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I soldi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) alla guerra

 I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbero anche essere indirizzati alle spese militari, non si tratta di una "minaccia" o della atavica "paura" pacifista ma una realtà che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane rispettando per altro i dettami della Bussola europea.

Nei giorni scorsi il commissario Ue Thierry Breton ha annunciato la volontà di aumentare la produzione europea di munizioni attraverso il finanziamento di 1 miliardo di euro.

Le normative europee sono in corso di riscrittura, del resto è stata proprio la Bussola strategica a individuare questa strada al fine di rimuovere tutti i paletti fino ad oggi esistenti sui finanziamenti legati a scopi di difesa, scopi che poi si vanno dimostrando di ben altra natura (offensivi e imperialisti).

E' del tutto incomprensibile che si possa attingere a fini militari dai fondi destinati “all’inclusione e alla coesione” ma la scappatoia sarà quella di presentare i progetti funzionali a favorire inclusione sociale e politiche attive del lavoro. E così facendo il settore militare diventerà sempre più strategico, come preconizzavano le linee guida della Bussola europea, attingendo direttamente da fondi comunitari che dovrebbero essere invece indirizzati a sostegno del welfare e dell'occupazione.

Lo stesso commissario Ue spiega il tutto senza giri di parole presentando gli investimenti militari come strumento indispensabile per la difesa della democrazia, la industria bellica diventa strategica e andrà sostenuta con fondi crescenti sottratti a capitoli di bilancio quali il lavoro, la spesa sociale, sanitaria ed educativa. 

Nonostante l'aumento esponenziale della spesa militare, l’Esercito italiano chiede ogni giorno nuovi aiuti e per accontentarlo si pensa anche al Pnrr, il Governo Meloni si muove in linea non solo con i nuovi dettami europei ma in ossequio alle indicazioni di Washington diventando l'esecutivo più bellicista e atlantista della storia repubblicana

L'esercito italiano chiede fondi per le munizioni, per l'ammodernamento del sistema militare, per costruire nuove basi, poligoni e aree militari.

E alle richieste dei vertici dell'esercito non poteva mancare la entusiastica e affermativa risposta del ministro Ignazio La Russa che ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano Il Sole 24 Ore

«L’Esercito è indispensabile per la libertà e la sicurezza dei cittadini, ma molte volte si tende a dimenticarlo quando si parla di destinare i fondi, come quelli per l’addestramento».

Ma La Russa ha anche altri obiettivi che accresceranno la militarizzazione della società chiedendo direttamente al Governo la presenza dei militari sulle strade italiane (a partire dalle stazioni e dai centri nevralgici magari dell'economia nazionale e chissà che non si pensi ai militari anche per l'ordine pubblico) ampliando l’operazione “Strade sicure”.

Indirizzare parte dei finanziamenti del Recovery al settore militare non troverà l'opposizione della minoranza parlamentare da cui invece arriverà l'assenso sempre nel nome dei comuni obiettivi per la salvaguardia della democrazia

Nei prossimi anni le risorse destinate al settore militare cresceranno in maniera esponenziale e non mancheranno fondi destinati a questo scopo ma volutamente dirottati su altri capitoli di bilancio proprio per presentare all'opinione pubblica una situazione non veritiera secondo la quale la spesa per la difesa sarebbe ancora lontana dall'obiettivo Nato del 2% del Pil., una percentuale destinata ad essere superata in tempi assai brevi.

A cura della redazione pisana di Lotta Continua.

Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com