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Torino
domenica, 22 Dicembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Dalla parte di chi occupa le case popolari a Torino

Di Fran­ce­sco Migliac­ci

Con­ser­vo un pic­co­lo archi­vio di arti­co­li dal­le pagi­ne cit­ta­di­ne di La Stam­pa e la Repub­bli­ca. Non è siste­ma­ti­co, eppu­re con­tie­ne nume­ro­se cro­na­che sugli sgom­be­ri di appar­ta­men­ti occu­pa­ti in palaz­zi­ne di edi­li­zia resi­den­zia­le pub­bli­ca. I pri­mi arti­co­li risal­go­no alla pri­ma­ve­ra del 2023, ma noto una con­cen­tra­zio­ne di inter­ven­ti del­la poli­zia a par­ti­re dall’ultima esta­te e la ten­den­za per­si­ste anco­ra in que­sti gior­ni di tar­do autun­no. A metà apri­le 2023 sono sgom­be­ra­ti cin­que allog­gi in via Scar­sel­li­ni a Mira­fio­ri. Poi, nell’estate del 2024, la poli­zia irrom­pe negli appar­ta­men­ti di via Sospel­lo in Bor­ga­ta Vit­to­ria e di via Bolo­gna in Bar­rie­ra di Mila­no. A ini­zio set­tem­bre è il tur­no del­le case in via Aosta, di nuo­vo in Bar­rie­ra, e un mese dopo ecco le for­ze dell’ordine inter­ven­go­no poco lon­ta­no, in via Cima­ro­sa. Il 9 otto­bre si dà la noti­zia di sgom­be­ri in cor­so Lec­ce, vici­no al par­co del­la Pel­le­ri­na; a fine novem­bre, in via Sal­ve­mi­ni a Mira­fio­ri, quat­tro fami­glie in cam­per sono allon­ta­na­te e un’altra è cac­cia­ta da una casa popo­la­re che occu­pa­va nel­la stes­sa stra­da. Anco­ra il 3 dicem­bre le for­ze dell’ordine sgom­be­ra­no dodi­ci appar­ta­men­ti in via Aosta.

Spes­so l’allontanamento degli occu­pan­ti è com­men­ta­to da Emi­lio Bol­la, pre­si­den­te del­la Agen­zia ter­ri­to­ria­le per la casa (ATC) del Pie­mon­te Cen­tra­le. Bol­la sa esse­re ine­so­ra­bi­le come un’intelligenza arti­fi­cia­le: “Il recu­pe­ro dell’alloggio rap­pre­sen­ta un ulte­rio­re pas­so ver­so il ripri­sti­no del­la lega­li­tà e il cor­ret­to uti­liz­zo del patri­mo­nio immo­bi­lia­re pub­bli­co” (La Stam­pa, 5 otto­bre 2024). In via Cima­ro­sa, que­sto otto­bre, l’assessore regio­na­le alle poli­ti­che socia­li Mar­ro­ne (Fra­tel­li d’Italia) ha brin­da­to allo sgom­be­ro e sul mar­cia­pie­de ha alle­sti­to un tavo­li­no con piz­zet­te e pata­ti­ne (la Repub­bli­ca, 9 otto­bre 2024). Mar­co Por­ced­da, tenen­te colon­nel­lo dei Cara­bi­nie­ri e asses­so­re alla lega­li­tà e alla sicu­rez­za di Tori­no, ha affer­ma­to dopo lo sgom­be­ro in via Sal­ve­mi­ni: “È sta­to un inter­ven­to ese­gui­to con atten­zio­ne all’aspetto socia­le, la fami­glia inse­dia­ta nell’appartamento si è allon­ta­na­ta volon­ta­ria­men­te” (La Stam­pa, 30 novem­bre 2024). L’assessore alla sicu­rez­za discet­ta di poli­ti­che socia­li: si rive­la chi dav­ve­ro domi­na il discor­so in cit­tà.

Tace inve­ce negli ulti­mi mesi Jaco­po Rosa­tel­li, espo­nen­te di Sini­stra Eco­lo­gi­sta e asses­so­re comu­na­le alle poli­ti­che socia­li, eppu­re nel­la pri­ma­ve­ra del 2023 affer­mò che gli sgom­be­ri in via Scar­sel­li­ni era­no “uma­ni­ta­ri”, ovve­ro un’occasione per tute­la­re le fami­glie but­ta­te in stra­da. Seb­be­ne subal­ter­no all’ossessione di sicu­rez­za, l’operato di Rosa­tel­li è uti­le per colo­ra­re di uma­ni­tà le ope­ra­zio­ni repres­si­ve. In que­sto incu­bo urba­no la sini­stra che gover­na la cit­tà (buo­na e inclu­si­va) e la destra a capo del­la regio­ne (cini­ca e cat­ti­va) sono com­ple­men­ta­ri e col­la­bo­ra­no nel­la guer­ra con­tro i nemi­ci pub­bli­ci degli ulti­mi mesi: gli occu­pan­ti di case, i dispe­ra­ti nei cam­per par­cheg­gia­ti in ango­li d’asfalto.

Il lin­guag­gio di gior­na­li­sti e rap­pre­sen­tan­ti del­le isti­tu­zio­ni è sem­pre appros­si­ma­ti­vo, abi­le ad alter­na­re l’ipocrisia al raz­zi­smo. Di cer­to dai loro discor­si sono rimos­se le cau­se mate­ria­li, e sto­ri­che, che costrin­go­no le per­so­ne a occu­pa­re le case popo­la­ri lascia­te vuo­te e abban­do­na­te. Nel 2015 la giun­ta Fas­si­no (Par­ti­to Demo­cra­ti­co) sgom­be­rò il cam­po di Lun­go Stu­ra Lazio, all’estrema peri­fe­ria set­ten­trio­na­le del­la cit­tà. Lo sgom­be­ro fu gover­na­to da una cor­da­ta di enti del ter­zo set­to­re che otten­ne finan­zia­men­ti dal mini­ste­ro dell’interno. Gli ope­ra­to­ri socia­li distin­se­ro le fami­glie meri­te­vo­li e quel­le imme­ri­te­vo­li: alle pri­me furo­no offer­te solu­zio­ni abi­ta­ti­ve tem­po­ra­nee ed effi­me­ri pro­get­ti d’integrazione; con­tro le secon­de, rima­ste sole, si mos­se­ro la Cele­re e le ruspe. Tut­ti, subi­to o dopo pochi anni, si tro­va­ro­no sen­za casa. E anco­ra più cie­co è sta­to lo sgom­be­ro nel 2020 del cam­po di via Ger­ma­gna­no, sem­pre accan­to a una riva del­la Stu­ra. Al gover­no c’era la giun­ta Appen­di­no (Movi­men­to 5 Stel­le) e i capi­ta­li a dispo­si­zio­ne era­no infe­rio­ri. Alcu­ne fami­glie otten­ne­ro una casa per pochi mesi, altri barac­ca­ti furo­no costret­ti ad accet­ta­re mil­le euro in cam­bio del­la distru­zio­ne del­la barac­ca, a mol­ti inve­ce non fu offer­to alcun­ché. Le ruspe rase­ro al suo­lo il cam­po nel pie­no del­la pan­de­mia. Gli occu­pan­ti di oggi non sono altri che i barac­ca­ti cac­cia­ti e disper­si anni fa.

Esi­ste un video di Chia­ra Appen­di­no nell’aprile 2021: s’aggira in tac­chi e cap­pot­to nell’area del cam­po di via Ger­ma­gna­no. Affer­ma dinan­zi alla mac­chi­na da pre­sa: “Pian pia­no abbia­mo libe­ra­to que­sto spa­zio. Con­si­de­ra­te che si è arri­va­ti ad ave­re più di mil­le per­so­ne, con barac­che, pro­prio qui dove sono oggi. Dopo cir­ca quat­tro anni di lavo­ro, ormai un anno fa, e dopo vent’anni e oltre di occu­pa­zio­ne, abbia­mo supe­ra­to il cam­po, ma il nostro lavo­ro non è fini­to. Quin­di oggi sia­mo tor­na­ti per­ché stia­mo risi­ste­man­do e ripu­len­do l’area per poter­la resti­tui­re alla cit­ta­di­nan­za”. Era solo uno spot per la cam­pa­gna elet­to­ra­le: Appen­di­no, alla dispe­ra­ta ricer­ca di voti, era abba­stan­za cini­ca da sfrut­ta­re la mala­sor­te dei dispe­ra­ti. Dove c’erano le barac­che lun­go il fiu­me ora vedo luo­ghi abban­do­na­ti, i rifiu­ti lascia­ti dal­le isti­tu­zio­ni e dagli enti del ter­zo set­to­re ripo­sa­no sot­to una natu­ra che ger­mo­glia. E gli esi­lia­ti dei cam­pi sono costret­ti da anni a un noma­di­smo for­za­to, brac­ca­ti dal­la poli­zia se dor­mo­no in un cam­per o se osa­no spac­ca­re la por­ta di una casa disa­bi­ta­ta. Que­sta la ter­ri­bi­le bana­li­tà dei mec­ca­ni­smi di gover­no: si cer­ca­va il con­sen­so elet­to­ra­le gra­zie alla distru­zio­ne del­le barac­che, poi gli esclu­si han­no tro­va­to rifu­gi pre­ca­ri e ades­so, anco­ra una vol­ta, le clas­si diri­gen­ti aspi­ra­no a una mise­ra visi­bi­li­tà con nuo­vi sgom­be­ri.

Fre­quen­to alcu­ne fami­glie che occu­pa­no le case, cono­sco per­so­ne che vivo­no con i bam­bi­ni nei cam­per. So che le asso­cia­zio­ni coin­vol­te nei pro­get­ti di supe­ra­men­to dei cam­pi han­no offer­to, dopo la distru­zio­ne del­le barac­che, appar­ta­men­ti fati­scen­ti nel­le abi­ta­zio­ni di Moli­no, spe­cu­la­to­re e palaz­zi­na­ro uti­le a tut­te le isti­tu­zio­ni, anche a quel­le pro­gres­si­ste. Una vol­ta fini­ti i sol­di dei pro­get­ti, gli enti bene­vo­len­ti han­no costret­to le fami­glie a usci­re dai tugu­ri di Moli­no: sono fini­te in stra­da. So quan­to le for­ze dell’ordine – dal cor­po spe­cia­le del­la muni­ci­pa­le dedi­ca­to ai “noma­di” alla poli­zia di sta­to – sia­no vio­len­te con­tro gli occu­pan­ti. So che gli agen­ti s’introducono nel­le case con i man­ga­nel­li spia­na­ti, incu­ran­ti dei mino­ri. So che duran­te lo sgom­be­ro non vie­ne offer­ta alcu­na solu­zio­ne alter­na­ti­va – nep­pu­re si pro­po­ne la divi­sio­ne del nucleo fami­lia­re con pro­po­ste rivol­te alle madri e ai bam­bi­ni. So che i fun­zio­na­ri di ATC si reca­no negli appar­ta­men­ti ogni set­ti­ma­na e minac­cia­no gli abi­tan­ti: “La pros­si­ma set­ti­ma­na vi but­tia­mo fuo­ri”. Cono­sco la vio­len­za raz­zi­sta con­tro i rom, eppu­re anco­ra non ave­vo scrit­to que­sta paro­la, “rom”, per­ché davan­ti ai miei occhi si dispie­ga una sot­ti­le, effe­ra­ta guer­ra con­tro un sot­to­pro­le­ta­ria­to che i gover­ni urba­ni non rie­sco­no a irreg­gi­men­ta­re, inqua­dra­re.

Dagli ere­di del fasci­smo agli eco­lo­gi­sti di sini­stra ora al gover­no del­la Cit­tà, tut­te le for­ze poli­ti­che sono com­pli­ci di que­sto mec­ca­ni­smo. A Tori­no, tut­ta­via, bran­del­li di sini­stra anco­ra non del tut­to com­pro­mes­sa si aggre­ga­no in nome dell’antifascismo, del­la costru­zio­ne di un argi­ne con­tro le destre. Dav­ve­ro que­sta destra, per quan­to nau­sean­te, è l’origine dei pro­ble­mi? Il raz­zi­smo e l’oppressione non sono for­se radi­ca­ti nell’intero com­ples­so del­la socie­tà? Alla luce dell’ingiustizia la sicu­rez­za e la lega­li­tà appa­io­no come fetic­ci: basta libe­rar­se­ne e difen­de­re il dirit­to da par­te dei pove­ri di occu­pa­re gli appar­ta­men­ti di edi­li­zia resi­den­zia­le pub­bli­ca. Chiun­que sia anco­ra dota­to di una coscien­za socia­le dovreb­be ragio­na­re sui modi e le stra­te­gie per aiu­ta­re e sup­por­ta­re le fami­glie che occu­pa­no e ren­de­re dif­fi­ci­le il com­pi­to alla poli­zia e alle isti­tu­zio­ni.

È un pre­sen­te avvol­to nel­la dimen­ti­can­za, ma il ricor­do lace­ra. Ho tro­va­to un libro del 1999 dedi­ca­to alla sto­ria e alla mor­te di Toni­no Mic­ci­ché: Mor­te di un mili­tan­te sici­lia­no. Meri­dio­na­li nel­la Tori­no degli anni Set­tan­ta di Filip­po Fal­co­ne. Mic­ci­ché era un ope­ra­io Fiat, mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua, impe­gna­to nel­la lot­ta per la casa alla Fal­che­ra – era­no gli anni Set­tan­ta. Allo­ra le case popo­la­ri era­no occu­pa­te dagli ope­rai esclu­si da dimo­re degne e si cer­ca­va una con­ver­gen­za con i legit­ti­mi asse­gna­ta­ri per evi­ta­re una guer­ra tra pove­ri e indi­vi­dua­re le respon­sa­bi­li­tà del­la cri­si abi­ta­ti­va nel gover­no urba­no e nel­le clas­si padro­na­li. Alla fine del libro vedo una foto del­la Fal­che­ra: c’è una bar­ri­ca­ta a difen­de­re le case occu­pa­te e leg­go tre scrit­te: “W le occu­pa­zio­ni”, “W la clas­se ope­ra­ia”, “Vie­ta­to l’accesso alla poli­zia”. Ritro­vo nel libro un docu­men­to dei comi­ta­ti di occu­pan­ti: “Per un ope­ra­io diven­ta sem­pre più un lus­so vive­re in una casa decen­te […], ci costrin­go­no a vive­re in tugu­ri nono­stan­te una vita di lavo­ro. Abbia­mo occu­pa­to gli allog­gi in segno di pro­te­sta […]. La nostra è una lot­ta di sfrut­ta­ti con­tro sfrut­ta­to­ri”. Oggi le fab­bri­che sono vuo­te, è vero, le piaz­ze spes­so silen­ti e gli oppres­si a sten­to soprav­vi­vo­no, eppu­re a Tori­no si occu­pa­no anco­ra le case popo­la­ri.

Trat­to: https://napolimonitor.it/dalla-parte-di-chi-occupa-le-case-popolari-a-torino/

 

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