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giovedì, 19 Settembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Dove inizia la discesa lungo un piano inclinato dei salari italiani? Governo Craxi e referendum sulla scala mobile

Da poco l’Ocse ha cer­ti­fi­ca­to il calo dei sala­ri ita­lia­ni del 3% dal 1990 al 2020 al net­to dell’inflazione, men­tre in tut­ti gli altri pae­si dell’Unione Euro­pea sono aumen­ta­ti, in Fran­cia del 31%, in Ger­ma­nia del 34%. In que­sti gior­ni di chia­ma­ta dei cit­ta­di­ni a vota­re 5 refe­ren­dum il pen­sie­ro non può non anda­re al refe­ren­dum del­la sca­la mobi­le del giu­gno 1985.

I fat­ti. Il 14 feb­bra­io 1984 il gover­no pre­sie­du­to da Bet­ti­no Cra­xi vara un decre­to (Il decre­to di San Valen­ti­no) che, tra l’al­tro, con­ge­la­va 3 pun­ti del­la sca­la mobi­le. Il prov­ve­di­men­to, in ter­mi­ni eco­no­mi­ci, ral­len­ta­va il pro­ces­so di ade­gua­men­to degli sti­pen­di e dei sala­ri dei lavo­ra­to­ri dipen­den­ti all’au­men­to del costo del­la vita. Un pri­mo pesan­te attac­co alle con­qui­ste di 10 anni di lot­te dei lavo­ra­to­ri.

Cra­xi ottie­ne il con­sen­so da par­te di Con­fin­du­stria e del­le altre asso­cia­zio­ni di cate­go­ria, del­la Cisl e del­la Uil men­tre la Cgil deci­de di riti­rar­si dal­le trat­ta­ti­ve. Il 24 mar­zo arri­va­ro­no a Roma cen­ti­na­ia di miglia­ia di mani­fe­stan­ti per pro­te­sta­re con­tro il prov­ve­di­men­to Cra­xi. Suc­ces­si­va­men­te Demo­cra­zia Pro­le­ta­ria ini­zia a rac­co­glie­re le fir­me per un refe­ren­dum abro­ga­ti­vo, che si ten­ne il 9 e il 10 giu­gno 1985.

La cam­pa­gna refe­ren­da­ria è anco­ra lo spec­chio dei resti del con­flit­to socia­le ere­di­ta­to dagli anni 70. Da una par­te si schie­ra il gover­no, Con­fin­du­stria, Cisl, Uil e la com­po­nen­te socia­li­sta del­la Cgil. Dall’altra per l’abolizione del taglio alla sca­la mobi­le si schie­ra la com­po­nen­te comu­ni­sta del­la Cgil, il Pci, Demo­cra­zia Pro­le­ta­ria. Mol­to atti­vi per il “Si” al taglio del­la sca­la mobi­le Pier­re Car­ni­ti segre­ta­rio Cisl e natu­ral­men­te il Pre­si­den­te del Con­si­glio Cra­xi, il qua­le, inten­zio­na­to a far sal­ta­re il quo­rum, invi­ta gli elet­to­ri “ad anda­re al mare”. Alle urne si reca qua­si il 78% degli elet­to­ri, vin­ce il No, il taglio del­la sca­la mobi­le resta.

La pri­ma sor­pre­sa di quel­la gior­na­ta la rega­la­ro­no gli indu­stria­li che pri­ma di cono­sce­re i risul­ta­ti, deci­se­ro la disdet­ta del­la sca­la mobi­le. La secon­da è sta­ta la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne al voto.

La rab­bia è tan­ta. Il 15 novem­bre, poi, la Con­fin­du­stria annun­ciò pure che non avreb­be paga­to gli anno­si deci­ma­li. Di lì la pro­cla­ma­zio­ne di quat­tro ore di scio­pe­ro. A Gior­gio Ben­ve­nu­to ven­ne affi­da­to il com­pi­to di chiu­de­re la mani­fe­sta­zio­ne mila­ne­se, pro­prio sot­to la “Madu­ni­na”. Il segre­ta­rio del­la Uil ebbe appe­na il tem­po di comin­cia­re a par­la­re e imme­dia­ta­men­te dai lar­ghi set­to­ri del­la piaz­za par­tì una vio­len­ta con­te­sta­zio­ne. Fischi, urla, poi lat­ti­ne, bul­lo­ni, biglie d’acciaio. Car­lo Togno­li, il sin­da­co di Mila­no, con pron­tez­za di rifles­si, evi­tò che una di que­ste biglie (avvol­ta in una pal­la di car­ta) col­pis­se Ben­ve­nu­to. Mol­to peg­gio andò al segre­ta­rio regio­na­le del­la Uil, Loris Zaf­fra (un bul­lo­ne in testa) e al segre­ta­rio pro­vin­cia­le del­la stes­sa con­fe­de­ra­zio­ne, Ame­deo Giu­lia­ni (un ogget­to nell’occhio sini­stro).

La can­cel­la­zio­ne defi­ni­ti­va del­la sca­la mobi­le si ha nel luglio di 30 anni fa. Anche que­sta vol­ta il pro­ta­go­ni­sta è un socia­li­sta, il pre­si­den­te del con­si­glio Ama­to che prov­ve­de ad abo­li­re la sca­la mobi­le con l’assenso dei sin­da­ca­ti con­fe­de­ra­li. La dina­mi­ca sala­ria­le vie­ne con­ge­la­ta, ini­zia­no le mano­vre “lacri­me e san­gue” per i lavo­ra­to­ri.

Si può affer­ma­re che dopo la scon­fit­ta degli ope­rai Fiat nell’autunno dell’80, la scon­fit­ta del refe­ren­dum sul­la sca­la mobi­le segni un altro momen­to nero per i rap­por­ti di clas­se in Ita­lia. Oggi c’è un recu­pe­ro da par­te del ceto poli­ti­co e gior­na­li­sti­co del­la figu­ra di Cra­xi. La memo­ria di clas­se deve sape­re da che par­te schie­rar­si, non solo per difen­de­re la nostra sto­ria, ma per il pre­sen­te, per raf­for­za­re la coscien­za di chi sono i nostri nemi­ci e del­la neces­si­tà di tor­na­re a com­bat­ter­li. Non abbia­mo san­ti pro­tet­to­ri da nes­su­na par­te.

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