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mercoledì, 4 Dicembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Vincenti per qualche giorno, vincenti tutta la vita. Le barricate degli Arditi del Popolo a Parma e oltre Parma.

Abbia­mo deci­so di pre­sen­ta­re il libro Vin­cen­ti per qual­che gior­no vin­cen­ti per tut­ta la vita, dedi­ca­to agli Ardi­ti del popo­lo di Par­ma e alla loro resi­sten­za allo squa­dri­smo fasci­sta, non solo per foca­liz­za­re l’at­ten­zio­ne su una pagi­na di sto­ria fin trop­po dimen­ti­ca­ta, o rele­ga­ta agli ambi­ti del­la memo­ria di qual­che cir­co­lo, ma anche per trar­re qual­che inse­gna­men­to dal­l’e­spe­rien­za sto­ri­ca degli anni che van­no dal­la fine del­la Pri­ma Guer­ra Mon­dia­le all’av­ven­to del Fasci­smo. Rin­gra­zia­mo Alber­to Pan­ta­lo­ni per la sua pre­sen­za e per esse­re sta­to tra i cura­to­ri di que­sto libro che potrem­mo defi­ni­re, sen­za reto­ri­ca, una auto­pro­du­zio­ne, rin­gra­zia­mo chi ci ha ospi­ta­to ossia la Libre­ria Pel­le­gri­ni di Pisa.

Ser­ve innan­zi­tut­to con­te­stua­liz­za­re sto­ri­ca­men­te l’e­spe­rien­za degli Ardi­ti del Popo­lo per non trar­re con­clu­sio­ni affret­ta­te e ideo­lo­gi­che ma al con­tem­po riflet­te­re sul­l’av­ven­to del Fasci­smo dovreb­be esse­re anche di aiu­to per com­pren­de­re come sia avve­nu­to, negli ulti­mi 40 anni, lo stra­po­te­re del pen­sie­ro e del­l’a­zio­ne neo­li­be­ri­sta, la deva­sta­zio­ne socia­le avve­nu­ta con la scon­fit­ta dei movi­men­ti comu­ni­sti e radi­ca­li nel­la nostra socie­tà.

Allo stes­so tem­po voglia­mo ricor­da­re la sco­per­ta tar­di­va degli Ardi­ti anche nel­la sto­rio­gra­fia moder­na, dopo la pub­bli­ca­zio­ne del sag­gio di Pavo­ne sul­la Guer­ra civi­le per­ché la Resi­sten­za è sta­ta ana­liz­za­ta den­tro un qua­dro ben diver­so da quel­lo agio­gra­fi­co o degli sto­ri­ci del Pci. E fare i con­ti tan­to con gli Ardi­ti quan­to con espe­rien­ze come la Volan­te Ros­sa ci per­met­te di vede­re l’an­ti­fa­sci­smo den­tro un con­te­sto diver­so da quel­lo tra­di­zio­na­le, ana­liz­zar­ne e valo­riz­zar­ne i con­no­ta­ti di clas­se più avan­za­ti, la que­stio­ne dei rap­por­ti di for­za e del pote­re.

Qual­che sto­ri­co potreb­be subi­to con­te­sta­re que­ste con­si­de­ra­zio­ni avan­zan­do obie­zio­ni di varia natu­ra, è tut­ta­via indub­bio che la scon­fit­ta dei movi­men­ti socia­li e sin­da­ca­li sia avve­nu­ta per innu­me­re­vo­li ragio­ni eco­no­mi­che, poli­ti­che ma anche per l’as­sen­za di una Resi­sten­za ai pro­ces­si in atto. Que­sto accad­de con il fasci­smo, con la sini­stra dila­nia­ta da lot­te inte­sti­ne e inter­pre­ta­zio­ni spes­so dot­tri­na­li sui testi “sacri” del mar­xi­smo sal­vo poi sco­pri­re che lo sboc­co del­la cri­si ave­va visto il soprav­ven­to del­la rea­zio­ne rispet­to a ipo­te­si rifor­ma­tri­ci e rivo­lu­zio­na­rie. E’ impor­tan­te sot­to­li­nea­re la sot­to­va­lu­ta­zio­ne da par­te del­le sini­stre di allo­ra di un bloc­co socia­le che sta­va nascen­do attor­no al fasci­smo o meglio del­la allean­za tra indu­stria­li, agra­ri e fasci­sti che a loro vol­ta ave­va­no acqui­sta­to i favo­ri del­la pic­co­la bor­ghe­sia usci­ta con le ossa rot­te dal­la Gran­de guer­ra oltre al desi­de­rio di rival­sa di miglia­ia di ex com­bat­ten­ti e redu­ci che tor­na­ti dal Fron­te cer­ca­va­no una affer­ma­zio­ne e un rico­no­sci­men­to socia­le. E quel rico­no­sci­men­to socia­le ven­ne nega­to dal­le orga­niz­za­zio­ni comu­ni­ste e socia­li­ste, nono­stan­te mol­ti fiu­ma­ni o redu­ci del­la Gran­de guer­ra abbia­no mili­ta­to nel­le fila del­l’an­ti­fa­sci­smo e degli Ardi­ti del Popo­lo.

Per tor­na­re ai nostri gior­ni sareb­be fin trop­po faci­le attri­bui­re alla scom­par­sa del Par­ti­to comu­ni­sta ita­lia­no l’i­ni­zio del­la rea­zio­ne, per­ché tale è, libe­ri­sta, ci sono ragio­ni pro­fon­de che andreb­be­ro ana­liz­za­te fin dal­la cri­si eco­no­mi­ca del 1973 e la cri­si del model­lo Neo­key­ne­sia­no, dal ruo­lo degli Usa e del­la Nato.

Abbia­mo pro­va­to a far­lo con un ciclo di semi­na­ri sul neo­li­be­ri­smo attra­ver­so l’a­na­li­si di alcu­ni auto­ri come Mila­no­vic, Pik­ke­ty, Maz­zuc­ca­to e Boi­ta­ni, non sof­fer­man­do­ci solo sul­le disu­gua­glian­ze glo­ba­li ma anche sul­la cri­si del pote­re di acqui­sto del­le clas­si ope­ra­ie e popo­la­ri nei pae­si a capi­ta­li­smo avan­za­to, sul­la scon­fit­ta pati­ta dai movi­men­ti sin­da­ca­li e sul­la tra­sfor­ma­zio­ne avve­nu­ta del sin­da­ca­to stes­so. E riflet­te­re anco­ra oggi sul­la scom­par­sa del­la sca­la Mobi­le o sul­la svol­ta del­l’Eur non dovreb­be esse­re com­pi­to solo di stu­dio­si e ricer­ca­to­ri ma anche del movi­men­to ope­ra­io e sin­da­ca­le.

La sto­ria degli Ardi­ti del Popo­lo ci offre l’oc­ca­sio­ne anche per riflet­te­re sui limi­ti del­la sto­ria comu­ni­sta, sul­la pre­te­sa che qual­sia­si atto di Resi­sten­za deb­ba esse­re ricon­dot­to, e in subor­di­ne, a feno­me­ni rivo­lu­zio­na­ri, al rove­scia­men­to del modo di pro­du­zio­ne capi­ta­li­sti­co. E la espe­rien­za degli Ardi­ti dimo­stra inve­ce la neces­si­tà, allo­ra come oggi, di costrui­re una uni­tà di inten­ti e di azio­ne attor­no a un pro­get­to di Resi­sten­za effet­ti­va alla vio­len­za padro­na­le e sta­ta­le, una allean­za neces­sa­ria per difen­de­re le stes­se con­di­zio­ni di agi­bi­li­tà del­la clas­se, del sin­da­ca­to e del­le orga­niz­za­zio­ni socia­li e poli­ti­che.

La scon­fit­ta del movi­men­to comu­ni­sta e ope­ra­io avve­nu­ta con l’av­ven­to del Fasci­smo è anche il risul­ta­to del­la incom­pren­sio­ne che la cri­si deter­mi­na­ta dal con­flit­to del­la Pri­ma Guer­ra Mon­dia­le e di come una for­za rea­zio­na­ria, il Fasci­smo, abbia pre­so il soprav­ven­to con il bene­pla­ci­to dei pote­ri eco­no­mi­ci e poli­ti­ci allo­ra domi­nan­ti.

I comu­ni­sti e i socia­li­sti guar­da­ro­no con sospet­to all’e­spe­rien­za degli Ardi­ti del Popo­lo, una for­ma­zio­ne varie­ga­ta costi­tui­ta da sog­get­ti di clas­se e  di appar­te­nen­za poli­ti­ca ete­ro­ge­nea nono­stan­te che nel­le loro fila ci fos­se­ro loro atti­vi­sti tal­vol­ta anche di rilie­vo. E nes­su­no oggi ricor­da che pochi mesi pri­ma del­la Mar­cia su Roma gli Ardi­ti sfi­la­ro­no in miglia­ia a Roma riven­di­can­do un’azione comu­ne a dife­sa del­le clas­si lavo­ra­tri­ci e con­tro la cri­si eco­no­mi­ca che face­va paga­re costi ele­va­ti alle clas­si socia­li meno abbien­ti.

Ma quel­la espe­rien­za, che arri­vò a orga­niz­za­re miglia­ia di uomi­ni anche arma­ti nei mesi pre­ce­den­ti alla mar­cia su Roma e ad oppor­si con le armi allo squa­dri­smo fasci­sta e alla con­ni­ven­te Monar­chia, ven­ne di fat­to sfi­du­cia­ta sia dal­le cor­ren­ti mode­ra­te del Par­ti­to socia­li­sta che da quel­le rivo­lu­zio­na­rie che ave­va­no dato vita al Par­ti­to comu­ni­sta d’I­ta­lia che guar­da­va­no con sospet­to a una lot­ta non pro­pria­men­te rivo­lu­zio­na­ria nel sen­so che non ave­va come obiet­ti­vo il rove­scia­men­to del­la Monar­chia e del capi­ta­li­smo..

Gli Ardi­ti rap­pre­sen­ta­ro­no for­se la sola rispo­sta mili­ta­re orga­niz­za­ta in ambi­to popo­la­re alle vio­len­ze del Fasci­smo, ave­va­no com­pre­so la neces­si­tà di misu­rar­si sul­lo stes­so ter­re­no dei Fasci­sti per impe­di­re il siste­ma­ti­co sac­cheg­gio del­le sedi sin­da­ca­li e poli­ti­che, un cli­ma di pau­ra, minac­ce e aggres­sio­ni fisi­che ai dan­ni degli atti­vi­sti, aggres­sio­ni bru­ta­li con­dot­te con il bene­pla­ci­to del­le for­ze del­l’or­di­ne, del­le auto­ri­tà sta­ta­li e monar­chi­che le qua­li non esi­ta­ro­no ad affi­da­re, dopo la Mar­cia su Roma, l’in­ca­ri­co a Beni­to Mus­so­li­ni per for­ma­re il nuo­vo Gover­no.

Nel­l’ar­co di pochi mesi furo­no bru­cia­te cen­ti­na­ia di sedi sin­da­ca­li e poli­ti­che, i gior­na­li ven­ne­ro dati alle fiam­me, deci­ne di atti­vi­sti ucci­si, miglia­ia man­ga­nel­la­ti e ridot­ti al silen­zio, l’o­biet­ti­vo era quel­lo di toglie­re ogni agi­bi­li­tà poli­ti­ca ai socia­li­sti e ai comu­ni­sti, alle for­ze sin­da­ca­li che ave­va­no orga­niz­za­to per decen­ni ope­rai e brac­cian­ti. Que­sto era per altro un obiet­ti­vo con­di­vi­so dai Fasci­sti con agra­ri e indu­stria­li i qua­li sosten­ne­ro eco­no­mi­ca­men­te la for­ma­zio­ne dei Fasci che diven­ne­ro il loro brac­cio arma­to.

La incom­pren­sio­ne del­la neces­si­tà di costrui­re una rispo­sta anche arma­ta all’av­ven­to del Fasci­smo dovreb­be oggi ricor­da­re che le mol­te­pli­ci, spes­so con­trad­dit­to­rie, for­me di resi­sten­za al neo libe­ri­smo sono sta­te spaz­za­te via anche dal­la igna­via del­le for­ze poli­ti­che orga­niz­za­te, dal­la loro inca­pa­ci­tà di coglie­re l’im­por­tan­za di pro­ces­si di oppo­si­zio­ne non neces­sa­ria­men­te ricon­du­ci­bi­li ai loro pro­gram­mi, sui qua­li eser­ci­ta­re un asfis­sian­te con­trol­lo che fini­sce con il vani­fi­car­ne ogni for­ma di azio­ne. E l’esperienza degli Ardi­ti ebbe inve­ce una influen­za deci­si­va sul­l’an­ti­fa­sci­smo mili­tan­te degli anni Ses­san­ta e Set­tan­ta, fino ai pri­mi anni Ottan­ta, un anti­fa­sci­smo che non rea­liz­za­va solo bat­ta­glie difen­si­ve ma riven­di­ca­va dirit­ti socia­li, sala­rio, casa, una pra­ti­ca poli­ti­ca non isti­tu­zio­na­le e subal­ter­na alle logi­che del­la demo­cra­zia bor­ghe­se.

Allo stes­so tem­po pen­sa­re che la con­di­zio­ne di vita del­le clas­si subal­ter­ne pos­sa avve­ni­re solo nel rispet­to del­le rego­le impo­ste dal­la demo­cra­zia bor­ghe­se (ricor­dia­mo­ci le accu­se di asso­cia­zio­ni a delin­que­re mos­se ad alcu­ne orga­niz­za­zio­ni sin­da­ca­li) è un erro­re e un limi­te che dovreb­be anche far riflet­te­re sul rap­por­to tra orga­niz­za­zio­ni sin­da­ca­li e socia­li e la cosid­det­ta lega­li­tà.

Non si trat­ta a nostro avvi­so di col­ti­va­re un sogno rivo­lu­zio­na­rio da salot­to o da immor­ta­la­re il nostro pen­sie­ro in qual­che libro, dovrem­mo inve­ce impa­ra­re che ogni espe­rien­za di Resi­sten­za ai pro­ces­si in atto di mar­ca rea­zio­na­ria va in qual­che misu­ra soste­nu­ta ed ali­men­ta­ta se si pre­fig­ge anche obiet­ti­vi difen­si­vi e par­zia­li, di tute­la del­le istan­ze socia­li del­le clas­si subal­ter­ne.

Oggi non intra­ve­dia­mo all’o­riz­zon­te feno­me­ni di autor­ga­niz­za­zio­ne popo­la­re ma qual­sia­si espe­rien­za di resi­sten­za, anche la più pic­co­la, andreb­be in qual­che modo soste­nu­ta e raf­for­za­ta.

Per­ché al di là del­la espe­rien­za sto­ri­ca degli anni ante­ce­den­ti al Fasci­smo, ci sono ana­lo­gie con altri momen­ti sto­ri­ci nei qua­li si pen­sa­va esi­stes­se­ro le con­di­zio­ni per un cam­bia­men­to radi­ca­le sal­vo poi ritro­var­si in situa­zio­ni dia­me­tral­men­te oppo­ste. nel­le qua­li le for­ze del­la rea­zio­ne han­no pre­so il soprav­ven­to.

Anto­nio Gram­sci scris­se, sem­pre a pro­po­si­to degli Ardi­ti del Popo­lo: “Sono i comu­ni­sti con­tra­ri al movi­men­to degli Ardi­ti del Popo­lo? Tut­t’al­tro: essi aspi­ra­no all’ar­ma­men­to del pro­le­ta­ria­to, alla crea­zio­ne di una for­za arma­ta pro­le­ta­ria che sia in gra­do di scon­fig­ge­re la bor­ghe­sia e di pre­si­dia­re l’or­ga­niz­za­zio­ne e lo svi­lup­po del­le nuo­ve for­ze pro­dut­ti­ve gene­ra­te dal capi­ta­li­smo.

I comu­ni­sti sono anche del pare­re che per impe­gna­re una lot­ta non biso­gna nep­pu­re aspet­ta­re che la vit­to­ria sia garan­ti­ta per atto nota­ri­le. Spes­se vol­te nel­la sto­ria i popo­li si sono tro­va­ti al bivio: o lan­gui­re gior­no per gior­no di ine­dia, di esau­ri­men­to, semi­nan­do la pro­pria stra­da di pochi mor­ti al gior­no, che diven­ta­no però una fol­la nel­le set­ti­ma­ne, nei mesi, negli anni; oppu­re arri­schia­re l’a­lea di mori­re com­bat­ten­do in un supre­mo sfor­zo di ener­gia, ma anche di vin­ce­re, di arre­sta­re d’un col­po il pro­ces­so dis­so­lu­ti­vo, per ini­zia­re l’o­pe­ra di rior­ga­niz­za­zio­ne e di svi­lup­po che alme­no assi­cu­re­rà alle gene­ra­zio­ni ven­tu­re un po’ più di tran­quil­li­tà e di benes­se­re. E si sono sal­val­ti quei popo­li che han­no avu­to fede in se stes­si e nei pro­pri desti­ni e han­no affron­ta­to la lot­ta, auda­ce­men­te”.

Ebbe­ne, con il sen­no di poi, pos­sia­mo asse­ri­re che il soste­gno for­ma­le agli Ardi­ti si scon­tra­va con una pra­ti­ca dia­me­tral­men­te oppo­sto visto che davan­ti alla cri­si la vio­len­za fasci­sta ebbe il soprav­ven­to sen­za esse­re ade­gua­ta­men­te con­tra­sta­ta nel­le piaz­ze, sen­za il soste­gno diret­to del­le for­ze sin­da­ca­li e poli­ti­che di quei tem­pi. E l’au­to­cri­ti­ca di Gram­sci arri­ve­rà a Fasci­smo già affer­ma­to, alla metà degli anni Ven­ti con alcu­ni scrit­ti che meri­te­reb­be­ro anco­ra oggi di esse­re let­ti e dif­fu­si.

Non si trat­ta allo­ra di vin­ce­re una guer­ra, quel­la con­tro il capi­ta­li­smo, ma in fasi regres­si­ve o quan­do sus­si­sto­no gra­vi minac­ce per la demo­cra­zia e le clas­si subal­ter­ne, per il pote­re di acqui­sto sala­ria­le e di con­trat­ta­zio­ne sin­da­ca­le, occor­re resi­ste­re alle vio­len­ze  padro­na­li di vario gene­re subi­te dal­le  clas­si popo­la­ri, vio­len­ze che alla lun­ga por­ta­no anche alla dis­so­lu­zio­ne del­le orga­niz­za­zio­ni socia­li, sin­da­ca­li e poli­ti­che, alla loro sostan­zia­le dele­git­ti­ma­zio­ne agli occhi dei subal­ter­ni.

Il libro è in ristam­pa, lo pote­te richie­de­re scri­ven­do a: 

La Reda­zio­ne di Lot­ta Con­ti­nua

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