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venerdì, 20 Settembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

«Piombo con piombo», Il 1921 e la guerra civile italiana, a cura di Giorgio Sacchetti

«Piom­bo con piom­bo», Il 1921 e la guer­ra civi­le ita­lia­na, a cura di Gior­gio Sac­chet­ti

Roma, Caroc­ci, 2023, pp. 438, € 42.00.

Seb­be­ne in linea con i pro­dot­ti edi­to­ria­li desti­na­ti all’ambito acca­de­mi­co, il prez­zo di coper­ti­na, volen­do inve­ce ragio­na­re in ter­mi­ni divul­ga­ti­vi (public histo­ry), si pre­sen­ta ad ora proi­bi­ti­vo. Si trat­ta del­la pub­bli­ca­zio­ne degli atti di un con­ve­gno sul cen­te­na­rio del 1921, nel­le inten­zio­ni per­ché, quel cen­te­na­rio, ha noto­ria­men­te coin­ci­so con le misu­re anti­pan­de­mi­che, per cui il cor­po­so volu­me, come altre ana­lo­ghe e coe­ve ini­zia­ti­ve, resti­tui­sce una for­ma mista di even­ti in pre­sen­za, in remo­to e con­tri­bu­ti per iscrit­to. Ne vie­ne fuo­ri un sag­gio con­si­sten­te di natu­ra mul­ti­di­sci­pli­na­re, gio­co­for­za desti­na­to ad esse­re testo di rife­ri­men­to per la ricer­ca sul­la con­flit­tua­li­tà del Pri­mo dopo­guer­ra in Ita­lia.

La foto di coper­ti­na riman­da ad uno dei momen­ti più signi­fi­ca­ti­vi del “ven­tu­ni­smo”: la lapi­de posta dopo la Libe­ra­zio­ne in ricor­do dei Fat­ti di Sar­za­na del 21 luglio 1921, un po’ cul­mi­ne del­la dis­ser­ta­zio­ne cen­tra­le di que­sti atti. E difat­ti, que­sta si com­ple­ta con il tito­lo, cita­zio­ne de l’Inno del­la rivol­ta, can­to appar­so in occa­sio­ne pro­prio dei Moti del­la Luni­gia­na del 1894, mani­fe­sto dell’anarchismo indi­vi­dua­li­sta in Ita­lia e che Fran­ce­sco Guc­ci­ni con­si­de­ra un po’ il non­no incon­sa­pe­vo­le de La Loco­mo­ti­va.

Le fon­da­men­ta di que­sto con­ve­gno sono, non a caso, occu­pa­te dall’analisi del pen­sie­ro anar­chi­co a retro­ter­ra del perio­do esa­mi­na­to, nel­la fat­ti­spe­cie sul­la divi­sio­ne, di fon­do e con­tem­plan­do le varie sfu­ma­tu­re, tra orga­niz­za­to­ri ed anti­or­ga­niz­za­to­ri, cioè tra poli­ti­ci, indub­bia­men­te rap­pre­sen­ta­ti dal­la figu­ra cen­tra­le di Erri­co Mala­te­sta, ed indi­vi­dua­li­sti, fau­to­ri cioè dell’azione diret­ta sen­za tat­ti­che, del gesto indi­vi­dua­le, in poche paro­le: dell’attentato che rive­ste fun­zio­ne ven­di­ca­ti­va ed esem­pla­re assie­me. Una dia­tri­ba su cui la Gran­de guer­ra ed il dibat­ti­to sull’intervento che l’aveva anti­ci­pa­ta, scuo­ten­do gran­de­men­te gli ambien­ti anar­chi­ci,  avreb­be­ro fat­to da deto­na­to­re, fuor di meta­fo­ra, ver­reb­be da aggiun­ge­re.

Per­ché ora, con la Pri­ma guer­ra mon­dia­le, la vio­len­za, gra­zie anche alla mas­sic­cia dif­fu­sio­ne del­le armi da fuo­co in dota­zio­ne dei pri­va­ti, è pene­tra­ta in tut­ti i com­por­ta­men­ti socia­li e civi­li, com­pre­si ovvia­men­te quel­li ine­ren­ti l’azione poli­ti­ca. Ed il 23 mar­zo del 1919 è nato a Mila­no un movi­men­to poli­ti­co che ha tut­ta l’aria di voler sfrut­ta­re e capi­ta­liz­za­re que­sta irru­zio­ne del­la vio­len­za, di far­si “pro­pa­gan­di­sta del fat­to”, ben pre­sto a ser­vi­zio del­la rea­zio­ne e dei ceti pri­vi­le­gia­ti, a dife­sa del­la Nazio­ne con­tro le for­ze disgre­ga­tri­ci: quel­lo dei Fasci ita­lia­ni di com­bat­ti­men­to.

Soprag­giun­ge quin­di quest’elemento ine­di­to, carat­te­riz­za­to dal­la cen­tra­li­tà del­la vio­len­za e fina­liz­za­to a scom­pa­gi­na­re un movi­men­to ope­ra­io, del tut­to impre­pa­ra­to allo scon­tro, col­pen­do­lo nel­le sue arti­co­la­zio­ni di base e negli enti loca­li da esso ammi­ni­stra­ti. È la guer­ra di movi­men­to inau­gu­ra­ta con l’assalto alla Reda­zio­ne mila­ne­se de “l’Avanti!”, 15 apri­le 1919, e che avreb­be visto al suo fian­co tut­te quel­le for­ze inten­zio­na­te ad arre­sta­re con ogni mez­zo l’avanzata pro­le­ta­ria, indi­pen­den­te­men­te da pos­si­bi­li sboc­chi rivo­lu­zio­na­ri.

E qui venia­mo al sot­to­ti­to­lo: “la guer­ra civi­le ita­lia­na”. Si è a vol­te par­la­to di quel perio­do che va, appun­to, dal 15 apri­le del 1919 al discor­so di Mus­so­li­ni del 3 gen­na­io 1925, e cul­mi­na­to nel 1921, come di una guer­ra civi­le dimen­ti­ca­ta, una guer­ra civi­le stri­scian­te, poi­ché, all’interno di una stes­sa cit­ta­di­nan­za, si sono viste vio­len­te­men­te fron­teg­gia­re del­le fazio­ni, con cen­ti­na­ia di mor­ti a segui­to. La con­tro­te­si a riguar­do vuo­le che il prin­ci­pio usa­to, e comun­que al suo tem­po non sen­za scan­da­lo, da Clau­dio Pavo­ne per il 1943–45 non sia appli­ca­bi­le al 1919–25, in quan­to, aldi­là del­le posi­zio­ni valo­ria­li, non c’erano qui due par­ti che si com­bat­te­va­no: solo una era orga­niz­za­ta in armi per col­pi­re, quel­la fasci­sta. La dispu­ta si esten­de anche alla ripar­ti­zio­ne tra Bien­nio ros­so 1919–20) e Bien­nio nero (1921–22) e sul­la fon­da­tez­za sto­rio­gra­fi­ca del­le mede­si­me perio­diz­za­zio­ni: para­me­tri, stan­do ad alcu­ne tesi, del tut­to con­ven­zio­na­li. Que­stio­ni non risol­vi­bi­li in modo defi­ni­ti­vo e, qua­lo­ra lo fos­se­ro, ver­reb­be ad ogni modo meno la fun­zio­ne del­la ricer­ca sto­rio­gra­fi­ca.

E venia­mo allo­ra a quel­lo che è l’elemento se si vuo­le ine­di­to del­la pub­bli­ca­zio­ne, rispet­to alla ormai for­tu­na­ta­men­te vasta biblio­gra­fia sul perio­do in ogget­to. Per rag­giun­ger­lo biso­gna pren­de­re atto di due aspet­ti: geo­gra­fi­co e cro­no­lo­gi­co. L’area su cui gli inter­ven­ti mag­gior­men­te si con­cen­tra­no è quel­la tosca­na ed emi­lia­no – roma­gno­la; il perio­do è quel­lo che va dall’autunno del 1920 alla pri­ma­ve­ra del 1921. I due aspet­ti van­no poi rela­zio­na­ti all’incedere dell’offensiva fasci­sta che pog­gia sul­le dina­mi­che, come scrit­to, del­la guer­ra di movi­men­to. Dun­que, la comu­ni­ca­zio­ne viag­gia­va già in tem­po rea­le, con tele­gra­fo e tele­fo­no e, quin­di, in tem­pi bre­vi si era dif­fu­sa, cer­to qua­si esclu­si­va­men­te tra ceti medi ed alti, stu­den­ti ed intel­let­tua­li, la sim­pa­tia ver­so il Fascio ma non l’agibilità e la pre­sa poli­ti­ca sui ter­ri­to­ri. Per­ciò era neces­sa­rio l’intervento manu mili­ta­ri, il qua­le, come si è visto, era ini­zia­to da Mila­no per scen­de­re man mano ver­so sud. Nell’autunno 1920 l’offensiva è atte­sta­ta nell’Italia Cen­tro – set­ten­trio­na­le. Un atte­sta­men­to cul­mi­na­to tra­gi­ca­men­te a Bolo­gna, con la Stra­ge di palaz­zo d’Accursio. Le inten­zio­ni del fasci­smo ormai sono alquan­to niti­de, pale­se è la pas­si­vi­tà – con­ni­ven­za del­le for­ze dell’ordine; cio­no­no­stan­te, i diri­gen­ti del­le prin­ci­pa­li isti­tu­zio­ni pro­le­ta­rie, il Par­ti­to socia­li­sta e la Con­fe­de­ra­zio­ne gene­ra­le del lavo­ro, non for­ni­sco­no indi­ca­zio­ni su come fron­teg­gia­re que­sta vio­len­za che pure si rivol­ge in lar­ghis­si­ma par­te con­tro la loro base. Un’esigenza che, indi­ca­ti­va­men­te, si sareb­be inve­ce fat­ta lar­go in seno al mon­do com­bat­ten­ti­sti­co.

Ed ecco, quin­di, una rispo­sta spon­ta­nea, non orga­niz­za­ta, pri­va di equi­pag­gia­men­ti o finan­zia­men­ti, di gen­te di popo­lo che impu­gna le armi e abbat­te i fasci­sti in vena di aggre­di­re o chi scam­bia per tali. È assai signi­fi­ca­ti­vo che tut­ti que­sti epi­so­di di san­gue, se si eccet­tua Sar­za­na, che ne rap­pre­sen­ta un po’ una coda, sia­no avve­nu­ti pri­ma del­la nasci­ta degli Ardi­ti del popo­lo che, pro­prio in base a que­sto dato, aven­do asse­gna­to all’autodifesa digni­tà d’organizzazione, potreb­be­ro aver posto un argi­ne alla vio­len­za spon­ta­nea ed incon­trol­la­ta. Va da sé, un ele­men­to che, qua­lo­ra fos­se sta­to ai tem­pi còl­to da qual­cu­no, non ha di cer­to scon­giu­ra­to la loro mes­sa fuo­ri­leg­ge e la per­se­cu­zio­ne da par­te del­lo Sta­to libe­ra­le.

Il pri­mo degli epi­so­di di cui sopra, su cui si sareb­be­ro sca­te­na­te tre­men­de rap­pre­sa­glie e repres­sio­ni e su cui il fasci­smo avreb­be basa­to par­te non indif­fe­ren­te del­la pro­pria pro­pa­gan­da, è quel­lo di Empo­li, quan­do, il 1° mar­zo 1921, dei mari­nai diret­ti in con­vo­glio da La Spe­zia a Firen­ze, scor­ta­ti dai cara­bi­nie­ri, ven­go­no scam­bia­ti per dei fasci­sti e pre­si d’assalto: otto muo­io­no per col­pi d’arma da fuo­co, col­tel­li e per­cos­se, uno affo­ga­to nell’Arno su cui ave­va ten­ta­to la fuga.

Ampio spa­zio, for­se per­ché l’episodio pre­sen­ta carat­te­re più ine­di­to, è poi dedi­ca­to ai Fat­ti di Ren­zi­no, fra­zio­ne di Foia­no, nel­la Pro­vin­cia di Arez­zo. Qui, 17 apri­le del 1921, due camion di fasci­sti, che stan­no tor­men­tan­do la zona, men­tre sono diret­ti al Capo­luo­go ven­go­no pre­si d’assalto da un grup­po di appar­te­nen­ti alle for­ze pro­le­ta­rie che ne ucci­do­no tre e ne feri­sco­no altret­tan­ti.

Altro fat­to su cui ci sono diver­si riman­di è quel­lo rela­ti­vo all’uccisione a Firen­ze del gio­va­ne fasci­sta Gio­van­ni Ber­ta, che, pas­san­do in bici­clet­ta, veni­va nota­to per il distin­ti­vo del Fascio all’occhiello da un grup­po di ope­rai in agi­ta­zio­ne a segui­to dell’uccisione di Spar­ta­co Lava­gni­ni, accol­tel­la­to e get­ta­to nell’Arno, il 28 feb­bra­io 1921.

Roma com­pa­re in un capi­to­lo ine­ren­te le mobi­li­ta­zio­ni con­tro il III Con­gres­so nazio­na­le dei Fasci del novem­bre 1921: le Quat­tro gior­na­te di Roma.

C’è poi una sto­ria qui cen­tra­le quan­to a sé stan­te di quel 1921, poi­ché non ine­ren­te alla guer­ra di movi­men­to pur ali­men­tan­do­la, vale a dire l’attentato al tea­tro Dia­na del 23 mar­zo. Nel ritro­vo del­la bor­ghe­sia mila­ne­se, men­tre sta­va per ini­zia­re lo spet­ta­co­lo La Mazur­ka blu, una tre­men­da esplo­sio­ne cau­sa­va 21 mor­ti ed 80 feri­ti. L’azione era sta­ta com­piu­ta da un grup­po di anar­chi­ci indi­vi­dua­li­sti per recla­ma­re la scar­ce­ra­zio­ne di Mala­te­sta, il qua­le, indi­gna­to per il ter­ri­bi­le gesto, sospen­de­va lo scio­pe­ro del­la fame in atto. La que­stio­ne si fa qui spi­no­sa e tut­to­ra non man­ca­no diver­se inter­pre­ta­zio­ni dell’accaduto: seb­be­ne non tut­te le cir­co­stan­ze del fat­to sia­no sta­te ine­qui­vo­ca­bil­men­te chia­ri­te, è da esclu­de­re che l’obiettivo dell’attentato fos­se l’abitazione del Que­sto­re Gio­van­ni Gasti, che era altro­ve, o che fos­se a carat­te­re dimo­stra­ti­vo, vista la quan­ti­tà di esplo­si­vo impie­ga­ta.

La penul­ti­ma par­te del­la mono­gra­fia è inti­to­la­ta Rap­pre­sen­ta­re il 1921 ed affron­ta un ter­re­no non par­ti­co­lar­men­te esplo­ra­to, vale a dire la memo­ria di quell’anno attra­ver­so le testi­mo­nian­ze ed i ricor­di tra­man­da­ti dal­la tra­di­zio­ne ora­le e dal­la nar­ra­ti­va. Tor­na­no qui i Fat­ti di Ren­zi­no, anche attra­ver­so un capi­to­lo riguar­dan­te l’ottava rima. In meri­to al cine­ma, c’è un note­vo­le inter­ven­to cir­ca i due film pro­pa­gan­di­sti­ci del Regi­me fasci­sta sul perio­do giun­ti a noi: Cami­cia nera, di Gio­vac­chi­no For­za­no, e Vec­chia guar­dia, di Ales­san­dro Bla­set­ti.

Chiu­de il lavo­ro la tavo­la roton­da con­clu­si­va, inti­to­la­ta Guer­ra civi­le e vio­len­za poli­ti­ca.

La cura del sag­gio è di Gior­gio Sac­chet­ti. Gli stu­dio­si che han­no con­tri­bu­to sono: Enri­co Acciai, Fran­ce­sco Bel­lac­ci, Pao­la Ber­ton­ci­ni, Loren­zo Ber­tu­cel­li, Mar­co Bet­ti, Giu­lio Bigoz­zi, Lau­ra Bot­tai, Rober­to Caroc­ci, Mir­co Car­ret­tie­ri, Paul Cor­ner, Fabio Degli Espo­sti, Pie­tro Di Pao­la, Fabio Fab­bri, John Foot, Andrea Gia­co­ni, Iva­no Gra­na­ta, Sal­va­to­re Man­ni­no, Pie­tro Masiel­lo, Iara Melo­ni, Lui­gi Nepi, Gui­do Pan­vi­ni, Ele­na Papa­dia, Pao­lo Pez­zi­no, Andrea Rapi­ni, Gior­gio Sac­chet­ti, Anto­nio Sen­ta, Ema­nue­le Upi­ni, Andrea Ven­tu­ra e Rodol­fo Vit­to­ri.

Sil­vio Anto­ni­ni    

 

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