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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Abusivismo edilizio: quando i sindaci preferiscono la lotta al cosiddetto degrado alla manutenzione del territorio

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I nostri territori sono vittime dell’abusivismo edilizio e non da ora. Decenni sprecati, mancata manutenzione del territorio, condoni succedutisi per anni a regolarizzare situazioni paradossali, a giustificare con qualche sanzione, inaudite colate di cemento che hanno distrutto bellezze naturali e paesaggistiche per assecondare interessi privati, speculazioni immobiliari.

Negli ultimi decenni molti sindaci si sono dichiarati impotenti di fronte all'abusivismo anche quando avrebbero potuto, e dovuto, utilizzare gli agenti della Polizia Municipale per individuare, colpire e contrastare piccoli e grandi abusi. Non è solo colpa di una macchina amministrativa spesso inadeguata, sono molti ad avere scelto di non combattere l'abusivismo edilizio oppure hanno favorito ogni forma di revisione dei piani urbanistici e paesaggistici per favorire il partito trasversale del cemento.

Un malcostume diffuso, da Nord a Sud, che sovente ha rinunciato a combattere gli abusi in nome di una progettualità dei territori non sottomessa ai poteri forti della speculazione. Oltre a ciò anche la incapacità di predisporre piani per la messa in sicurezza del territorio, interventi spiccioli o più complessi per i quali servono fondi che nel corso degli anni sono stati erosi dai continui tagli agli enti locali. Ma un'altra scomoda verità viene occultata, la amnesia collettiva ha rimosso o sminuito la priorità di salvaguardare i territori, gli equilibri urbanistici o quelli idro geologici.

 L'Italia frana ma allo stesso tempo non si trovano neppure le risorse necessarie alle bonifiche di decine di siti inquinati che continuano a produrre morte, distruzioni, malattie. Quanto accaduto nei giorni scorsi in Sicilia con l'’esondazione del fiume Milicia nel palermitano è la fotografia della grande rimozione avvenuta. Molti oggi parlano di una villetta che da anni avrebbe dovuto essere abbattuta e che invece stava ancora al suo posto, anni dopo l'ordine di abbattimento mai eseguito.

Ma le stragi non avvengono solo al Sud perché esondazioni, frane, alluvioni avvengono in ogni regione d'Italia, dalla più povera alla più ricca, non si tratta solo di un fenomeno meridionale.

Si sono persi anni prima di capire che intere aree del territorio sono sotto la minaccia di un disastro ambientale, costruite ove non avrebbero dovuto essere, con la manutenzione del territorio mai completata tra corsi d'acqua senza alcuna pulizia, con tombini che non ricevono acqua perché le caditoie non vengono mai pulite.  È pur vero che in Sicilia su oltre 6.600 ordinanze di demolizione e ne sono state eseguite meno di un sesto, ma nei comuni d'Italia sono ben pochi gli agenti di Pm impiegati nella lotta all'abusivismo edilizio, alla salvaguardia del territorio, con la distruzione delle Province poi il controllo e il monitoraggio è stato ulteriormente indebolito.

La soluzione sarebbe a portata di mano, non solo "Istituire un fondo speciale per finanziare le demolizione" ma ripristinare le funzioni delle Provincie con organici e fondi adeguati, spingendo gli enti locali a rivedere i piani urbanistici e le architetture cittadine con criteri antitetici a quelli che favoriscono la speculazione e le colate di cemento. Non si tratta solo di interdire astrattamente delle aree cittadine a opere edilizie, bisogna ripensare il ruolo stesso degli enti locali, le funzioni di controllo e monitoraggio oggi assai deboli.

Fa sicuramente più audience impiegare agenti di Pm nella lotta al cosiddetto degrado o all'abusivismo commerciale, ma tante energie e fondi servirebbero soprattutto alla salvaguardia del nostro territorio, premessa essenziale per la salvaguardia delle nostre stesse vite.

Federico Giusti – Redazione pisana di Lotta Continua da: Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa

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