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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Il filo nero che lega la repressione al G8 di Genova 2001 ai pestaggi nelle carceri

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Gli eredi di un partito oggi defunto, Alleanza Nazionale, il cui esponente di punta era presente nella cabina di regia della repressione nelle giornate Genovesi contro il G8, invocano la cancellazione del reato di tortura per consentire alle forze dell'ordine di operare con serenità

Non ci risulta che nell'ordinamento giuridico e carcerario sia contemplato il reato di tortura e allo stesso tempo non possiamo che ricordare le continue riscritture della nozione giuridica di terrorismo. Terrorismo viene considerato ormai da tempo, nonostante sentenze della Magistratura che eccepiscano sulle frettolose conclusioni politiche, la resistenza dei popoli che si materializza anche in attacchi militari contro le truppe di occupazione. Se applicassimo alla RESISTENZA al nazifascismo gli stessi criteri con i quali sono condannati gli atti dell'odierna resistenza all'imperialismo, gli stessi partigiani potrebbero essere annoverati tra gli antesignani del moderno terrorismo e sottoposti al pubblico ludibrio.

Quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è non solo aberrante ma lo specchio di una società malata che si accanisce contro gli ultimi, carcerati o protagonisti del cosiddetto degrado urbano, con inaudita ferocia e nel disprezzo delle più elementari norme del diritto borghese.

A 20 anni dal G8 di Genova le testimonianze su quanto accaduto nelle carceri italiane dimostrano quanto nella nostra società siano ben presenti, e ancora dominanti, connotati reazionari e repressivi, protezioni altolocate e coperture politiche da parte di quanti in teoria sarebbero tenuti a rispettare la legge.

Sono trascorsi pochi anni dalla condanna di Strasburgo (https://www.osservatorioaic.it/images/rivista/pdf/Valentino%202-%202015.pdf) che accusa l'Italia per la gestione delle giornate genovesi. La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna il nostro paese per il reato di tortura ai danni dei manifestanti e dei giornalisti presenti alla scuola Diaz. E alle vittime di quelle violenze cilene non è stata resa alcuna giustizia, non saranno certo i risarcimenti a ripristinare la verità storica di quanto accaduto.

Molto è stato scritto e detto a proposito delle giornate genovesi, ci sono libri, articoli, inchieste e filmati che documentano l'operato della polizia i cui vertici, o protagonisti che siano, negli anni successivi sono stati promossi o riciclati con stipendi elevati in aziende private e dello stato nel ruolo di consulenti.

Alcuni degli ufficiali presenti a Genova 2001 li ritroveremo poi nelle missioni cosiddette umanitarie dell'esercito italiano e in controverse azioni condotte contro la popolazione civile come si evince dall'ultimo numero de L'Espresso.

Esiste un filo nero, all'insegna della tortura, che lega le giornate del G8 a quanto accaduto nelle carceri italiane, la morte di numerosi detenuti nel marzo 2020 dovrebbe suonare come un campanello di allarme per la tenuta stessa della democrazia italiana.

In entrambi i casi ci sono state violenze inaudite e ingiustificabili, insabbiamenti e manipolazione delle prove, intimidazioni e minacce verso uomini delle forze dell'ordine che non volevano essere conniventi con un sistema costruito su pratiche di tortura e di feroce repressione.

In Italia non abbiamo fatto i conti con il fascismo tanto che dieci anni dopo la cacciata di Mussolini i fascisti ancora detenuti nelle carceri italiane erano poche unità, i responsabili delle stragi di civili nei paesi africani sotto occupazione fascista\italiana sono rimasti impuniti e molti di loro sono andati in pensione al massimo della carriera, le responsabilità sono state appurate solo decenni dopo con il ritrovamento dei fascicoli nel cosiddetto “armadio della Vergogna”.

Ci sembra evidente che le forze reazionarie e fasciste abbiano goduto di impunità e di poteri incredibili ben presenti nelle istituzioni democratiche, molti dei fascisti protagonisti delle uccisioni e delle stragi sono rimasti ai posti di comando e la loro eredità è stata raccolta dalle giovani generazioni il cui operato è stato avallato da una oscura Ragione di Stato, la stessa che continua a secretare documenti sulla stagione stragista degli anni sessata, Settanta ed Ottanta.

Al contempo nelle carceri italiane continuano ad essere soggetti a regimi speciali di detenzione decine di protagonisti della lotta armata per i quali sarebbe ragionevole e auspicabile l'indulto visto il contesto storico e politico odierno.

Occorre il coraggio mostrato in Germania, dove un intero corpo speciale è stato sciolto quando è stato chiaro che era un covo di nazisti. Il GOM -Gruppo Operativo Mobile delle guardie penitenziarie- è composto da 700 agenti, addestrati per menare pesante in caso di rivolte.
A Santa Maria Capua Vetere erano 300, quasi la metà del corpo, una mobilitazione che non poteva che essere voluta e ordita dai più alti gradi di comando, fino ai referenti politici del Ministero della Giustizia
IL GOM VA SCIOLTO!

Addio... grande Angelo
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