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Noi e Franco Serantini ieri e oggi

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Domani, 7 maggio, ricorre il 49° anniversario della uccisione di Franco Serantini.

In rete, per chi non lo conoscesse, potrete leggere la sua storia immortalata per altro in un vecchio e famoso testo di Corrado Stajano da poco ripubblicato e disponibile nelle librerie (se possibile non su Amazon)

La storia di Franco è un pezzo significativo del patrimonio di lotte della sinistra extraparlamentare e del movimento operaio, gran parte dei protagonisti di quelle lotte sono oggi o ultrasettantenni o sono venuti a mancare.

Sempre in rete troverete testimonianze storiche di alcuni dei protagonisti di quelle giornate, giusto per chi volesse mantenere vivida la memoria storica e opporsi a riletture di comodo o di stampo revisionista.

Vogliamo parlare invece di oggi perché in 49 anni i morti per mano delle forze dell'ordine non sono mancati nel corso di manifestazioni di piazza o vittime di abusi in divisa all'interno delle caserme.

Franco Serantini ricorda che in carcere non si è curati perché le strutture sanitarie sono carenti o inesistenti, perché la vita di un detenuto ha un peso decisamente inferiore a quello di un cittadino libero che a sua volta varrà assai meno di qualche raccomandato per il quale si apriranno le porte dei migliori studi medici.

Nelle carceri italiane si continua a morire, un anno fa nel corso delle rivolte carcerarie all'inizio del covid, molti detenuti si ribellarono al sovraffollamento, assaltarono le infermerie razziando ogni genere di psico farmaco e arrivano alla morte per overdose.

Ma ci sono anche casi nei quali a seguito di queste rivolte sono avvenuti sistematici pestaggi sui quali perfino la magistratura ha dovuto aprire una inchiesta con decine di detenuti che hanno riportato ferite gravi e danni permanenti e non.

Come 49 anni fa si può essere uccisi nel corso di una manifestazione o si può subire pestaggi nelle patrie galere a conferma che il caso di Franco Serantini è ancora oggi attuale.

E può accadere che qualche gruppo fascista decida di manifestare nel disprezzo della Repubblica fondata sulla Resistenza, che qualcuno vada a contestarli e per questo motivo venga denunciato e represso dalle forze dell'ordine, quelle stesse che si accanirono sul Lungarno contro l'inerte corpo di un ventenne disarmato e inoffensivo quale era Franco Serantini provocandone la morte.

Chiunque voglia ricordare Franco non può eludere le questioni ancora oggi dirimente, non potrà relegare la memoria al passato ma guardare invece al presente.

Serantini ricorda i morti in carcere e le condizioni disumane di detenzione negli istituti penitenziari

Serantini ricorda che essere figli di NN, appartenere alle classi sociali meno abbienti, accresce i fattori di rischio in materia di salute e sicurezza, si diventa cittadini senza diritti e facili da calpestare

Serantini ricorda che gli abusi in divisa sono ancora all'ordine del giorno e i responsabili di certi crimini sono per lo più impuniti come accaduto nella mattanza al G8 di Genova.

Serantini ricorda come l'antifascismo non sia nel ricordo di una Costituzione per altro ormai inservibile (al suo interno c'è anche il Pareggio di Bilancio imposto dalla Bce) ma nelle lotte di piazza, nelle istanze sociali.

Chiunque voglia ricordare Franco non potrà che guardare al presente a meno che non voglia cadere nella retorica tanto cara a quanti separano il presente dal passato come se fosse sufficiente la memoria senza alcuna relazione con l'agire nei nostri giorni

Redazione pisana Lotta Continua

 

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