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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

In Messico il Sud resiste!

Ci sono even­ti sto­ri­ca­men­te signi­fi­ca­ti­vi ma igno­ra­ti dai più e non casual­men­te silen­zia­ti dai gran­di mez­zi di comu­ni­ca­zio­ne. È il caso del­la mar­cia indi­ge­na El Sur resi­ste! dipa­na­ta­si dal 28 apri­le al 9 mag­gio attra­ver­so 7 Sta­ti mes­si­ca­ni dove a gior­ni ver­rà inau­gu­ra­to il Tren Maya che, lun­go un trac­cia­to di ben 1500 km, tra­spor­te­rà annual­men­te i tren­ta milio­ni di turi­sti pre­vi­sti a visi­ta­re, feli­ci e igno­ran­ti del­la vera sto­ria e dei suoi delit­ti, i con­si­sten­ti resi­dui archeo­lo­gi­ci del­la civil­tà maya, aggre­di­ta ma non defi­ni­ti­va­men­te can­cel­la­ta dai loro lon­ta­ni pro­ge­ni­to­ri (vedi il libro di Eduar­do Galea­no, Le vene aper­te dell’America Lati­na).

Non can­cel­la­ta per­ché ancor oggi — dopo 531 anni dal­lo sven­tu­ra­to arri­vo in que­ste ter­re di Cri­sto­fo­ro Colom­bo che det­te l’avvio a uno dei più gran­di sac­cheg­gi del­la sto­ria - El Sur resi­ste!.

Nel­la dichia­ra­zio­ne fina­le dell’incontro con­clu­si­vo svol­to­si il 6 e 7 mag­gio al cara­col  Jacin­to Kanek,  nei din­tor­ni di San Cri­stó­bal de Las Casas, l’antica Ciu­dad Real, si leg­ge: “Assi­stia­mo ai suoi effet­ti deva­stan­ti sui nostri ter­ri­to­ri, ma sen­tia­mo anche con gran­de for­za la resi­sten­za dei nostri popo­li, che han­no sal­va­guar­da­to la nostra stes­sa esi­sten­za come popo­li indi­ge­ni”. Una feri­ta lun­ga 1500 km e lar­ga deci­ne di metri, aper­ta nel cuo­re di fore­ste tro­pi­ca­li fino a ieri incon­ta­mi­na­te.

Non ci sof­fer­mia­mo sul­le ragio­ni di que­sta resi­sten­za al Tren Maya, che maya non è se non nel­le fan­ta­sie degli idea­to­ri e dei futu­ri viag­gia­to­ri, per­ché sono ampia­men­te illu­stra­te nel­la Dichia­ra­zio­ne fina­le. Non ci sof­fer­mia­mo nep­pu­re sui toc­can­ti incon­tri con le comu­ni­tà visi­ta­te duran­te la mar­cia, ben docu­men­ta­ti dal reso­con­to del­la mar­cia cita­to sopra, dove si tro­va una ric­ca rac­col­ta foto­gra­fi­ca uni­ta all’informazione sugli spe­ci­fi­ci temi loca­li affron­ta­ti, luo­go per luo­go. Leg­ger­la è un’utile rifles­sio­ne sul­le ‘altre’ cul­tu­re anco­ra esi­sten­ti nel mon­do, cir­ca 50 nel solo Mes­si­co.

Voglia­mo inve­ce invi­ta­re a riflet­te­re sull’importanza del­la soprav­vi­ven­za del­le cul­tu­re che non han­no ope­ra­to quel­la cesu­ra che ha sepa­ra­to l’homo sapiens occi­den­ta­le dal suo ambien­te natu­ra­le e che oggi, agli spi­ri­ti cri­ti­ci, appa­re sem­pre più infau­sta nel­le sue con­se­guen­ze.

Nel 1996 il filo­so­fo del­la libe­ra­zio­ne Giu­lio Girar­di pub­bli­ca­va un libro dal tito­lo intri­gan­te: «Gli esclu­si costrui­ran­no la nuo­va sto­ria? Il movi­men­to indi­ge­no, negro e popo­la­re». Un inter­ro­ga­ti­vo uto­pi­co, che però oggi, di fron­te ai sem­pre più fre­quen­ti inter­ro­ga­ti­vi sul­la sor­te del­la civil­tà occi­den­ta­le, acqui­sta un sapo­re rea­li­sti­co.

Alla ricer­ca di man­te­ne­re il pro­prio domi­nio sul mon­do e in pie­na per­di­ta di sen­so del­la real­tà, la tec­no-scien­za occi­den­ta­le è impe­gna­ta nel­la crea­zio­ne di un nuo­vo tipo di homo. È di pie­na attua­li­tà quel­lo che scris­se lo stu­dio­so Scott Eastham in un bel docu­men­to dal tito­lo Visio­ni del mon­do in col­li­sio­ne. La sfi­da dell’ingegneria gene­ti­ca (pub­bli­ca­to nel 2005 dal­la rivi­sta Inter­Cul­tu­re):  “For­se, pri­ma di lascia­re alla scien­za moder­na l’ultima paro­la sull’evoluzione dell’homo sapiens, abbia­mo biso­gno di ascol­ta­re altre cul­tu­re e di spe­ri­men­ta­re alcu­ni degli altri modi di esse­re uma­ni”. 

Diver­si rap­pre­sen­tan­ti del popo­lo maya assie­me a deci­ne di per­so­ne di altre cul­tu­re han­no con­den­sa­to il loro pen­sie­ro nel­la sopra ricor­da­ta dichia­ra­zio­ne che meri­ta una atten­ta let­tu­ra. Lo sto­ri­co Car­los Mon­te­mayor, scrit­to­re illu­mi­na­to, nel 2000 scris­se un libro che rima­se ine­di­to in Ita­lia a cau­sa del­la sua pre­ma­tu­ra mor­te: Los pue­blos indios de Mexi­co hoy. In esso esor­ta­va: “I popo­li indios del Mes­si­co oggi par­la­no, ascol­tia­mo­li!”.

Negli ulti­mi 50 anni i popo­li indi­ge­ni del Mes­si­co e del mon­do infat­ti par­la­no con cre­scen­te inten­si­tà. E han­no det­to con chia­rez­za che voglio­no “un mon­do che con­ten­ga mol­ti mon­di diver­si”, non un mon­do model­la­to su una sola cul­tu­ra, quin­di irri­me­dia­bil­men­te più pove­ro.

Cer­to, un nume­ro cre­scen­te di per­so­ne oggi in Occi­den­te ten­de l’orecchio alle loro paro­le. Ma non cer­to quel­li che ne reg­go­no le sor­ti. Ë di que­sti gior­ni un cin­guet­tio tipo twit­ter inter­cor­so fra due rap­pre­sen­tan­ti pur­trop­po qua­li­fi­ca­ti — nel sen­so che fan­no par­te di quel­le poche cen­ti­na­ia di VIP che pas­sa­no instan­ca­bi­li da un forum isti­tu­zio­na­le all’altro per dise­gna­re le sor­ti del mon­do. Nel caso spe­ci­fi­co che ora citia­mo si è trat­ta­to del World Govern­ment Sum­mit svol­to­si lo scor­so mar­zo a Ber­li­no per pla­sma­re il gover­no mon­dia­le che nei loro pro­gram­mi, Cina e Rus­sia per­met­ten­do, si pre­ve­de attua­to negli anni ’70 di que­sto seco­lo (ma come, non lo sape­va­te?). 

Il cin­guet­tio ha avu­to luo­go fra Klaus Sch­wab, fon­da­to­re e lea­der del Foro di Davos (WEF — Foro Eco­no­mi­co Mon­dia­le) e Elon Musk, che gui­da la clas­si­fi­ca per ric­chez­za per­so­na­le dei tec­no-filan­tro­pi ultra­mi­liar­da­ri. Sch­wab da tem­po dise­gna un tipo di uomo nuo­vo uni­ver­sa­le, frut­to del Gran­de Reset, ed è appa­ren­te­men­te più tol­le­ran­te ver­so le altre cul­tu­re, in quan­to con­si­glia di con­ser­var­ne “alcu­ne” come usci­ta di sicu­rez­za nel caso che qual­co­sa andas­se stor­to nel­la costru­zio­ne dell’homo digi­ta­lis (vedi “Musk vs. Sch­wab at World Govern­ment Sum­mit”).

 Una pre­oc­cu­pa­zio­ne pura­men­te stru­men­ta­le, egoi­sti­ca, di como­do, non di com­pren­sio­ne del­la enor­me ric­chez­za pro­pria di ogni sin­go­la cul­tu­ra. 

Ma, e que­sta è una buo­na noti­zia, El Sur resi­ste! E non solo in Mes­si­co. Alle due gior­na­te di chiu­su­ra del­la mar­cia era­no pre­sen­ti rap­pre­sen­tan­ti di vari pae­si, fra cui l’Italia, e fra gli ora­to­ri uffi­cia­li han­no par­la­to una don­na cur­da non­ché Raúl Zibe­chi, un atten­to osser­va­to­re e divul­ga­to­re del­la resi­sten­za indi­ge­na e popo­la­re in Ame­ri­ca Lati­na, di cui è usci­to negli scor­si gior­ni un nuo­vo libro: Mon­di altri e popo­li in movi­men­to. Dall’America Lati­na al Kur­di­stan. Un’utile ras­se­gna di alcu­ni altri modi di esse­re uma­ni, la cui let­tu­ra può esse­re di sti­mo­lo a usci­re dai nostri usu­ra­ti ste­reo­ti­pi.

Per  il libro con­tat­ta­re 

Aldo Zan­chet­ta  via email 

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