragio­ne.

Fran­ce­sco Ciril­lo

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