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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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La problematica della geotermia in Toscana.

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Sabato 1 Dicembre si è tenuta, a Volterra (PI) una manifestazione in difesa della geotermia con la partecipazione di Cgil Cisl Uil, sindaci e istituzioni locali, regionali e nazionali. Una manifestazione che di sindacale aveva ben poco, tutti insieme appassionatamente da indurre chiunque a dubitare sui reali obiettivi della giornata. Per questo motivo abbiamo provato a sviluppare alcuni ragionamenti con lavoratori e pensionati della Val di Cecina

 D Tutti in difesa della geotermia?

 Partiamo dalla esperienza pluridecennale di impegno del movimento su questi temi, ciascuno di noi o ha lavorato nel settore o se ne è interessato per motivi sindacali e politici

L’industria geotermoelettrica ha avuto e ha un peso rilevantissimo nell’area geotermica toscana, non solo in termini di quantità prodotte (un terzo del fabbisogno energetico toscano), ma anche per la quantità di occupati e per la stessa coincidenza, almeno nel territorio più anticamente coinvolto (comuni di Pomarance e Castelnuovo) con l’identità dei luoghi.

Gli stessi impatti paesaggistici (i camini dei refrigeratori, i vapordotti ecc.) hanno reso il paesaggio assai singolare attirando anche dei turisti Le emissioni nell’aria e nell’ambiente sono state per anni sottostimate e comunque la popolazione vi ha convissuto senza preoccupazioni.

Probabilmente, se non vi fosse stata questa attività, i due comuni neppure esisterebbero più.

Questo non poteva che incidere profondamente nel modo di pensare della popolazione del luogo. Tanto più che per tanti anni, e in misura molto meno importante tuttora, gli addetti hanno costituito una sorta di aristocrazia operaia, che godeva di privilegi elargiti dall’Enel di stato.

Le stesse amministrazioni comunali hanno goduto di ingenti finanziamenti legati a questa attività industriale, che ha permesso loro di avere dei capitali da spendere per il welfare, la coesione sociale per progetti di sviluppo del territorio, anche se spesso questi investimenti si sono dimostrati spesso inefficaci.

 

D Il rapporto tra Geotermia e cittadini. Quale impatto ambientale?

 L’allargamento delle coltivazioni ad altri territori toscani (per esempio l’Amiata), si è dovuta misurare con una popolazione meno disposta ad accettare gli impatti e a territori con vocazioni turistiche di altro tipo. Se si aggiunge che le centrali impiantate nell’Amiata hanno adottato tecnologie particolarmente inquinanti, si comprende come da quel territorio siano iniziate già diversi anni fa mobilitazioni contro la geotermia che hanno contrapposto (anche all'interno delle forze di sinistra e comuniste) i divergenti interessi dei territoriali.

L’automazione delle centrali ha ridotto drasticamente il fabbisogno di forza-lavoro e la privatizzazione dell’Enel ha comportato il peggioramento delle condizioni lavorative e minore attenzione nei confronti del territorio. E anche questo ha indebolito l'attrattiva di questa attività

Un altro elemento che ha scatenato la “rivolta” è stata la recente concessione a privati dello sfruttamento dei fluidi geotermici in aree particolarmente pregiate (Masso delle Fanciulle, una oasi da salvaguardare) e per progetti più di carattere speculativo che produttivo (stanno in piedi solo grazie ai finanziamenti per le energie rinnovabili).

Anche sul piano ambientale, studi recenti attestano la nocività di alcune emissioni e una loro significativa incidenza sulla salute e sulla mortalità.

È comprensibile quindi che la spinta, ancora esistente, che reclama maggiore intensità dello sfruttamento geotermico e maggiori investimenti produttivi non è più la sola presente nel territorio e si scontra con richieste che giungono fino a quella della cessazione tout court di tali attività

Tali ultime richieste provengono in gran parte dai territori limitrofi o da popolazioni di recente insediamento che magari si ripropongono di operare nell’agricoltura biologica, nell’agriturismo e in altre attività “new age”.

Anche Medicina Democratica ha preso partito in questo scontro sposando la tesi della cessazione delle attività che a suo dire non sono produzioni da fonti rinnovabili, sono pericolose e vivono solo dei contributi per le energie rinnovabili.


D: Qual è il vostro pensiero?

 A nostro modo di vedere sbagliano sia quelli dotati di cultura industrialista che aspirano allo sviluppo di queste attività a prescindere dall'impatto ambientale, dalle condizioni di vita e di lavoro, sia quelli che aprioristicamente ne chiedono la cessazione. Non siamo davanti a una fabbrica altamente inquinante come può essere l'Ilva per intenderci.

Se infatti non devono essere sottovalutati gli impatti nocivi, e anzi bisogna pretendere la massima attenzione delle autorità pubbliche a questo problema visto che la salute pubblica un tempo poteva contare su uffici e servizi presso la Asl oggi ridotti al lumicino, la risorsa geotermica appare ancora un elemento strategico e consente non solo di ridurre la produzione da fossili, che ha impatti anche peggiori, ma allo stesso tempo assicura un produzione costante nel tempo, cosa che né il solare né l’eolico consentono

Va quindi assolutamente criticata la decisione del governo di declassare questa fonte e di escluderla dai relativi incentivi.

Si tratta tuttavia di procedere a realizzare le nuove centrali con tecnologie moderne e non inquinanti partendo dalla rapida riconversione delle centrali oggi esistenti. Tuttavia, anche in questo campo, le privatizzazioni selvagge non aiutano a praticare le soluzioni più ragionevoli per il bene comune se queste, come succede quasi sempre, contrastano con la logica del profitto.

Intervista di Federico Giusti – Pisa

 

 

 

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