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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Cosa accade nel mondo del lavoro? Intervista ai delegati del Sindacato Cub di Pisa

lavoro

Cosa accade nel mondo del lavoro? Intervista ai delegati del Sindacato Cub di Pisa

D.
L'attacco di Confindustria al salario minimo e al reddito di cittadinanza come ve lo spiegate?

R.
Le risposte sono molteplici ma occorre partire dalle dimissioni volontarie, quasi due milioni in Italia, che spingono le associazioni datoriali a denunciare gli effetti negativi del reddito di cittadinanza e di ogni altra misura di sostegno al reddito. Non una parola viene spesa sugli ammortizzatori sociali che invece andrebbero analizzati anche come forma di sostegno statale alle imprese e dei quali le imprese beneficiano anche quando i loro fatturati risultano invariati o in aumento.
Il lavoro povero è il vero problema e si affronta solo con una redistribuzione della ricchezza andata alle imprese nei 40 anni neoliberisti mentre i salari italiani, i soli nella Ue, perdevano costantemente potere di acquisto. Guardate alle condizioni di lavoro e di vita imposte dai datori per gli impieghi stagionali e capirete da soli che siamo piombati nell'era della semi schiavitù anche in assenza di reali controlli da parte dello Stato sul rispetto delle normative di sicurezza, sulla correttezza dei contratti e nella piena deregulation degli orari lavorativi.
Se guardiamo ai lavoratori poveri si capisce che metà di loro sono tra i 30 e i 49 anni di età, circa il 35% dei lavoratori poveri invece sono nella fascia di età inferiore ai 30 anni. Poveri si diventa ormai anche con un impiego a tempo indeterminato e full time, immaginiamoci allora con il lavoro a chiamata, il tempo determinato e i contratti stagionali. Quasi il 12% della forza lavoro è in condizione di povertà, avere allora un lavoro non significa beneficiare di condizioni di vita dignitose. Se non si aumenta il potere di acquisto dei salari e delle pensioni si va poco lontano e qui arriviamo ai lavori cosiddetti rifiutati. Guardiamo ai giovani che migrano all'estero, non ci sono solo i cervelli ma anche chi si adatta a lavori umili con la differenza che in Italia percepirebbero meno della metà di quanto avviene in altri paesi dove il costo della vita è anche più alto.
In qualunque modo vogliate leggere la realtà si capisce che la spirale dei bassi salari è andata di pari passo con la precarizzazione del lavoro e delle nostre vite, con la perdita di potere di acquisto e con contratti rinnovati al di sotto del costo della vita. E questo è avvenuto anche per le arrendevoli posizioni dei sindacati rappresentativi.

D.Le responsabilità dei sindacati...

R.
Sono evidenti perché si ostinano a difendere la contrattazione nazionale ormai senza potere effettivo dopo averla svuotata, in accordo con le associazioni datoriali, di diritti e tutele effettive o scegliendo le deroghe ai Contratti collettivi nazionali del lavoro che fanno solo la fortuna dei padroni. Se rinnovi contratti al ribasso, se deroghi al contratto nazionale in materia di assunzioni precarie, se accetti e recepisci i contratti di apprendistato, sei sicuro di avere tutelato la forza lavoro? Noi pensiamo di no, da qui la richiesta di salario minimo sociale visto che buona parte dei contratti nazionali prevedono paghe orarie irrisorie e non ci riferiamo solo ai contratti pirata con sindacati di comodo. A forza di accettare il punto di vista padronale anche il ruolo contrattuale dei sindacati è sceso ai minimi termini, sono diventati piazzisti di fondi previdenziali e sanità integrativa e non si offendano perché diciamo solo la verità.

D: Veniamo agli ultimi due anni pandemici

R.
Sono anni nei quali i diritti collettivi sono diminuiti, solo oggi diventa palese il declino delle condizioni di lavoro e la perdita del potere di acquisto davanti ai folli rincari dei prodotti energetici e alimentari.
Veniamo da anni nei quali si raccontava ai giovani che solo amando il loro lavoro avrebbero avuto una reale gratificazione, eppure le possibilità di trovare un impiego adeguato ai titoli di studio sono sempre minori e le gratifiche nascondono un subdolo disegno mirante alla mera subalternità rispetto alle associazioni datoriali. La pandemia ha sviluppato un nuovo modello sociale costruito sulla cieca obbedienza, obbedienza a regole costruite ad arte da parte di chi continua invece a tagliare fondi alla sanità. E dopo due anni di pandemia il potere datoriale è ancora più forte di prima, se devo amare il mio lavoro occorre che lo stesso sia remunerato adeguatamente perché senza potere di acquisto non riesco ad andare avanti.

D.Può esistere un'etica di impresa?

R.
L'etica di impresa esisteva con il neo keynesismo e non era poi così diffusa relegata a pochi ambiti illuminati. La etica liberista è invece basata su crescenti richieste e imposizioni alla forza lavoro pensando che l'elemento retributivo e contrattuale sia ininfluente e così facendo sono aumentati i poveri tra i lavoratori e le lavoratrici. Secondo noi il welfare aziendale ha rappresentato un'arma formidabile per costruire una etica fondata sulla subalternità della forza lavoro, poi è arrivata la pandemia che ha scaricato sulla stessa gli oneri della sicurezza. E in questa ottica si tace sul depotenziamento del welfare, sulla Riforma Fornero e sui tagli alla sanità pubblica. Vi sembra etico che le istituzioni pubbliche oggi sostituiscano la forza lavoro formata con le associazioni di volontariato in ambito culturale?  Guardate a come gestiscono musei e spazi culturali, pensate alla quota irrisoria di fondi del Piano nazionale di ripresa e resistenza destinati alla cultura e in subordine al turismo e capirete di cosa stiamo parlando, La loro etica è strettamente connessa con la riduzione del costo del lavoro. Siamo davanti a stagisti che lavorano gratis, a studenti che muoiono o si feriscono gravemente nell'alternanza scuola lavoro perché impiegati impropriamente, l'etica padronale è questa ossia sfruttare e far sentire in colpa la forza lavoro. Anche l'utilizzo della cibernetica, dei canali telegram e whatsapp connessi alle attività lavorative sta diventano uno strumento di controllo e di oppressione. Esiste una sorta di etica dell'amore per il lavoro, viene detto che se non lo ami abbastanza puoi anche lasciarlo, insomma in teoria sarebbe il singolo a dovere decidere della propria sorte, una autentica bufala perché perso un impiego non è detto sia possibile trovarne un altro e, in ogni caso, ha fatto breccia nell'immaginario collettivo questa immagine falsa, e anche ipocrita, della libera scelta quando invece le tutele collettive e individuali sono ridotte ai minimi termini

D.Esiste ancora il diritto del lavoro?

R.
Con la fine del vecchio articolo 18 non esiste, se vuoi fare causa e perdi paghi le spese processuali, hanno costruito un sistema per scoraggiare vertenze che in altri tempi avrebbero subito trovato una conciliazione amichevole tra le parti, oggi il potere datoriale è talmente forte che alla forza lavoro resta ben poco, andate a vedere il potere contrattuale determinato dai Contratti nazionali e lo capirete da soli\e. La forza lavoro è costretta a subire ingiustizie e soprusi tanto che si ricorre sovente ai licenziamenti disciplinari che giustificano una realtà ancora poco nota ossia lo strapotere datoriale attraverso i codici etici e di comportamento nel nome dei quali si fa decadere il rapporto di fiducia del datore e si apre la strada del licenziamento

A cura della redazione pisana di Lotta Continua

 

Da qui si può mirare il cielo.
"No Lorenzo non ci siamo"

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