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Codice degli appalti :è iniziato lo stravolgimento delle regole anticorruzione?

Appalti

Il governo precedente e quello attuale continuano a guardare con una certa diffidenza il codice degli appalti? E l'attuale esecutivo darà vita ad una revisione del codice come si evince dalle polemiche di esponenti della maggioranza con l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone?

Era l'11 Agosto quando il ministro Toninelli sul blog del Movimento prendeva posizione sulla necessità di rivedere in tempi brevi il codice degli appalti, ovviamente senza entrare nel merito di quali parti modificare

Ho una notizia importantissima per tutti voi. Siamo a un primo passaggio importante sul percorso verso un grande obiettivo: rivedere il Codice degli appalti, un testo corposo da cui dipende un bel pezzo del rilancio infrastrutturale e della ripresa economica del Paese. Ieri sera è partita la consultazione online in merito a 29 punti cardine del Codice dei contratti del 2016 su cui vogliamo intervenire.  La missione è duplice: regole semplici e chiare per rilanciare le opere pubbliche, ma allo stesso tempo guerra senza quartiere alla corruzione e al malaffare. Le norme scritte dal precedente Governo hanno infatti creato grandi difficoltà a chi voleva bandire appalti pubblici, soprattutto agli enti locali. Bisogna invece difendere la trasparenza, il rispetto della legalità, portare avanti la lotta alle mazzette contro le quali il MoVimento 5 Stelle ha sempre limpidamente combattuto, ma al tempo stesso è necessario sbloccare i cantieri, eliminando impacci e pastoie burocratiche per gli imprenditori.

Tesi non nuove, anzi in parte mutuate da Confindustria che almeno non ha mai lesinato critiche alle regole in materia di appalti giudicate macchinose e tali da "far prevalere sui risultati la procedura", imputando al codice una eccessiva burocrazia che non farebbe ripartire il paese.

Intanto la Legge di bilancio interviene «in deroga al codice degli appalti» proprio sulle modalità di scelta dell’appaltatore.  Nella fascia, degli appalti, compresa tra i 40mila e 150mila sarà possibile ricorrere all' “affidamento diretto” ossia non si faranno formali gare con tanto di bandi pubblici, sarà sufficiente inviare preventivi a tre operatori economici che potranno essere scelti senza alcun criterio oggettivo ma a discrezione del committente.

Altra novità riguarda gli appalti tra 150mila e 350mila euro, in tal caso è necessaria la procedura negoziata, ossia senza gara formale, ma con la pubblicità e la consultazione di almeno dieci operatori economici.

I fatti si commentano da soli e il rischio concreto che è che gli appalti fino a 150 mila euro siano avulsi da controlli, dal dovere di informazione, senza controlli effettivi sulle stazioni appaltanti inclusi gli stessi controlli esercitati dalla Autorità anticorruzione, assenza quindi di criteri oggettivi e trasparenti nella scelta operata dall'appaltatore

Importi bassi, relativamente bassi, rappresentano in ogni caso una fetta rilevante delle gare pubbliche. Ogni ulteriore commento è superfluo, ci pare evidente che l'obiettivo del Governo era uno solo: accontentare chi nel paese invocava il ritorno agli affidamenti diretti, non intervenire per ridurre pratiche burocratiche ma tornare ai "santi vecchi" in un paese nel quale il rischio corruzione è sempre elevato. E tra le materie oggetto di revisioni non ci sarà per caso anche la clausola sociale che impegna gli appalti pubblici a salvaguardare almeno formalmente i posti di lavoro (non senza sorprese in presenza degli immancabili cambiamenti organizzativi dell'appalto stesso)?

Ogni ulteriore commento ci parrebbe del tutto superfluo.

Federico Giusti – Pisa

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