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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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La santa alleanza delle Grandi opere

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Per sconfiggere gli operai della Fiat, quasi 40 anni fa i padroni organizzarono a Torino la famosa marcia dei 40 mila (che poi 40 mila non erano) con l'attivo sostegno di Confindustria ma anche di partiti dell'arco parlamentare. Quadri e impiegati Fiat scesero in piazza con le famiglie al completo per chiedere la fine dei picchettaggi ai cancelli di Mirafiori dopo la decisione di mettere in cassa integrazione l'intera maestranza. "Vogliamo la trattativa non la morte della Fiat" era scritto nello striscione di apertura del corteo. Le forze del dialogo contrapposte alle lotte operaie, peccato che quel dialogo a distanza di decenni abbia prodotto la sostanziale distruzione delle fabbriche delocalizzate in altre aree del Globo dove la manodopera costa poco e dove non ci sono vincoli ambientali stringenti.

La storia talvolta si ripete, non nelle stesse forme ma con dinamiche simili, ieri in Piazza sono scese migliaia di uomini e donne per chiedere la Tav e la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. La piazza Si Tav è stata una forza eterogenea da Casapound alla Confindustria, dai Sindacati alla Lega che ha utilizzato la sua struttura organizzativa per la riuscita della manifestazione.

Non a caso tra i padrini della Manifestazione, oltre alla coppia Camparino Fassino, si trova anche Matteo Salvini che ha ricordato la convenienza della Tav precisando quanto segue: «Io sono sempre convinto che un’opera cominciata è sempre meglio finirla». 

Insieme a Salvini in piazza c’era il Partito Democratico guidato in piazza dall’attuale governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, non è un mistero che sia proprio il Pd la forza che da sempre ha considerato essenziali le grandi opere anche se invise alla popolazione locale.

Dopo il via libera al Tap e all’Ilva, completare la Tav sarebbe l'atto finale di un Governo eletto per motivi diametralmente opposti. Anzi a uscire rafforzata da questo caos sarebbe la Lega, forza di Governo attenta ai cosiddetti interessi nevralgici del paese (che poi sono le priorità di Confindustria).

Per comprendere gli scenari attuali bisogna andare direttamente alla fonte ossia leggere le dichiarazioni di Confindustria che non ha bisogno, al contrario dei leader dei partiti, di appropriarsi della paternità di una manifestazione nata per tutelare gli interessi nevralgici dei padroni.

Rinviamo alla lettura de Il sole 24 Ore di oggi dove troverete una illuminante intervista a Dario Gallina che presiede la Confindustria Piemontese. Le sue parole sintetizzano le ragioni addotte per realizzare questa grande opera di devastazione del territorio. Proviamo a fare una sintesi giusto per capire come all'ombra del Governo si stanno muovendo interessi trasversali ma dettati dai poteri forti. Se 40 anni fa l'ostacolo da rimuovere era la classe operaia, oggi l'ostacolo è rappresentato  dalle comunità in lotta nei territori (senza dimenticare movimenti dell'abitare e i picchetti operai presi di mira dal pacchetto Sicurezza ).

Sintetizziamo con parole nostre i concetti di Confindustria, perché gli scenari dei prossimi mesi saranno in evoluzione. La sentenza di Condanna degli attivisti No tav è un monito contro la Valle e contro chiunque si opponga alle grandi opere che devastano i territori. Ma la manifestazione torinese impone anche un salto di qualità nella analisi critica delle grandi opere che tenga conto delle ragioni economiche, ambientali e sappia sottrarsi alle istanze di quella Santa Alleanza (ordine, sicurezza, distruzione dei diritti civili, favorevole alle grandi opere sull'onda del revisionismo storico\politico) che sta dilagando nel paese .

La Tav è richiesta dalla popolazione ed è una occasione di lavoro per tanti operai, unisce associazioni datoriali, dei professionisti e dei sindacati, i lavori procedano celermente rispettando gli accordi internazionali. La Tav è vitale per il Piemonte, da binario morto e periferico a snodo strategico verso i paesi occidentali soprattutto per quanto concerne la logistica e lo sviluppo delle reti industriali verso il Nord e l'est Europa. La Tav è una infrastruttura fondamentale per un paese manifatturiero e industriale per recuperare i ritardi del sistema Italia rispetto ad altri paesi che al contrario del nostro non sono penalizzati dalla debolezza infrastrutturale. La Torino-Lione è quindi indispensabile, un’opera strategica che va oltre ogni analisi costi benefici, con ricadute occupazionali anche in Val di Susa. Rinunciare alla Tav sarebbe un errore e un incalcolabile danno per l'Italia.

 FEDERICO GIUSTI – Lotta Continua Pisa

Pubblicato da Delegati e Lavoratori Indipendenti Pisa

 

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Commenti 1

Ospite - Massimo Bonato il Domenica, 11 Novembre 2018 11:19

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