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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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Pensieri natalizi privi di distr/azioni. Cosenza: Prove di r/esistenza Di Francesco Cirillo

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Pensieri natalizi privi di distr/azioni

Cosenza: Prove di r/esistenza

Di Francesco Cirillo

La Digos di Cosenza non è nuova a queste cose. Parlo dei provvedimenti restrittivi messi in atto dalla Questura cosentina dietro sollecitazione della Digos contro tre giovani militanti antagonisti, Jessica, Francesco e Simone.  In effetti, la Digos, nelle sue varie (a)variazioni, ci prova sempre contro la resistenza estenuante di un gruppo compatto di militanti antagonisti che da decenni tengono viva la scena sociale di Cosenza contro una città succube da potentati, famiglie, massoni, costruttori e delinquenti di vario genere, mai nel mirino né della Questura né della magistratura. Basta leggersi il rapporto redatto dall’allora capo della Digos Alfredo Cantafora il 3 maggio del 2001. Nel rapporto Cantafora spiega quanto avvenuto a Cosenza e provincia dal 1990 al 2000 da parte degli antagonisti. Nel rapporto si parla di lotte avvenute alla luce del sole da parte di militanti per fortuna ancora nelle piazze e nelle lotte. Quel rapporto finì fra le scartoffie del Pm Domenico Fiordalisi che imbastì quell’enorme montatura denominata “Rete meridionale del Sud ribelle” che nel dicembre del 2002 porto a decine di perquisizioni nelle case di militanti antiglobalizzazione con conseguenti 13 arresti. Il bottino ritrovato dalla Digos nelle loro case? Libri, appunti scritti, documenti vari sulle inchieste contro gli OGM, la disoccupazione, lo sfruttamento, i licenziamenti e le delocalizzazioni di fabbriche quali la Marlane di Praia a mare, la Foderauto di Belvedere M.mo, l’Emiliana tessile di Cetraro. Cercavano armi hanno trovato libri, computer, macchine da scrivere. Il rapporto lo potete leggere integralmente nel mio libro “Sud e ribellione”. Poi finimmo tutti assolti e addirittura con un piccolo risarcimento. Cosenza, l’intera Calabria e l’intera Italia si era ribellata a questi arresti ed era scesa in piazza. Il processo, nei tre gradi di giudizio, dimostrò l’inconsistenza delle accuse totalmente inventate dalla Digos cosentina con i Ros del generale Ganzer poi accusato di traffici di droga.   Nel maggio del 2017 in occasione del G7 a Taormina la Digos cosentina si prende la briga, il tempo ed il danaro pubblico, per seguire due pulmini di antagonisti diretti al vertice sin dalle 8 del mattino. I due pulmini vengono fermati a Villa san Giovanni e tutti gli occupanti portati in questura dove resteranno sequestrati fino alle 18 del pomeriggio. Una decina di antagonisti avranno il foglio di via da Villa San Giovanni per tre anni. Una misura esagerata visto che il vertice finì lo stesso giorno senza alcun incidente. Ma la Digos restò contenta per le misure. L’arrivo di Salvini fu l’apoteosi per l’intera città. Era il 24 settembre del 2019 e gli antagonisti preparano una contestazione pacifica in Piazza dei Bruzi davanti il comune. Salvini doveva inaugurare una sede nelle vicinanze di Piazza 11 Settembre, la Digos per l’occasione blindò tutto il centro cittadini impedendo finanche il semplice passeggio in corso Mazzini. Ma la pressione popolare è forte e la sede non viene inaugurata e il saluto di Salvini avviene in un piccolo teatro davanti a una cinquantina di accoliti giunti da tutta la Calabria. Il corteo di 4000 persone sfiora il teatro, anche in questo caso la Digos tenta di bloccare il corteo ma viene sopraffatta dalla moltitudine di gente pacifica e preferisce ritirarsi. Poi arriva la stagione contro la sanità privatizzata. Qui in prima fila davanti a migliaia di cittadini indignati si vedono Jessica, Francesco, Simone e tanti altri. Anche in questo caso città blindata e Digos scatenata alla ricerca di incidenti che non arriveranno. L’ultima è lo striscione di protesta davanti la questura e l’inseguimento per le vie della città da parte di digossini a militanti delle Fem in. Insomma storie già viste e riviste. Film di serie B già visti, scenette teatrali già viste che ben sappiamo, e sa anche la Digos, non porteranno a niente. Cosenza ed i cosentini hanno nel sangue le idee di libertà e democrazia partecipata e che si sperimenta dal basso, mentre nei partiti ufficiali si sperimentano ben altre strade, e basta vedere i filmati del congresso del Pd nella sala della provincia per rendersi conto della situazione. Il salone della provincia è stato purificato dalla magica assemblea fatta in solidarietà ai tre nostri compagni e compagne, una prova di resistenza contro la Questura e la Digos che devono così pur provare la propria esistenza e giustificare il loro non fare niente contro coloro che da sempre tengono la città in pugno con loschi affari.     

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