Con i soldi del Ponte di Messina si combatterebbe il dissesto idrogeologico.
Le inondazioni in Emilia-Romagna hanno devastato i territori e prodotto incalcolabili danni economici, il bilancio delle vittime è elevato (una quindicina di morti), oltre 10mila gli sfollati, interi paesi sommersi da fiumi, torrenti. Ci vorranno mesi, forse anni, per tornare a una situazione “di normalità”.
Una alluvione devastante che non poteva essere prevista al contrario del dissesto idrogeologico che affligge il nostro paese ed è noto a tutte le amministrazioni locali e nazionali, quel dissesto per combattere il quale servirebbero i soldi destinati all’inutile ponte di Messina che unirà alla penisola la Sicilia.
Per queste ragioni è inaccettabile quanto sta accadendo, veniamo da anni di mancate manutenzioni, di infrastrutture vecchie, di consumo indiscriminato del suolo per accontentare interessi privati accrescendone i profitti, non esiste un serio intervento pubblico atto a sanzionare, limitare e impedire interventi che creano il dissesto dei territori.
Spesso le autorità sono poco interessate e previdenti rispetto alla devastazione dei territori, a prevalere sono quasi sempre altre logiche con la promessa magari di qualche posto di lavoro o di un tacito, ma ambito, appoggio elettorale da parte di imprenditori e centri di potere.
Il vero problema è il dissesto idrogeologico del nostro territorio, la assenza di interventi pubblici, la mancanza di personale incaricato della manutenzione ordinaria e straordinaria, anni di tagli, privatizzazioni e tetti di spesa, di politiche alla insegna della austerità ci hanno portato a questa situazione. Uscirne quanto prima è una priorità nazionale.