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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Verso il divieto di sciopero e di manifestare

Col­pa dei soli­ti pro­vo­ca­to­ri, infil­tra­ti sei ser­vi­zi e del Gover­no, la moder­na stra­te­gia del­la ten­sio­ne, era meglio non par­te­ci­pa­re alla piaz­za pro Hamas, i pale­sti­ne­si han­no ragio­ne ma il ter­ro­ri­smo va com­bat­tu­to, vio­len­ze inac­cet­ta­bi­li ai dan­ni del­le for­ze dell’ordine, van­no vie­ta­te le mani­fe­sta­zio­ni futu­re Pro Pa….

Que­sti alcu­ni com­men­ti let­ti sui social e sui gior­na­li all’indomani del­la mani­fe­sta­zio­ne del 5 Otto­bre a Roma con oltre 10 mila par­te­ci­pan­ti e con­clu­sa­si con alcu­ni scon­tri tra par­te dei mani­fe­stan­ti e le for­ze dell’ordine.

Ma sfug­ge all’opinione pub­bli­co quan­to acca­du­to nel­le ore ante­ce­den­ti al ritro­vo in Piaz­za del­la Pira­mi­de: oltre 1600 fer­ma­ti e iden­ti­fi­ca­ti pri­ma del con­cen­tra­men­to, qua­si 40 fogli di via a mani­fe­stan­ti fer­ma­ti e, aven­do pre­ce­den­ti pena­li per rea­ti di piaz­za, subi­to espul­si da Roma con il daspo, auto­bus fer­ma­ti per ore ai casel­li auto­stra­da­li e mani­fe­stan­ti cari­ca­ti ai casel­li appe­na han­no pro­te­sta­to con­tro i fer­mi pre­ven­ti­vi.

Un anti­pa­sto di quan­to avver­rà con la appro­va­zio­ne defi­ni­ta al Sena­to del decre­to 1660 e subi­to cri­ti­ca­ti da innu­me­re­vo­li giu­ri­sti per i qua­li “le nor­me che inter­ven­go­no in mate­ria pena­le sono espres­sio­ne di un ricor­so al dirit­to pena­le in chia­ve sim­bo­li­ca di raf­for­za­men­to del­la sicu­rez­za pub­bli­ca che, assun­ta ad ogget­to diret­to del­la tute­la pena­le, imple­men­ta una linea di poli­ti­ca cri­mi­na­le che pro­se­gue quel­la già trac­cia­ta dall’avvio del­la legi­sla­tu­ra”.

Pos­sia­mo con­di­vi­de­re o con­dan­na­re l’operato dei mani­fe­stan­ti ma quel­lo che dovrem­mo fare è non divi­der­ci sul­la gestio­ne del­le piaz­ze, spe­cie se sia­mo a casa sedu­ti in diva­no, o sul­le piat­ta­for­me di con­vo­ca­zio­ne del cor­teo del 5 Otto­bre (per altro vie­ta­to), quan­to inve­ce assu­me­re un pun­to di vista arti­co­la­to e cri­ti­co sull’operato di Gover­no, Vimi­na­le e a casca­ta, for­ze dell’ordine e pren­de­re posi­zio­ne inve­ce sul divie­to che incom­be­rà sul­le pros­si­me mani­fe­sta­zio­ni a favo­re del popo­lo pale­sti­ne­se.

Per­ché è indub­bio che oggi mani­fe­sta­re con­tro le scel­te di poli­ti­che este­ra e inter­na del Gover­no Melo­ni rap­pre­sen­ta una sor­ta di minac­cia all’ordine costi­tui­to, una offe­sa alla sicu­rez­za inter­na e inter­na­zio­na­le. In que­sta otti­ca gli anti­sio­ni­sti diven­ta­no anti­se­mi­ti, chi osteg­gia la guer­ra un peri­co­lo­so sov­ver­si­vo, il dirit­to a mani­fe­sta­re pre­vi­sto dal­la Costi­tu­zio­ne andrà quin­di sacri­fi­ca­to in nome di inte­res­si supe­rio­ri.

Stia­mo andan­do ver­so l’approvazione di un decre­to che pre­ve­de pene pesan­tis­si­me per alcu­ni rea­ti com­mes­si con­tro le for­ze dell’ordine (vio­len­za, resi­sten­za, lesio­ni per­so­na­li). Per­fi­no innu­me­re­vo­li esper­ti di dirit­to e avvo­ca­ti richia­ma­no l’attenzione sull’utilizzo del­lo stru­men­to pena­le in fun­zio­ne repres­si­va in con­te­sti com­ples­si che distol­go­no l’attenzione rispet­to ai fat­to­ri eco­no­mi­ci e socia­li che pro­prio in quei con­te­sti inte­ra­gi­sco­no.

Si inven­ta­no di sana pian­ta rea­ti che van­no a col­pi­re situa­zio­ni di mar­gi­na­li­tà rimuo­ven­do la ragio­ne eco­no­mi­ca e socia­le del­le occu­pa­zio­ni di immo­bi­li per ina­spri­re inve­ce la disci­pli­na pena­le vigen­te, esi­sto­no già oggi nor­me per puni­re dei rea­ti ma è evi­den­te che all’occhio secu­ri­ta­rio del Gover­no le stes­se non sia­no giu­di­ca­te suf­fi­cien­ti.

È in discus­sio­ne, anzi sot­to minac­cia, non solo il dirit­to a mani­fe­sta­re ma anche al dis­sen­so la repres­sio­ne si fa più seve­ra per­ché i rea­ti sca­tu­ri­sco­no da ragio­ni di carat­te­re socia­le e poli­ti­co. Sta qui il sal­to di qua­li­tà in chia­ve auto­ri­ta­ria del ddl 1660 che mira diret­ta­men­te alle cri­mi­na­liz­za­zio­ni per­fi­no di con­dot­te carat­te­riz­za­te da resi­sten­za pas­si­va come avver­rà nei Cpr e negli Isti­tu­ti di pena con il rea­to di rivol­ta con­te­sta­bi­le in pre­sen­za del rifiu­to di cibo o di usu­frui­re dell’ora d’aria.

Quan­to acca­de in que­sti gior­ni è solo un’anticipazione degli sce­na­ri futu­ri quan­do il Sena­to appro­ve­rà il decre­to-leg­ge e di que­sto dovrem­mo occu­par­ci, non divi­der­ci sul­la gestio­ne del­le piaz­ze o ave­re la pre­te­sa di elar­gi­re lezio­ni al movi­men­to pale­sti­ne­se su qua­li posi­zio­ni assu­me­re davan­ti al geno­ci­dio del loro popo­lo.

I pena­li­sti han­no ribat­tez­za­to il decre­to come una sor­ta di dirit­to pena­le d’autore, del resto un mero atto di vio­len­za con­tro un mem­bro del­le for­ze dell’ordine ver­rà puni­to più seve­ra­men­te rispet­to a quel­lo com­mes­so con­tro un qual­si­vo­glia dipen­den­te pub­bli­co.

Cri­mi­na­liz­za­re il dis­sen­so è par­te inte­gran­te del­la logi­ca secu­ri­ta­ria e di una visio­ne del­lo Sta­to auto­ri­ta­rio che costrui­sce nor­me repres­si­ve con­tro i con­flit­tua­li ele­van­do­li a nemi­ci dell’ordine pub­bli­co.

Ricor­dia­mo che quan­to avve­nu­to nel­le car­ce­ri ita­lia­ne ai tem­pi del covid, e non solo, un doma­ni non sarà ogget­to di atten­zio­ne da par­te del­la magi­stra­tu­ra pro­va ne sia l’offensiva dei par­la­men­ta­ri del­la destra con­tro il rea­to di tor­tu­ra, il dinie­go a intro­dur­re codi­ci iden­ti­fi­ca­ti­vi sul caschi del­le for­ze dell’ordine fino alla richie­sta di par­la­men­ta­ri che vor­reb­be­ro intro­dur­re un enco­mio solen­ne al cor­po di poli­zia peni­ten­zia­ria in ser­vi­zio pres­so l’istituto peni­ten­zia­rio di San­ta Maria Capua Vete­re dove sono avve­nu­ti fat­ti di inau­di­ta gra­vi­tà e ogget­to per altro di un inchie­sta, e di un pro­ces­so, dopo le inda­gi­ni del­la Magi­stra­tu­ra.

Si sta crean­do una sor­ta di Sta­to di ecce­zio­ne nel qua­le l’operato del­le for­ze dell’ordine sarà sem­pre meno ogget­to di inda­gi­ne dal­la Magi­stra­tu­ra. Se un dipen­den­te pub­bli­co sba­glia le pro­ce­du­re di una gara di appal­to rischia san­zio­ni pesan­tis­si­me anche dal­la magi­stra­tu­ra con­ta­bi­le, al con­tra­rio con il decre­to si pro­po­ne il rico­no­sci­men­to di un bene­fi­cio eco­no­mi­co per gli ade­ren­ti del­le for­ze dell’ordine a fron­te del­le spe­se lega­li soste­nu­te (10.000 euro per cia­scu­na fase del pro­ce­di­men­to) nel caso di pro­ces­si riguar­dan­ti fat­ti ine­ren­ti al ser­vi­zio svol­to

E per chiu­de­re, lo ricor­dia­mo ai salot­tie­ri sini­stror­si o ai comu­ni­sti da tastie­ra, le «Dispo­si­zio­ni in mate­ria di sicu­rez­za urba­na» con­tro i rea­ti di occu­pa­zio­ne di immo­bi­li che andran­no a col­pi­re anche le orga­niz­za­zio­ni sin­da­ca­li e i movi­men­ti soli­da­li.

Di que­ste nor­me dob­bia­mo par­la­re ogni gior­no, è in gio­co la liber­tà e la demo­cra­zia nel nostro pae­se ma anche la nostra stes­sa agi­bi­li­tà socia­le, sin­da­ca­le e poli­ti­ca.

Ogni ulte­rio­re con­si­de­ra­zio­ne sul­la vio­len­za dei mani­fe­stan­ti, le obie­zio­ni sul­le piat­ta­for­me di indi­zio­ne dei cor­tei ci sem­bra­no inve­ce argo­men­ti fuor­vian­ti per devia­re l’attenzione dal pro­ble­ma rea­le ossia dal­la deri­va secu­ri­ta­ria e repres­si­va in cor­so nel nostro pae­se con il silen­zio assen­so anche del­le oppo­si­zio­ni par­la­men­ta­ri che al momen­to del­la vota­zio­ne alla Came­ra vede­va­no deci­ne di par­la­men­ta­ri assen­ti.

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