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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Eros Francescangeli, «Un mondo meglio di così», La Sinistra rivoluzionaria in Italia, 1943–1978

Eros Fran­ce­scan­ge­li, «Un mon­do meglio di così», La Sini­stra rivo­lu­zio­na­ria in Ita­lia, 1943–1978

Roma, Viel­la, 2023, pp. 361, € 32.00

La scel­ta del tito­lo di que­sto volu­me è cadu­ta sul refrain del bra­no Stu­pen­do, di Vasco Ros­si. Era l’inverno 1993, nell’Italia di Tan­gen­to­po­li, degli asset­ti incer­ti e del­la, con­se­guen­te, esplo­sio­ne del­le bom­be che avreb­be segna­to con il san­gue la pri­ma­ve­ra – esta­te di quell’anno. L’album è Gli Spa­ri sopra, con­si­de­ra­to un po’ come quel­lo del­la cesu­ra con la Vita spe­ri­co­la­ta, del­la mes­sa del­la testa a posto, inter­pre­tan­do le pau­re, così come gli inter­ro­ga­ti­vi che ci si anda­va­no facen­do in quel perio­do. La trac­cia ha il malin­co­ni­co sapo­re del bilan­cio poli­ti­co – esi­sten­zia­le, con la chia­ra allu­sio­ne alla gene­ra­zio­ne del Ses­san­tot­to – Set­tan­ta­set­te cui il Vasco, per così dire, pri­va­to appar­tie­ne, pur aven­do otte­nu­to la fama, usan­do un eufe­mi­smo, can­tan­do la gene­ra­zio­ne imme­dia­ta­men­te suc­ces­si­va, quel­la cioè del riflus­so nel pri­va­to. E di Vasco Ros­si, che se ne sia appas­sio­na­ti o no, che lo si segua assi­dua­men­te o meno, non rie­sco­no a sfug­gi­re cer­te con­si­de­ra­zio­ni, nel­la loro sem­pli­ci­tà for­ma­le, dall’indubbio effet­to inci­si­vo, capa­ci di rima­ne­re in testa e di ripro­por­si dinan­zi alle innu­me­re­vo­li cir­co­stan­ze del­la vita.

È que­sto il caso. Anche se per coglie­re l’essenza del libro in ogget­to, occor­re leg­ge­re anche il sot­to­ti­to­lo, per­ché non si è pro­pria­men­te dinan­zi ad un trat­ta­to sul­la cosid­det­ta Sta­gio­ne dei movi­men­ti, dove sono anco­ra pre­pon­de­ran­ti le let­tu­re sog­get­ti­ve, auto­bio­gra­fi­che, autoas­so­lu­to­rie, tal­vol­ta iro­ni­che ed autoi­ro­ni­che. Qui si fa del­la sto­rio­gra­fia vera e pro­pria: lad­do­ve c’è soven­te il ricor­so alle fon­ti a stam­pa, abbon­dan­ti per l’argomento in que­stio­ne, si aggiun­go­no quel­le archi­vi­sti­che, nel­la fat­ti­spe­cie degli orga­ni­smi di poli­zia, alle pre­se con i movi­men­ti che, nell’Italia repub­bli­ca­na, han­no pro­pu­gna­to uno sboc­co rivo­lu­zio­na­rio alle bat­ta­glie del quo­ti­dia­no. Maga­ri non sarà il pri­mo caso in cui si veri­fi­ca ciò ma è di sicu­ro una del­le pri­me espres­sio­ni com­ple­te ed esau­sti­ve di tale amplia­men­to del­la docu­men­ta­zio­ne com­pul­sa­ta.

Il pri­mo indi­zio in tal sen­so è l’arco di tem­po pre­so in esa­me. Non si par­te, infat­ti, come si è soli­ti fare in que­sti casi, dal fer­men­to cul­tu­ra­le degli anni Ses­san­ta, carat­te­riz­za­to dal­le rivi­ste di matri­ce socia­li­sta o ete­ro­dos­sa. Si risa­le diret­ta­men­te all’origine, cioè ai fat­ti che fece­ro segui­to al 25 Luglio e all’8 Set­tem­bre 1943, quan­do le for­ze rivo­lu­zio­na­rie si ripre­sen­ta­va­no sul­lo sce­na­rio dopo il Ven­ten­nio. Sia­mo quin­di al perio­do resi­sten­zia­le e, per quei fat­ti stra­ni del­la sto­ria, le pri­me orga­niz­za­zio­ni ad esse­re ana­liz­za­te sono pro­prio quel­le che, in linea di prin­ci­pio, segui­te più o meno dai rispet­ti­vi mili­tan­ti, rifiu­ta­ro­no ideo­lo­gi­ca­men­te la Lot­ta par­ti­gia­na, nel­la con­vin­zio­ne che la Secon­da guer­ra mon­dia­le non fos­se altro che un con­flit­to tra oppo­sti impe­ria­li­smi da cui la clas­se ope­ra­ia doves­se chia­mar­si fuo­ri. Sono le “cri­stal­li­ne veri­tà”, secon­do un’espressione di Fran­co De Feli­ce, del­la sini­stra comu­ni­sta, incar­na­ta indub­bia­men­te dal­la figu­ra di Ama­deo Bor­di­ga, il fon­da­to­re del comu­ni­smo ita­lia­no che, però, sot­to il Regi­me fasci­sta ave­va riget­ta­to l’azione poli­ti­ca, riti­ran­do­si a vita pri­va­ta, cir­co­stan­za non facil­men­te spie­ga­bi­le a chi ave­va al con­tra­rio “scel­to” la per­se­cu­zio­ne, il con­fi­no, il car­ce­re o l’esilio. Infat­ti mol­te com­po­nen­ti ricon­du­ci­bi­li alla sini­stra comu­ni­sta, in modo più cre­di­bi­le o, comun­que, più com­pren­si­bi­le, ave­va­no pre­so par­te ai moti resi­sten­zia­li, pos­si­bil­men­te fuo­ri dal Cln: su tut­te, quel­la del Movi­men­to comu­ni­sta d’Italia – Ban­die­ra ros­sa, pri­ma for­za poli­ti­ca par­ti­gia­na del Lazio per nume­ro di com­bat­ten­ti e di vit­ti­me.

Dopo­di­ché, l’Autore segue, uno ad uno, i filo­ni di pen­sie­ro che si sono dipa­na­ti dal Secon­do dopo­guer­ra in poi; tut­te quel­le cul­tu­re poli­ti­che che non avreb­be­ro, per le più sva­ria­te ragio­ni, tro­va­to spa­zio negli asset­ti poli­ti­ci, inter­na­zio­na­li e nazio­na­li, affer­ma­ti­si con la Guer­ra fred­da. Gran­de atten­zio­ne è chia­ra­men­te riser­va­ta alla fami­glia social – comu­ni­sta. Emer­ge pre­po­ten­te­men­te come quel­la che negli ulti­mi decen­ni è sta­ta chia­ma­ta scis­sio­ne dell’atomo fos­se già in auge in tem­pi remo­ti. Una serie di par­ti­ti­ni e micro for­ma­zio­ni, poco più che cena­co­li, alcu­ni sor­pren­den­te­men­te anco­ra esi­sten­ti ed atti­vi, che nel sot­to­bo­sco si divi­do­no sul­le più sva­ria­te que­stio­ni e con­tro­ver­sie (la pri­ma in ordi­ne di tem­po fu quel­la rela­ti­va allo “sci­sma titi­no”), non tut­te neces­sa­ria­men­te diri­men­ti, per lo meno agli occhi dei non addet­ti ai lavo­ri. Nes­su­na di tali real­tà con il poten­zia­le per met­te­re seria­men­te a repen­ta­glio il domi­nio dei par­ti­ti isti­tu­zio­na­li. Accan­to a que­ste cul­tu­re si va ad affian­ca­re, soprat­tut­to a livel­lo intel­let­tua­le, quel­la facen­te capo alle sen­si­bi­li­tà del­la sini­stra del Par­ti­to d’azione, soprav­vis­su­te all’implosione del mede­si­mo. Da aggiun­ge­re, infi­ne, le posi­zio­ni poli­ti­che pre­e­si­sten­ti al tut­to e che non ave­va­no mai abban­do­na­to gli ane­li­ti rivo­lu­zio­na­ri, come l’anarchismo.

Deter­mi­na­te istan­ze con­ti­nua­no per un ven­ten­nio, o qua­si, a que­stio­na­re quan­do lo sce­na­rio ini­zia ad esse­re per loro meno sfa­vo­re­vo­le del pas­sa­to. Sia­mo negli anni Ses­san­ta, signi­fi­ca­ti­va­men­te a segui­to del boom eco­no­mi­co, quan­do i par­ti­ti tra­di­zio­na­li comin­cia­no man mano a mol­la­re la pre­sa sul­la sociè­tà e, aggiun­gia­mo, ini­zia quel pro­ces­so gene­ra­le di spo­li­ti­ciz­za­zio­ne, a favo­re del con­su­mi­smo indi­vi­dua­le, che, len­ta­men­te, gra­dual­men­te, ha por­ta­to oggi alla mag­gio­ran­za asso­lu­ta di asten­sio­ne alle tor­na­te elet­to­ra­li.

Ci sono, come già scrit­to, le rivi­ste di dibat­ti­to teo­ri­co, ani­ma­te più che altro da figu­re ascri­vi­bi­li alla sini­stra socia­li­sta. E que­sto è sta­to con ogni pro­ba­bi­li­tà il fran­gen­te in cui il lavo­ro intel­let­tua­le ha avu­to le mag­gio­ri rica­du­te sul­la real­tà effet­tua­le per quan­to riguar­da l’Italia repub­bli­ca­na.

La coe­si­sten­za dei bloc­chi ini­zia a pre­sen­ta­re del­le cre­pe. Se il titoi­smo era sta­to facil­men­te fron­teg­gia­bi­le in ter­mi­ni ideo­lo­gi­ci, assur­gen­do a model­lo solo nel­le rela­zio­ni inter­na­zio­na­li, come ispi­ra­zio­ne per i Non alli­nea­ti, la que­stio­ne cine­se, da noi con appen­di­ce alba­ne­se, che, soprat­tut­to con la Rivo­lu­zio­ne cul­tu­ra­le pro­le­ta­ria del 1966, avreb­be assun­to le sem­bian­ze del maoi­smo, pre­sen­ta un poten­zia­le di insi­dia assai più ele­va­to. Nasco­no anche da noi i par­ti­ti mar­xi­sti – leni­ni­sti, desti­na­ti a rilan­cia­re la pro­spet­ti­va rivo­lu­zio­na­ria nel segno del­la rot­tu­ra con il Pci.

Sia­mo ormai al Ses­san­tot­to, a quel “cro­ce­via del­la sto­ria”, citan­do Mario Capan­na, in cui tut­te le cul­tu­re di cui sopra rie­sco­no, in un modo o nell’atro, a rien­tra­re nel quo­ti­dia­no e nel vis­su­to indi­vi­dua­le e pub­bli­co. Si fa così ingres­so nel cuo­re del­la mono­gra­fia, con una rico­stru­zio­ne minu­zio­sa di fat­ti, cose e per­so­ne, dove tut­to è ripor­ta­to, descrit­to, ana­liz­za­to, col­le­ga­to e com­pa­ra­to. Ogni curio­si­tà che si pos­sa nutri­re sugli argo­men­ti affron­ta­ti è sod­di­sfat­ta e tol­ta. For­se l’unico pre­ce­den­te per l’esaustività è da far risa­li­re a Il Ses­san­tot­to, La Sta­gio­ne dei movi­men­ti, a cura del­la reda­zio­ne di Mate­ria­li per una nuo­va sini­stra, pub­bli­ca­to in due volu­mi nel 1988 dal­le Edi­zio­ni asso­cia­te, cui infat­ti si fa qui abbon­dan­te ricor­so.

Un posto di rilie­vo nel­la disa­mi­na spet­ta ovvia­men­te alle gran­di orga­niz­za­zio­ni sca­tu­ri­te dal Ses­san­tot­to: Il Mani­fe­sto (e a segui­re il Pdup), “Ser­vi­re il popo­lo”, Avan­guar­dia ope­ra­ia, Pote­re ope­ra­io e, soprat­tut­to, Lot­ta con­ti­nua, cui spet­ta, in un cer­to sen­so, un posto d’onore, poi­ché, ben­ché ai tem­pi sot­to l’accusa di sog­get­ti­vi­smo, è riu­sci­ta ad anda­re oltre l’ideologismo, con una mili­tan­za di inter­ven­to in tut­ti i set­to­ri del­la socie­tà, attra­ver­so pra­ti­che e meto­di desti­na­ti a dura­re, con­sa­pe­vol­men­te o meno, nel tem­po.

Resta­no fuo­ri dal­la trat­ta­zio­ne diret­ta quel­le for­ma­zio­ni che si sono poste del tut­to nell’ambito dell’illegalità, oltre la linea teo­ri­ca: quel­le, sin­te­tiz­zan­do, che han­no cioè imboc­ca­to la stra­da del­la lot­ta arma­ta. Mar­gi­na­le è anche l’area dell’Autonomia ope­ra­ia, ma non la gene­si che ha por­ta­to alla sua affer­ma­zio­ne. Enti­tà, aldi­là del­le spe­ci­fi­che valu­ta­zio­ni, cer­to inse­ri­bi­li nel­la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria ita­lia­na ma la cui rico­stru­zio­ne avreb­be pro­ba­bil­men­te por­ta­to trop­po oltre.

C’è poi una fine a tut­to ciò, come da sot­to­ti­to­lo fis­sa­ta al 1978 ma i cui pre­sup­po­sti risal­go­no a ben pri­ma. Ci si sof­fer­ma a tal pro­po­si­to su dei momen­ti para­dig­ma­ti­ci. Innan­zi­tut­to le Ele­zio­ni poli­ti­che del giu­gno 1976, con la cocen­te delu­sio­ne del car­tel­lo di Demo­cra­zia pro­le­ta­ria, che rag­grup­pa­va pra­ti­ca­men­te tut­ta la Nuo­va sini­stra: lad­do­ve ci si aspet­ta­va attor­no al 10%, arri­vò la cifra da pre­fis­so tele­fo­ni­co inter­na­zio­na­le di cui iro­niz­zò Gian­car­lo Pajet­ta. Una con­ta dei nume­ri rea­li con con­se­guen­ze psi­co­lo­gi­che che non avreb­be­ro potu­to resta­re indif­fe­ren­ti. Poi c’è la fine, esem­pla­re a tal pro­po­si­to, di Lot­ta con­ti­nua come orga­niz­za­zio­ne poli­ti­ca, al suo II ed ulti­mo Con­gres­so nazio­na­le (Rimi­ni, novem­bre 1976), su cui non furo­no inin­fluen­ti le lace­ra­zio­ni per quan­to acca­du­to il 6 dicem­bre dell’anno pri­ma, quan­do, duran­te la mani­fe­sta­zio­ne per il dirit­to all’aborto, il ser­vi­zio d’ordine di Lot­ta con­ti­nua si era scon­tra­to con i grup­pi di fem­mi­ni­ste.

 Eros Fran­ce­scan­ge­li, per fini­re, ha con que­sto lavo­ro indub­bia­men­te for­ni­to una fon­te indi­spen­sa­bi­le per gli stu­di a veni­re sul­la mate­ria. Si trat­ta, del resto, di uno dei con­tem­po­ra­nei­sti più inci­si­vi sul­lo sce­na­rio sto­rio­gra­fi­co ita­lia­no, sem­pre pun­tua­le, sem­pre inte­res­san­te nel­le sue argo­men­ta­zio­ni ed asser­zio­ni. Lo dimo­stra­va già la prin­ci­pa­le ope­ra cui la sua figu­ra è per i più asso­cia­ta, vale a dire Ardi­ti del popo­lo, Argo Secon­da­ri e la pri­ma orga­niz­za­zio­ne anti­fa­sci­sta (2000), la pri­ma mono­gra­fia di respi­ro nazio­na­le espli­ci­ta­men­te sugli ardi­to-popo­la­ri. Il sag­gio, asso­cia­to cer­to ad Ardi­ti, non gen­dar­mi!, di Mar­co Ros­si, usci­to poco pri­ma, inol­tran­do­si nel ter­ri­to­rio pre­ce­den­te­men­te qua­si ine­splo­ra­to del nes­so tra com­bat­ten­ti­smo di guer­ra e sov­ver­si­vi­smo, ha infat­ti dato vita ad uno dei filo­ni più fecon­di del­la ricer­ca sto­ri­ca in Ita­lia, per quan­to riguar­da gli ulti­mi decen­ni.

Sil­vio Anto­ni­ni

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