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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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A chi vanno i nostri auguri?

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Il nostro augurio di buone feste e per tempi nuovi va alle donne e agli uomini che sono costretti a vivere nelle classi sottomesse, perché il peso della riproduzione di questo sistema inumano grava tutto su di loro. Va a chi, pur in rapporti di forza sfavorevoli, resiste, si attrezza per combattere controtempo, perché la trasformazione sociale è già nei conflitti dell’oggi. Va a chi ha scelto da che parte stare della barricata, perché, per quanto ne dica il candidato alla segreteria del PD Bonaccini, questo sistema si regge tuttora sullo sfruttamento degli uomini e delle donne.

Le immagini della Meloni in tuta mimetica entrano nell'immaginario collettivo, un Governo alimentato dalla retorica della guerra, una scuola nella quale i protocolli Ministro dell’istruzione preparano alla guerra e alla sua tacita accettazione come evento ineluttabile e gratificante per l'umanità.

La banale e normale assuefazione alla guerra porta ministri e politici ad indossare la mimetica, a credere che una mini naja possa avere un carattere formativo al pari del volontariato in una mensa dei poveri o un apprendistato ai cancelli delle fabbriche dove si lotta a difesa del posto di lavoro.

Le spese militari sono in continuo aumento per approdare al 2% del Pil e presto superarlo. È questo l’imperativo di un Occidente che per anni ha esportato “democrazia e valori” con le guerre e la devastazione dei territori.

Il metodo Giakarta ha fatto scuole, la destabilizzazione è un'arma ricorrente dell'imperialismo che rovescia governi ed esporta multinazionali per ricostruire i paesi devastati dalle guerre,

Un 'altra guerra, silenziosa, quotidiana, di entità differente, si combatte nei paesi a capitalismo avanzato e nelle periferie del Sud del mondo. È quella che le classi dirigenti combattono contro i meno abbienti, i proletari di oggi. Uomini e donne che ogni giorno non sanno se riusciranno a fare la spesa o a pagare le bollette.

Il nostro augurio, all'insegna del conflitto, va agli ultimi della piramide sociale e a quanti resistono alla silenziosa barbarie sociale e culturale dei dominanti.

La redazione di Lotta Continua

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